L'università di Roma è sommersa dagli iscritti

L'università di Roma è sommersa dagli iscritti La crisi al punto di rottura? L'università di Roma è sommersa dagli iscritti Sono novantamila; le aule ne possono ospitare un quarto - Il rettore dice: «Se le autorità non prendono subito provvedimenti, si dovrà chiudere l'ateneo » -1 progetti a lungo termine (Nostro servìzio particolare) Roma, 25 settembre. L'Università di Roma, in crisi di sovraffollamento, forse non sarà riaperta. Il rettore D'Avack ha dichiarato: « Se le autorità politiche, legislative e amministrative non si decideranno ad emanare con la massima urgenza provvedimenti adeguati non resta che esaminare seriamente la possibilità di sospendere a novembre l'apertura dell'Anno accademico, mantenendo chiuso l'Ateneo romano, con tutte le conseguenze relative». Da anni si parla della crisi dell'Ateneo romano senza che siano state adottate misure per fronteggiare questa crisi. Costruito per 15-20 mila studenti, l'Ateneo supererà quest'anno i 90 mila. Nei giorni scorsi, il prof. Montalenti, preside della facoltà di Scienze, ha invitato il rettore a non riaprire la facoltà perché essa non è in grado di accogliere neanche la metà degli iscritti. Esemplificando, Montalenti ha detto: « Siamo nella stessa situazione di un capostazione che può far salire sul treno soltanto mille persone, mentre è necessario farne partire diecimila ». Il consiglio della facoltà di Scienze ha illustrato al rettore i motivi della proposta di chiusura. Senza tener conto dei nuovi iscritti, gli studenti sono 8558, mentre le aule ne possono accogliere 4838; nei laboratori esistono 987 posti per studenti e 274 per internisti e laureati; insufficiente il numero degli insegnanti. Il prof. Urbani, ordinario di Istologia ed embriologia, ha detto: a Quest'anno non farò lezione a più di 250 ragazzi; per il resto se la veda il rettorato. Gli studenti sono più di mille; il mio istituto offre 200 metri quadrati di spazio e quattro assistenti ». Ma il problema non è limitato a questa facoltà. Economia e Commercio, in piazza Fontanella Borghese, avrà quest'anno più di 20 mila iscritti, ed ancora non è pronto il nuovo ufficio; la facoltà di Magistero, alle Terme di Diocleziano, può ospitare soltanto una parte degli studenti; Ingegneria (triennio), a San Pietro in Vincoli, è nella medesima situazione. E così le altre facoltà della Città universitaria. Questo per quanto riguarda fi sovraffollamento. Ci sono poi i problemi delle attrezzature didattiche e scientifiche, del limitato numero di docenti, dell'insufficiente numero di funzionari ed impiegati dell'Università, che non riescono a far fronte alla complessa attività amministrativa. Insomma una situazione preoccupante che potrebbe essere avviata a soluzione soltanto costruendo la progettata « seconda università ». La crisi è scoppiata in modo clamoroso, ma ciò non significa che i problemi siano maturati tutti negli ultimi anni. Era facile prevedere che l'Ateneo romano, per il progressivo aumento degli studenti, si sarebbe trovato in crisi. Già da anni in molte facoltà gli studenti che arrivano in ritardo alle lezioni non possono entrare nell'aula sovraffollata; nelle facoltà scientifiche pochi hanno la fortuna di partecipare agli esperimenti di laboratorio. Il rettore scarica le responaabilità. Sostiene che, «nonostante le insistenze e le pressioni compiute presso il Comune di Roma, non si è ancora riusciti ad ottenere una variante al piano regolatore, che consenta la costruzione di nuovi edifici nella zona della Città Universitaria ». Forse domani il Consiglio comunale esaminerà la variante del piano, tuttavia una decisione positiva avrà i suoi effetti soltanto tra qualche anno; anche altri eventuali provvedimenti di emergenza non potranno rimediare all'attuale situazione. Alcuni professori sostengono che c'era tutto il tempo per trovare soluzioni, anche se non definitive, capaci di evitare una crisi cosi grave. L'Università è proprietaria di un grande palazzo a piazza Del Gesù, donato dalla famiglia Cenci Bolognetti, e non si riesce a sapere perché 1Università non ne venga in possesso. Una legge del 1937 ha assegnato all'Università l'area del Castro Laurenziano (circa 50 mila metri quadrati), occupata dal ministero della Difesa, sulla quale in poco tempo potevano sorgere edifici prefabbricati. Ci sono altre aree ed edifici disponìbili: l'area di Castro Pretorio, Palazzo Salviati, alcune caserme di viale Giulio Cesare. Anche il progetto della « seconda Università » è fermo. Era stata assegnata all'Ateneo romano un'area di 530 ettari a Tor Vergara, poi un'azione dei viticultori riuscì a contrastare l'assegnazione (alcuni docenti sostengono che dietro l'episodio ci sono consistenti interessi), e così l'area è stata ridotta a 190 ettari, che sono insufficienti per realizzare completamente il progetto. Non si è ancora stipulato il contratto di compra-vendita e già cominciano a sorgere nella zona costruzioni private. Non si può sapere come e quando sarà costruita la seconda Università romana. E' stato calcolato che per risolvere in marnerà soddisfacente tutti i problemi edilizi occorrono 445 miliardi 680 milioni. Con questa somma, da ripartire in una decina di esercizi, si potrebbero costruire anche i complessi di Tor Vergara e di Centocelle. Ma sono progetti a tempi lunghi. Felice Froio -4—, Firenze, 25 settembre — « n mecenatismo nei tempi antichi e la sua reviviscenza nella moderna società i è il tema di un convegno Inaugurato oggi a Firenze nel salone del Dugento di Palazzo Vecchio. m Milano. I dipendenti in sciopero sfilano davanti al grattacielo della Pirelli (Tel. Ansa)

Persone citate: Cenci Bolognetti, Felice Froio, Montalenti, Salviati, Vergara

Luoghi citati: Centocelle, Comune Di Roma, Firenze, Milano, Roma, Tor Vergara