L'Italia davanti al Mec per il ritardo sull'Iva
L'Italia davanti al Mec per il ritardo sull'Iva La riunione dell'Esecutivo a Bruxelles L'Italia davanti al Mec per il ritardo sull'Iva L'imposta sul valore aggiunto dovrebbe entrare in vigore il V gennaio '70 anche nel nostro Paese Il governo di Roma intende rinviarla di due anni (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 24' settembre. Il rinvio dell'entrata in vigore dell'Imposta sul valore aggiunto (Iva) in Italia è fonte di vive preoccupazioni per i dirigenti del Mercato comune. Il mancato rispetto delle direttive emanate dai Sei provoca infatti gravi inconvenienti, quali la mancata armonizzazione delle norme fiscali nel territorio comunitario, distorsioni nel campo della concorrenza e la mancanza di un'armonizzazione della tassa compensativa. La decisione presa dal governo italiano di posticipare di due anni la data di applicazione dell'Iva è stata esaminata oggi a Bruxelles dalle autorità del Mec. L'esecutivo della Cee mantiene il più stretto riserbo sulle discussioni odierne; sembra tuttavia che nella prevista conferenza stampa di domani si potrà conoscere la posizione della commissione sulla misura adottata da Roma. Nel maggio scorso, ricordando che i governi francese e tedesco avevano già trasformato il loro1 sistema fi- scale, adattandolo a quello stabilito dal Consiglio dei ministri delle Finanze della Comunità, e che gli altri Paesi avrebbero1 ben presto messo in vigore l'Imposta sul valore aggiunto, i dirigenti di Bruxelles avevano inviato un memorandum a Roma, precisando quaU erano stati gli impegni assunti dall'Italia due anni prima, l'i 1 aprile 1967. A quell'epoca i Sei avevano stabilito che per il 1" gennaio 1970 tutti i Paesi del Mercato ' comune avrebbero dovuto introdurre l'Iva come sistema di tassazione sulla cifra d'affari. Notando che il governo italiano non rispondeva agli inviti rivoltigli, un inviato speciale dell'esecutivo di Bruxelles, il tedesco Von der Groeben, s'incontrò poco dopo a Roma con l'allora ministro delle Finanze on. Reale. Alla fine dei colloqui, il ministro italiano dichiarò fermamente che l'Italia non sarebbe mai venuta meno alla decisione presa dal Consiglio dei Sei; l'Imposta sul valore aggiunto — dichiarò Reale — sarebbe entrata in vigore entro i termini fissati. In quell'occasione il rappresentante di Roma specificò tuttavia che l'Iva sarebbe stata applicata nell'insieme della riforma del sistema fiscale italiano. Malgrado i continui inviti rivolti da Bruxelles a Roma per accelerare i tempi, nulla è stato fatto. Durante l'ultima sessione ministeriale tenutasi a Bruxelles il 15 settembre, la delegazione italiana ha fatto sapere ufficialmente che il governo ha deciso di rinviare al 1" gennaio 1972 l'applicazione della nuova imposta che dovrebbe sostituire Vige (Imposta generale sull'entrata) attualmente in vigore. Roma giustifica il ritardo adducendo il fatto che l'Iva dovrebbe far parte della riforma generale dell'intero sistema fiscale. Diversi fattori — sostiene — e quasi tutti politici, quali governi provvisori, conflitti sociali, eccetera, hanno ritardato la messa a punto del sistema fiscale, provocando un rinvio dell'entrata in vigore dell'Imposta sul valore aggiunto, v.
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