La lunga marcia tra i tifosi di Milano

La lunga marcia tra i tifosi di Milano La lunga marcia tra i tifosi di Milano I rossoneri e l'Inter sono in testa al campionato, alla pari con la Fiorentina - Tutti ne discutono, in metropolitana, nei bar, in ufficio - I quattro gol di Rivera («come veder nascere un quadrifoglio nella neve») - Combin ed i «vecchi» di Rocco - L'ombra di HH 1 su HH2 («attendiamo di vedere i risultati del lavoro di Heriberto») - Eterna rivalità con la Juventus (Giostro servizio particolare) Milano, 23 settembre. Ore 8,30 — Questo viaggio comincia da un capolinea della metropolitana milanese, in un mattino di sole dissanguato, e dietro gli ultimi casamenti, massicci e obliqui come assurdi bunker, l'erba di miseri prati è già velata da un alito di brina. La gente scende le scale mobili della metropolitana, centinaia di piedi uno dietro l'altro, cascate di monete da cento lire che producono un biglietto oblungo, e poi altre scale, la pensilina sotterranea, finalmente il convoglio. Gli uomini hanno visi smunti nella prima aria, nel neon, e gli occhi fissi alla pagina sportiva dei quotidiani. I titoli dicono, come sempre, Eivera Mazzola Anastasi, a grandi caratteri neri. Qualche commento vola basso, non c'è voglia , di parlare neppure tra amici, però una soddisfazione da tifoso impone qua e là una frase, una battuta sarcastica o anche amara, anche dubitativa. Le gambe di Mazzola Altri problemi sopravverranno, tra poco, per il ragioniere e il dottore e l'artigiano e chi va ad aprire bottega, ma il momento della metropolitana è un momento di critica sportiva, di riassunto mentale su ciò che è successo durante la domenica precedente e che inevitabilmente è già collegato con la domenica futura. Un florilegio di frasette colte a volte: « Mazzola, gambe di sedano, per conto mio si è già fermato. Non darà mai più di così»; «Rivera, quattro gol, come veder nascere un quadrifoglio nella neve. Anche le rape fanno sangue »; « Quel Combin avrà . anche mal di gamba, ma i vecchietti di Rocco cominciano tutti cosi, e poi durano tre anni buoni »; « Per me Heriberto è uno che ha fortuna. Bravo, ma anche fortunato. Un'Inter, quando gira, fa fare bella figura anche a un suonatore di chitarra»; «Questi maghi li vorrei vedere a lavorare sul serio. Per me, nascondono tutti i soldi in Svizzera ». Ore 9 — Il tassista ha un minuscolo emblema milanista che dondola sul cruscotto. Affronta il traffico con l'isteria tipica di un» buon lombardo sempre sospinto alle spalle da mille cose, tutte urgenti. Borbotta ai semafori, sorpassa a destra, infila l'auto di traverso per èssere pronto a guadagnare posizioni in curva. E' un fedelissimo di Rocco, e naturalmente di Rivera. « Chi non capisce Rivera, è mutile che parli di football. Ma chi al mondo sa toccare come lui, di forza e di fino, al volo e da fermo, di esterno e di interno? Lo vorrebbero anche robusto, un granatiere. Se lo fosse, sarebbe un marziano, non un uomo. E poi adesso è diventato anche cattivo. Picchia come tutti, si fa rispettare. Non dia retta agli inte-risti. Sono snob, di calcio parlano parlano, ma hanno sempre capito poco ». E sghignazza, scrutandomi nello specchietto retrovisore, sempre manovrando il volante come un bazooka. ! Ore 9,30 — Telefono a Pino Castaldelli, mercante d'arte. E' un interista tetragono, ha seguito i nerazzurri di Herrera (il primo Herrera) in ogni trasferta, a Mosca, a Budapest, a Madrid, a Lisbona. Non vuole ancora esprimersi su Heriberto, dice che si farà un giudizio chiaro solo tra due o tre settimane. La par- tenza dell'Inter la considera fortunata ma non abbastanza ricca di notazioni tecniche felici. Teme Milan, Fiorentina, Juventus. Vorrebbe Mazzola più libero d'occuparsi di regia in campo. Rapporti con gli avversari milanisti? « Coi milanisti non parlo. Quando aprono bocca, li mando a suonare l'organo di Baggio » (per chi non lo sa, l'organo della chiesa di Baggio è sol| tanto disegnato sul muro, quindi solo i poveri di spirito possono andare in pellegrinaggio per suonarlo). Come | tutti gli interisti autèntici, il nodo alla gola non glielo fa venire l'odiato Milan, bensì la rivale tipica,' cioè l'eterna Juventus. 10,30 — Incontro Gianni Perrauto, direttore della casa editrice Rizzoli. Tra i tanti argomenti che ingombrano i discorsi, rimbalzano da pile di carte, tumultuano da tre I o quattro telefoni, facciamo i largo a un attimo di critica sportiva. E| milanista, ferreamente convinto che l'attacco di Rocco segnerà quest'anno almeno trenta gol.. Facciamo i conti, distribuendo porzioni di reti.a Combin, Prati, Sormani. Rivera ha già coperto il suo vecchio standard, tutto quello che segnerà in più sarà un autentico regalo. Assiste al dibattito (con relativa scommessa finale all'inglese, altrimenti è inutile parlare allegramente di calcio) il caporedattore della Rizzoli, Sergio Pautasso. E' malinconico, non solo per il cumulo di la| voro che lo attende, ma per la Juventus di Verona. « Lo sapevo che il fuocherello della prima giornata era fatto di paglia », sospira con una tipica smorfia di torinese emigrato e deluso nel profondo. Poi si lascia scappare due o tre grosse insolenze e interrogativi sui più belli - e amati nomi della squadra bianconera. E scappa via. A occuparsi di qualche filosofo o di ! qualche programma nuovo, per dimenticare. Ore 11 — In un bar di I piazza San Babila la discus¬ sione è aperta. Sono commessi viaggiatori d'alto bordo, commercianti della zona, un avvocato, tutti in gruppo ad anticipare il solito aperitivo. Nodo focale del batti e ribatti è il calendario dell'Inter, in partenza molto più duro di quello delle altre « grandi ». L'impero di Moratti Sì sente: « L'hanno fatto apposta per renderci la vita difficile »; « Con Moratti non sarebbe successo »; « Il calcio è anche diplomazia». Risposte sferzanti di due milanisti malcapitati: « Si capisce. Eravate abituati a fare i vostri comodi »; « Come il Real Madrid, anche voi trafficavate più fuori che sul campo ». Solo l'età già matura impedisce che la discussione degeneri in tafferuglio. Comunque alcune facce hanno già assunto il colore dell'aperitivo rossastro versato nei bicchieri. Ore 12 — Il padrone del ristorante Santa Lucia è milanista, il cameriere più anziano è per l'Inter, quindi ricomincia solo oggi a parlare dopo due anni di martirio. E' un uomo esile e con un sorriso triste, non vuole più sapere nulla di nulla,' né di politica né di viaggi né di vacanze né di donne. Qualunque argomento lo annoia, tranne l'Inter. Il padrone, che lo ama e lo rispetta, naturalmente non lasciandogli mai mancare ironie e sfottimenti sportivi, anche adesso non tralascia di dirgli: « Bravo, meno male che quella tua povera Inter un poco cammina. L'anno scorso, ogni domenica sera mi rompevi tre piatti, pensando a cosa aveva combinato il portiere. Coraggio, che se sei bravo arriverete secondi' ». -' Óre 14 — yedó.'pàssare'di lontano Giansiro Ferrata, cri¬ tico e letterato, come al solito con un enorme pacco di giornali sotto il braccio. Cerco di raggiungerlo, ma dopo un semaforo non lo ritrovo più. E' un milanista addirittura furente, rigido e intollerante nel suo tifo come un asceta indiano. Fu anche il protagonista di un episodio tra i più divertenti, che capitano per solito in un « giro » di appassionati di calcio domenicale e intellettuali durante la settimana. Successe qualche anno fa a Roma. Tifosi romanisti in tribuna, prima dell'ingresso del Milan in campo, pronosticavano una facile vittoria dei giallorossi. Manzoni e il Milan Dopotutto il Milan aveva perso la settimana precedente con il Lecco. Figuriamoci, il Lecco. « Rispettate almeno la città dei Promessi Sposi », li zitti con un urlo Giansiro Ferrata, appostato alle loro spalle. Ore 15 — S'è formato un crocchio davanti a uno strillone che inalbera un quotidiano del pomeriggio sovraccarico di titoli e titoloni. Si discute di Boninsegna, centravanti nerazzurro. « Per me è solo un nano »; « Però ha coraggio »; « E cosa te ne fai del coraggio di un nano »; « Se manca Suarez, è nebbia »; « Se non segna Pacchetti, ti saluto e ciao »; « E con questo? Facchetti è forse del Poggibonsi? Sempre Inter, anche lui ». « I giornali esagerano. Anche se vinci, criticano ». « Però, quell'Heriberto: cosa gli ha fatto? Un'iniezione di cemento? ». Ore 16 — Il commesso del negozio d'abbigliamento maschile, dove capitano almeno una volta alla settimana Corso, Suarez, Bertini, è un milanista. Ha le fotografie firmate degli assi di Fraizzoli, ma lui vede solo Rivera. E adesso anche Combin. « Perché è elegante, ha stile. No, non dico nel vestirsi, dico in corsa, quando fa quei tagli d'esterno. E' nato laureato in pallone, ho l'occhio, io ». Ore 17 — Telefono a Giuseppe Argentieri, funzionario editoriale presso la Mondadori. E' interista, ma un pochino placato rispetto ad alcuni anni fa. Il calcio lo diverte soprattutto nei riflessi che coglie nel figlio Luca, che a tredici anni sa tutto, molto più di un provatissimo tecnico. Dobbiamo promettere a Luca di invitarlo una volta a colazione con Heriberto e Gianni Brera. Il ragazzo intende discutere e polemizzare su alcune loro teorie, che ritiene friabili e superate. Ore 18 — Milano ruggisce per strade, vicoli, piazze," gli intasamenti cominciano a ingolfare la città. La gente riprende i tram, sparisce nei canali colorati che portano alla metropolitana, si assiepa di nuovo sulle pensiline di gomma. E l'ultimo personaggio che incontro è il radiologo Antonio Buzzo, genovese. Per sbrigarsi, ha abbandonato l'auto lungo un marciapiede e si è infilato anche lui nel metrò. Non è più un tifoso, anche se compie trasferte faticose per veder la partita con gli amici: Non solo San Siro ma anche il Comunale di Torino o il Bentegodi di Verona o l'Olimpico di Roma. E' diventato saggio a furia di ruminare calcio. Ormai si diverte di più a scoprire i difetti di una squadra, di un calciatore, che non le virtù o le invenzioni riuscite. Il calcio gli è rimasto dentro come una malattia, cronica anche se controllata. Tutti vogliono Riva Forse è una malattia che non riuscirà più a minacciargli la salute e l'equilibrio psichico, però abita ancora in lui, come un microbo in letargo. Quindi giudica con distacco, sorridendo, provocando blandamente gli amici più passionali. E' diventato più milanese di un meneghino autentico, e sa esaminare la città con amore non privo di commossa ironia. Milano ama, predilige il football, e considera San Siro come la Scala del football, cioè un crogiuolo di alto spettacolo. Uno spettacolo che dura, nella vita di un uomo, più di ogni altro discorso, e si ripete, si rigenera di continuo, logorandosi mai. Ci guardiamo negli occhi. Proprio non ha anche lei un mimmo fuoco sepolto sotto la cenere? Capisco l'equilibrio, il distacco critico etc. etc, però, da qualche parte, questo football non la punzecchia ancora un pochino? Il dottor Buzzo annuisce, si schernisce, poi a bassa^ voce confessa: « Ma sì. Un debole l'ho ancora: Riva. Dovrebbe poter giocare a San Siro tutte le domeniche, una volta in nerazzurro, una volta in rossonero. Milano è la sua par trial ». Giovanni Arpino A Milano città dei records Milano ha lo stadio più grande, con una capienza di 92 mila posti, seguito dai 90 mila posti dell'Olimpico di Roma, dagli 82 mila del « San Paolo » di Napoli e dal 71 mila di Torino. Milan e Inter, alternandosi alla ribalta del campionato e nelle grandi competizioni internazionali lnterclub hanno consentito sempre elevatissime affluenze allo stadio di San Siro, che detiene il record assoluto degli Incassi: 226.080.000 lire per 80 mila spettatori per MIIan-Manchester, semifinale della Coppa del Campioni. In precedenza Inter - Real Madrid aveva dato 197.452.860' Uro d'Incasso (75.991 spettatori) e Inter -Benflca 176 milioni (77.623 spettatori). Milano. I tifosi discutono (a volte sorridendo) di calcio: sullo sfondo le fotografie di «vecchi» successi stimolano il desiderio di nuovi allori (Olympia)