Un regista cecoslovacco fedele alla tradizione

Un regista cecoslovacco fedele alla tradizione Gli Incontri di Sorrento Un regista cecoslovacco fedele alla tradizione Otakar Vavra, esponente di una generazione illustre, ha presentato Romanza per una tromba (Nostro servizio particolare) Sorrento, 25 settembre. Con il film di stasera, gli Incontri di Sorrento hanno mostrato l'opera d'un regista della « vecchia guardia »: Otakar Vavra, che nei teatri di posa sulla collina di Barrandov, presso Praga, lavora da trenta e più anni. Il film, in bianco e nero per schermo normale, è Romanza per una tromba («Romance prò Kridlovku ») e, sia nel contenuto, sia nella forma, esso rappresenta chiaramente una specie dì rispettosa continuità delle tradizioni del cinema cèco. A 58 anni, Vavra non ha ambizioni d'innovatore. Dopo la morte di Martin Fric, avvenuta nel '68, quella di Rovenski, che risale a parecchi anni addietro, e il silenzio di Frantisek Cap, Vavra è l'unico degli illustri registi d'un tempo che ancora lavori: e sempre con l'identico impegno, la serietà, il vigore rappresentativo che colpirono, a Venezia negli anni Trenta quando egli presentò le opere giovanili. Romanza per una tromba avvolge in un'aura letteraria una vicenda composta di ricordi, una malinconica evocazione dì «cose che potevano essere e non sono state ». Dopo trent'anni, due uomini si ritrovano. Vecchi conoscenti, che subito però non si riconoscono, Vojta e Victor non possono non ricordare un passato nostalgicamente incentrato su Terina, zingaresca figlia del padrone d'una giostra, una ragazzina fresca e vivace che non potè condividere il destino di nessuno dei due spasimanti e morì giovane. Vojta e Victor ne vorrebbero visitare, dopo tanti anni, la tomba in un mesto pellegrinaggio d'amore, ma la tomba non c'è più. Ovviamente è mesto anche il film, intriso Ui crepuscolarismo e legato a moduli non nuovi, frantumati qui e là da concessioni alle nuove tendenze, che per il cinema cecoslovacco non sono nuove affatto. Basta ricordare che la famosissima « nuda » di Estasi (capolavoro senza veli dove sfolgorò Edy Kieslerova, non ancora Hedy Lamarr), fu esposta al Lido di Venezia da Machaty nel 1934: esattamente 35 anni fa. Il film di Vavra è un po' accademico, diremmo professorale, il che è comprensibile, essendo il regista uno dei più stimati, autorevoli e capaci insegnanti dell'Accademia di Stato praghese per registi e attori: un'istituzione della quale egli ha parlato a lungo, evitando così altre domande, magari non tutte pertinenti. Una simile insidia non l'ha potuta evitare, alla quotidiana conferenza stampa, il giovane regista e attore Juraj Herz del quale s'era visto ieri il macabro (ma non in senso bassamente effettistico) Uomo che cremava i cadaveri, un'allegoria piuttosto plumbea, ma nella quale il processo psicologico che trasforma, negli anni avvelenati del nazismo, un diligente « crematore » in un criminale, può avere qualche rapporto emblematico con determinate mutazioni polìtiche. Qualcuno ha chiesto a Herz se quel trasformismo era per così dire « datato », riferito al perìodo sinistro della svastica; la risposta è stata, pur nella sua cautela formale, in sostanza questa: che ne erano interessati i fascismi di ogni epoca e colore. Sul fronte mondano arrivo di Virna Lisi, biondissima, effervescente e, alla sera, madrina d'onore della proiezione di gala. In una camera d'albergo, irraggiungibile perché costretta dalla propria cocciutaggine a una volontaria clausura, c'è anche Ingrid Thulin: coll'impegno che fa di lei una delle professioniste più serie, l'illustre svedese sta studiando, nella traduzione italiana, la parte che dovrà recitare a Torino nel Sogno di August Strindberg. a. vai. :—|

Persone citate: August Strindberg, Hedy Lamarr, Herz, Ingrid Thulin, Martin Fric, Otakar Vavra, Virna Lisi

Luoghi citati: Lido Di Venezia, Praga, Sorrento, Torino, Venezia