Praga ammette: Dubcek ha diteso la sua politica

Praga ammette: Dubcek ha diteso la sua politica Trenta uomini del "nuovo corso,, destituiti Praga ammette: Dubcek ha diteso la sua politica Anche Josef Smrkovsky ha rifiutato di riconoscere i propri errori (Dal nostro inviato speciale) Vienna, 29 settembre. . « Il Comitato centrale ha offerto una grande "chance" al compagno Dubcek mantenendolo nei suoi ranghi. Siamo convinti che, nonostante i suoi errori e le critiche formulate nei suoi riguardi, Dubcek non è un uomo perso e può ancora rendere servizio alla causa del partito ». Con queste parole, improntate a una benevola superiorità, il presidente dell'ufficio cèco per la stampa, Josef Havlin, parlando allo sparuto gruppo dei corrispondenti occidentali accreditati a Praga, ha risposto a numerose domande sulla posizione che il « leader » del « nuovo corso» avrà d'ora in poi nel partito e nella vita pubblica. Qualcuno, riferendosi evidentemente alle voci che davano per probabile la nomina di Dubcek ad ambasciatore n Finlandia o a sindaco di Bratislava, ha chiesto se i nuovi dirigenti avevano già deciso la destinazione dell'ex egretario del partito. Ma Havlin s'è mantenuto sul va¬ go. «Il Praesidium gli affiderà un posto responsabile, dove potrà utilizzare la sua esperienza e la sua capacità», egli ha detto, ed ha aggiunto che in ogni caso tanto Dubcek quanto Smrkovsky manterranno fi lóro manJato parlamentare fino alla regolare scadenza. A questo punto un giornalista ha posto una domanda inevitabile: nessuno sa ancora nulla sulla sostanza e sul tono dei discorsi pronunciati da Dubcek e da Smrkovsky al Comitato centrale. I Verbali verranno pubblicati integralmente? « Dipende dal Praesidium», ha risposto evasivamente Havlin. Poi, sottolineando che parlava a titolo puramente personale, ha aggiunto che, a suo parere, trattandosi d'una questione interna di partito, la pubblicazione «no7i è necessaria». Solo più tardi, di fronte alle sempre più insistenti domande dei giornalisti, il capo dell'ufficio stampa ha rivelato, sia pure in termini generici, che Dubcek e Smrkovsky hanno difeso la loro condotta politica, ma non hanno aderito all'invito di riconoscere i loro errori. — E Cernik, come si è comportato? — Ha tenuto un discorso onesto nel quale ha riconosciuto lealmente gli sbagli compiuti. Anche per questo evidentemente il Presidente della Repubblica gli ha affidato l'incarico di formare il nuovo governo. — E l'ex ministro degli Esteri, Jiri Hajek? — Hajek non Ita parlato affatto. Si è rifiutato 3i commentare il suo operato e in particolare il discorso da lui tenuto davanti alle Nazioni Unite contro l'intervento sovietico. — Dubcek e Smrkovsky, se volessero, potrebbero pubblicare i discorsi di autodifesa tenuti davanti al Comitato centrale? — Dipende da loro. Infine un giornalista, allo scopo di appurare se gli attuali dirigenti intendono limitarsi alle sanzioni prese ieri l'altro o se invece, procedendo con la tecnica del carciofo, possano domani infliggerne altre più gravi, ha chiesto chiarimenti sulla espressione « secondo centro di partito », che in questi ultimi giorni è comparsa più volte sulla stampa ed è stata usata ripetutamente da esponenti dell'ala dogmatica, con riferimento al gruppo capeggiato da Smrkovsky. Nel linguaggio novotniano, tale espressione, pur non essendo grave come quella più nota di « gruppo antipartito », sta ad indicare un'aperta violazione del centralismo democratico, un tentativo di incrinare l'unità del partito, e implica pertanto una colpa punibile con sanzioni ben più gravi della semplice destituzione dal Comitato centrale.. In altre parole, con la sua domanda, il giornalista voleva sapere se è possibile che contro Smrkovsky e Hajek possa essere istruito un processo polìtico. « No, non vi saranno processi — ha risposto Havlin —, si tratta di problemi di partito e basta»., ' Dopo il governo centrale, oggi anche quello cèco (la Cecoslovacchia ha un governo federale che dirige le sorti dell'intera nazione e due governi nazionali: quello cèco e quello slovacco) ha presentato le sue dimissioni e nel giro di poche ore è stato sostituito da un altro gabinetto. Ma a differenza di quanto è avvenuto per il governo federale, dove il primo ministro Cernik è restato al suo posto, qui anche la prima poltrona ha cambiato titolare: il posto di Stanislav Razl è stato preso da Josef Kempny. Questo ex operaio di 49 anni è l'astro in ascesa della nuova ondata, o meglio della risacca. Egli infatti è entrato a far parte del Praesidium al "posto di Dubcek, è divenuto capo del governo cèco e vice-presidente del governo federale cecoslovacco. Questa particolare fortuna politica non deve però far pensare a una personalità spiccatissima. Kempny non è neppure uno stalinista; ò soltanto uno scrupoloso, tenacissimo membro dell' apparato, schieratosi dalla parte di Husak. Nel gabinetto Kempny non sono tuttavia mancate iniezioni di dogmatismo: tre dei quattro nuovi ministri sono di impronta nettamente conservatrice, come dimostra la loro precedente attività. Analoga durezza si riscontra nell'epurazione di basa che il partito sta portando avanti con ritmo sempre più intenso. In ossequio alle disposizioni di Husak, che nel suo discorso al Comitato centrale aveva sottolineato la necessità di rivedere, l'atteggiamento di ogni membro del partito, oggi sono state adottate altre misure disciplinari. Il comitato dipartimentale del partito comunista della città di Praga ha escluso tre membri dalle sue file, ne ha sospesi altri diciannove da ogni attività, mentre un altro ha presentato le sue dimissioni. Compresi i ministri esclusi dal governo, gli epurati- sono una trentina. Gaetano Tumiati Bonn. Compliménti dopo le elezioni: Brandt, a sinistra, e Kiesinger ieri alla riunione del governo tedesco (Telefoto UPI) MiimiiimiHiiimiiiiiiiiiiimimm

Luoghi citati: Bratislava, Cecoslovacchia, Finlandia, Praga, Vienna