Duemila esperti riuniti a Washington per l'assemblea del Fondo monetario di Mario Ciriello

Duemila esperti riuniti a Washington per l'assemblea del Fondo monetario A venticinque anni dagli storici accordi di Bretton Woods Duemila esperti riuniti a Washington per l'assemblea del Fondo monetario Nasce una nuova forma di moneta e di credito, invisibile e intangibile, ma razionale e indipendente, a servizio del commercio mondiale - Sono gli sdr («special drawing rights», o diritti speciali di prelievo), detti anche «oro-carta» - Ai lavori, che hanno inizio domani, presenti per l'Italia Colombo e Carli (Dal nostro inviato speciale) Washington. 27 settembre. A partire da lunedì, per cinque giorni, Washington non sarà soltanto la capitale degli Stati Uniti, ma dell'intero mondo economico. L'assemblea annuale del Fondo monetario internazionale, della Banca, mondiale e degli enti associati richiamerà in questa città i massimi esperti — non meno di duemila — nella scienza, anzi l'arte, delle finanze. Vi saranno i ministri competenti e i governatori delle Banche centrali dei centododici Paesi ora membri del Fondo — per l'Italia Emilio Colombo e Guido Carli — più, in forma ufficiale o privata, banchieri ed economisti. Fu venticinque anni fa, mentre ancora divampava la guerra, che si costituirono a Bretton Woods, qui in America, il Fondo monetario e la Banca mondiale. L'evento non sarà ricordato con speciali celebrazioni; i risultati del convegno rappresenteranno il miglior omaggio allo storico anniversario. E già se ne parla infatti come di una « seconda Bretton Woods ». Dal 1' gennaio '70 Il processo iniziato a Bretton Woods — ovvero la costruzione di un sistema monetario più stabile, più disciplinato e, allo stesso tempo, più flessibile — compirà questa settimana una nuova decisiva evoluzione. Salvo imprevedibili sorprese, si sancirà l'attuazione, a partire dal 1" gennaio 1970, degli « special drawing rights », i diritti speciali di prelievo, o « sdr » dalle iniziali inglesi. Per i prossimi tre anni, — ed è già noto — si creeranno diritti per un totale di 9 miliardi e mezzo di dollari: tre miliardi e mezzo nel '70, tre nel '71 e tre nel '72. Tecnicamente, la riforma è astrusa e questa inevitabile caratteristica ha impedito al pubblico di valutarne il peso. Bisogna guardare oltre il groviglio delle cifre, si vedrà allora come, con tale innovazione, il mondo si avvicini a una meta auspicata, ma insperata fino a poco tempo fa. Con gli speciali diritti di prelievo — che s'inseriranno nel sistema monetario come un nuovo strumento di riserva — si toccheranno due traguardi. Su un piano immediato, si accrescerà l'insufficiente liquidità internazio- naie, ovvero quel complesso di risorse disponibili presso le autorità monetarie dei vari Paesi. Finora, vi erano soltanto oro, dollaro (la travagliata sterlina sostiene una parte sempre minore) ed i potenziali crediti ottenibili in talune circostanze. La gamma sarà allargata dall'avvento degli «sdr», già chiamati « oro-carta », ma in realtà invisibili, intangibili, della cui esistenza daranno prova soltanto le scritture sui libri contabili. Grazie a questi « diritti » — che, sottolineiamolo, sono contemporaneamente moneta e credito — le nazioni avranno un nuovo mezzo con cui assicurarsi valuta pregiata, con cui irrobustire le proprie riserve; a beneficio quindi del commercio mondiale, la cui espansione trova crescente intralcio nella carenza di fondi. Ma v'è un altro traguardo. Con gli « sdr » si dà vita a uno strumento « razionale », ideato, voluto e distribuito secondo precisi programmi. Né l'oro né il dollaro hanno tale dote. Joseph Gold, alto funzionario del Fondo Monetario, così scrive: « Una grande comunità di Stati ha deciso di portare sotto il suo controllo i movimenti dell'attività economica, nei limiti in cui tale controllo può essere esercitato, determinando il volume di liquidità. Questi Paesi hanno concordato di rimpiazzare le influenze fortuite, la produzione aurea, le vendite di lingotti, i disavanzi nelle '.'serve, l'accettabilità delle principali valute con la razionalità, l'analisi e le iniziative concertate». E' il principio di un'evoluzione che potreb¬ be condurre al « totale controllo » su « vasta parte » della liquidità. E' un altro passo verso un mondo più unito e più ordinato. Joseph Gold ricorda che la demonetizzazione dell'oro non sarà più necessaria, il problema è aggirato. « Non v'è bisogno di detronizzare l'oro: basta trasformarlo da sovrano assoluto in sovrano costituzionale ». E' quanto faranno gli « sdr ». Il calcolo è facile. Il volume degli « sdr » salirà probabilmente con il tempo; ma ammettiamo che resti sui tre miliardi di dollari l'anno, fra quindici anni ve ne sarebbero sui 45 miliardi. Si supererà il totale dell'oro. Le Banche centrali possiedono adesso oro per circa 40 miliardi e non si prevedono grossi aumenti. La produzione aurea sembra destinata a calare e un'aliquota crescente è assorbita dall'impiego industriale ed artistico. (Tale impiego assommò a 930 milioni di dollari nel '68, su una produzione mondiale — esclusa quella comunista — di circa un miliardo e -400 miUoni). Anche il Sud Africa ha aderito agli « sdr ». Per « attivare », dal 1" gen¬ naio, gli «special drawing rights » non manca ora che l'approvazione per voto dei Paesi del Fmi. Occorre una maggioranza dell'85 per cento, e si avrà certamente. Le votazioni avverranno tra giovedì e venerdì e vi potranno partecipare solo quei membri del Fondo — circa settanta su centododici — che hanno depositato gli strumenti di ratifica (gli altri potranno aderire al piano successivamente). Il voto italiano arriverà appena in tempo. La nostra Camera dei deputati ha approvato il progetto: la commissione senatoriale lo ha fatto ieri; il Senato al completo dovrebbe pronunciarsi mercoledì, consentendo così al ministro Colombo di dare il suo suffragio giovedì 2. L'Italia riceverà « sdr » per circa 100 milioni di dollari nel '70 e circa 300 nel triennio. Gli Usa dovrebbero ricevere circa un quarto dell'intera emissione. Il problema dei cambi Ciò avverrà perché gli «sdr» saranno distribuiti sulla base delle « quote di. partecipazione » dei singoli Paesi al Fondo. Si giunge così al secondo importante argomento, sull'agenda. Si vogliono aumentare le « quote »: anche su tale punto si avrà un voto favorevole; quasi tutti i Paesi vogliono elevare il proprio contributo al Fmi, accrescendo in tal modo sia le possibilità di prelievo — normali e speciali —, sia il proprio potere di voto. L'Italia vorrebbe innalzare la sua quota dagli attuali 625 milioni di dollari a circa un miliardo. La misura delle nuove quote non sarà calcolata prima della fine del "70, per cui influenzerà non la prima ma la seconda assegnazione di « sdr ». L'aumento dovrebbe essere di circa un terzo, salendo le disponibilità del Fondo — e quindi del meccanismo monetario internazionale — da 21 miliardi di dollari a circa 30. Altri argomenti: 1) una modifica nel sistema dei cambi. Lo stesso Fondo favorisce ima riforma, sostiene che una eccessiva « rigidezza » può essere nociva. Nei mesi scorsi, si sono ventilate tre proposte: «Crawling peg », o parità mobili; un allargamento dei margini di cambio; cambi fluttuanti. Quest'ultima soluzione è adesso esclusa. A Washington non si prenderanno decisioni, ma si stabilirà di concentrare gli, studi sui primi due progetti; 2) oro. Gli europei tenteranno nuovamente dì sospingere americani e sud-africani verso quel compromesso in base al quale le Banche centrali comprerebbero oro qualora il suo prezzo sul mercato libero scendesse sotto l'ufficiale, 35 dollari l'oncia. La collaborazione monetaria ha fatto passi da gigante in questi venticinque anni, il convegno dei prossimi giorni le darà nuovo impeto. E' un progresso che tocca tutti e tutto: il nostro lavoro, i nostri risparmi, il nostro benessere. Mario Ciriello II governatore Guido Carli

Persone citate: Carli, Emilio Colombo, Guido Carli, Italia Colombo, Joseph Gold, Woods