Accordo fra i partiti sui fondi d'investimento

Accordo fra i partiti sui fondi d'investimento Il provvedimento a favore del mercato azionario Accordo fra i partiti sui fondi d'investimento Il testo definitivo sarà reso noto dopo la riunione del Consiglio dei ministri prevista per domani o martedì (Nostro servizio particolare) Roma, 24 settembre. Gli esperti dei partiti dì maggioranza sono giunti ad un accordo definitivo circa il testo del provvedimento relativo all'istituzione dei fondi comuni d'investimento. Sono state lasciate in bianco alcune cifre, per le quali esistono proposte alternative. Sarà lo stesso Consiglio dei ministri a scegliere nella sua prossima riunione, che avrà luogo nel pomeriggio di venerdì, qualora il Consiglio nazionale de abbia concluso i lavori nella mattinata. In caso contrario, la riunione si terrà martedì 30 settembre. In un articolo dedicato dall'« Espresso » al problema, l'on. Scalfari scrive: « Avremo anche noi i fondi d'investimento, cioè la possibilità per i risparmiatori di investire i loro capitali in una nuova specie di titoli: le "parti" d'un fondo di investimento, la cui esclusiva attività è d'acquistare (e vendere) azioni — badando al loro reddito, alla loro solidità e alle possibili plusvalenze — e distribuirne gli utili ai sottoscrittori del "fondo"». In un precedente articolo Scalfari aveva auspicato che i dividendi delle azioni detenute dai fondi fossero sottoposti ad una cedolare secca del 25 o anche del 30 per cento. I fondi avrebbero potuto rivalersi sugli utili pagati ai sottoscrittori delle - parti, rilasciando un certificato attestante la somma trattenuta, somma deducibile come «credito d'imposta » in sede di liquidazione della imposta complementare. Rinunciando alla detrazione, il sottoscrittore avrebbe potuto conservare l'anonimato nei confronti del fisco. Scalfari deplora, nell'articolo odierno, che si sia scelta — in omaggio al principio della nominatività — una via che così egli crede di poter sintetizzare: « Le azioni che si trovano nel portafoglio di un fondo non pagheranno niente. Pagheranno invece i sottoscrittori di "parti" nel momento in cui, una vòlta l'anno, il fondo determinerà l'utile di ciascuno. In quel preciso momento il fondo preleverà (e verserà al fisco) dall'utile conseguito un'imposta, che inizialmente era prevista del 5 per cento ma che poi, "dopo più attenta riflessione, è stata aumentata (c'è chi vorrebbe applicare la aliquota del 7, chi del 10 per cento) ». « Questa Imposta — è sempre Scalfari ad affermarlo — è " secca " per chi riscuote un utile non superiore ad un certo limite (inizialmente il limite era di 5 milioni all'anno di reddito, ma è giustamente sembrato troppo elevato e lo si è abbassato); è " d'acconto " per chi realizza redditi superiori al limite stabilito. Costui ha l'obbligo (morale) di denunciare al fisco tutto il reddito percepito e di pagare quindi direttamente il resto dell'imposta dovuta. Dico che l'obbligo è " morale " nel senso che il fondo non è tenuto a fare alcuna comunicazione al fisco, ma soltanto ad' annotare sui propri libri i nomi dei sottoscrittori delle "parti" ». ar. ba.

Persone citate: Scalfari

Luoghi citati: Roma