Il conte Perrone di San Martino imputato e parte lesa in tribunale di Alessandro Perrone

Il conte Perrone di San Martino imputato e parte lesa in tribunale Rievocata dai giudici una misteriosa aggressione notturna Il conte Perrone di San Martino imputato e parte lesa in tribunale Nel novembre di due anni fa in corso Vittorio - Un'auto con quattro persone si avvicinò alla sua, un giovane balzò accanto al conte e si mise alla guida - Più tardi il Perrone denunciava: « Mi hanno estorto un assegno da 2 milioni, il portafogli e l'orologio d'oro» - Altro processo per una sparatoria a Pinerolo n conte Alessandro Perrone , di San Martino, 29 anni, corso Galileo Ferraris 75, si è presentato ieri mattina alla terza sezione del Tribunale (press. Iannelll, p. m. Moschella, cane. Caratelli) nella doppia veste di imputato e di parte lesa. Deve rispondere di calunnia nel confronti di tre giovani, e si è distillilo parte civile (avv. Volante) quale vittima di un'estorsione. La notte del 9 novembre '67, secondo la denuncia presentata ai carabinieri, la sua auto fu affiancata in corso Vittorio da una Renault con a bordo il pittore Franco Zanetti, Antonio Schimenti, di 16 anni, Michele Pugllsi e Lorenzo Bianchi, entrambi di 17. Il Bianchi balzò sull'auto del conte e si mise alla guida: le due macchine girovagarono per la città. Un'ora dopo i quattro avrebbero costretto il Perrone a Armare un assegno da 2 milioni e a consegnare il portafogli con 43 mila lire, 120 franchi, l'orologio e l'accendino d'oro. F'urono arrestati la notte stessa per estorsione, ma pochi giorni dopo Zanetti, Pugllsi e Schimenti furono scarcerati perché riconosciuti estranei al fatto. L'estorsione ci fu, ritenne la magistratura, ma solo ad opera del Bianchi. Con lui furono rinviati a giudizio il Pugllsi, accusato di ricettazione per avere ricevuto dal Bianchi l'orologio d'oro del derubato e lo stesso Alessandro Perrone perché denunciò, pur sapendoli innocenti, Zanetti, Puglisi e Schimenti. Al processo si sono presentati solo il conte (difesa aw. Chiusano e Zancan) e il Puglisl (aw. Foti); il Bianchi (avv. Gianclaudlo Andreis), detenuto a Genova per altri reati, ha preferito rimanere in carcere. Dopo la rievocazione dei fatti da parte del dott. Iannlbelli, la difesa del Perrone ha chiesto l'audizione di un teste, Alfredo Moncelli; poi il Tribunale ha rinviato il processo a nuovo ruolo perché le parti lese (Zanetti e Schimenti) non erano state citate. * ir Tre giovani che per qualche tempo seminarono il terrore nel Plnerolese: i fratelli Bartolomeo e Arturo Forgia, di 31 e di 26 anni, e Mario Trompino, 39 anni, detto « Michele lo zingaro » sono comparsi ieri in Assise. I fatti di cui sono accusati — ha ricordato 11 presidente dott. Luzzatti — si svolsero tra l'estate e l'autunno del 1966. Bartolomeo Forgia aveva affittato, a Tavernette di Cumiana, una casa a due piani, dove abitava con la moglie e con due bambini. Le camere al piano terreno .erano però occupate dal Trompino.. E spesso, da quelle parti, giungeva in visita, al volante della sua « spider », Arturo Forgia. L'episodio più grave accadae la sera del 20 novembre 1966, a Pinerolo. I carabinieri, che ricercavano Bartolomeo Forgia, fuggito dalla casa di lavoro e colpito da un ordine di cattura del magistrato di Aosta, notarono la « spider » di Arturo presso un cinema. Si appostarono e, quando Bartolomeo, con il fratello Arturo e l'amico Trompino, usci dal cinema, verso le 21,45, chiesero loro i documenti. Bartolomeo finse di obbedire, poi di scatto fuggi inseguito da un sottufficiale. Il Forgia sempre correndo sparò alcuni colpi contro di lui. Fu raggiunto, in auto da un altro carabiniere che sotto la minaccia di un'arma spianata, fu costretto a difendersi. Il Forgia cadde ferito all'addome e guarì in 15 giorni. Quella stessa notte nella casa di Tavernette i carabinieri trovarono parecchia refurtiva. Alcuni abitanti della zona riconobbero tra il materiale sequestrato oggetti di loro proprietà. Tra l'altro furono scoperti una rapina commessa ad Airasca, furti di bestiame, di auto, di armi, di biciclette e persino di polli. I due Forgia e il Trompino, difesi dagli avv. Bertone, Dal Piaz e Bellina, hanno negato tutto. Bartolomeo, raccolto ferito, con una pistola' inceppata accanto, ha detto: « Non ho sparato ai carabinieri. La rivoltella l'avevo in tasca. Mentre fuggivo mi è partito un colpo e mi ha bruciato i pantaloni e la coscia ». Ma i protagonisti della sparatoria di Pinerolo, il maresciallo Ferrerò, il brig. Molino e il carabiniere Chiaramello, lo hanno smentito. Il brig. Molino ha detto: « Ho visto il Forgia mentre estraeva l'arma dalla cintola. Mi ha sparato, la prima volta, da circa 8 metri ». II p.m. dottor Tribisonna ha chiesto invano al Forgia di dare una spiegazione plausibile della refurtiva trovata in casa sua. «Lei è proprio sfortunato — ha detto il dottor Luzzatti —; il suo alloggio era pieno di cose riconosciute da gente derubata ». Il processo continua stamane. Alessandro Perrone di San Martino, a destra, e Michele Puglisi accusato di ricettazione

Luoghi citati: Airasca, Aosta, Cumiana, Genova, Pinerolo