Ciclismo in grigio
Ciclismo in grigio IN CAMPO Ciclismo in grigio (Gli assi si « nascondono» nel finale di stagione - Occorre la vittoria d'un grosso nome) Il ciclismo finisce male la stagione, i « grandi nomi » in malinconica dissolvenza continuano a restare in secondo piano. Ancora sabato, nel Giro del Veneto, Cancelli è riuscito a sbagliar la volata, lasciando via libera al successo di Denti. Fa piacere l'affermazione di questo atleta che, dopo aver autorizzato tante speranze, era in pratica scomparso dalla scena. Ma i tifosi restano sconcertati e si chiedono, non con tutti i torti, che cosa facciano i campioni, così rassegnati a ruoli di comparse. Per i nostri fuoriclasse, mai è stata annata così grama. E' venuto alla ribalta Merckx, ad impartir lezioni in serie. E la superiorità così netta del fuoriclasse belga deve aver influito anche sul morale, gli italiani non sono più riusciti ad emergere. Un paio di stagioni fa, sembravano i dominatori, mettevamo in campo almeno sette o otto atleti capaci di primeggiare, c'erano Gimondi e Adorni, Bitossi e Dancelli, Motta e Zilioli, Basso e Zandegù. Di colpo, la crisi. Gimondi s'è sbiadito nella delusione di uno scarso rendimento; Adorni patisce l'età; Bitossi ha spento la sua « verve »; Dancelli non sa più fare gli sprint; Motta ha il suo eterno dolore alla gamba, malata di un male misterioso; Zilioli non risale la china; Basso e Zandegù hanno smarrito il fiuto che li portava al successo. A render più desolante il quadro, nessun giovane è venuto alla ribalta, il panorama è squallido, senza che si possano individuare a colpo sicuro i motivi di tanto grigiore. Il 1969 ormai volge al termine, mancano poche gare, che però sono gare interessanti. I campioni le onoreranno con un comportamento gagliardo, oppure verranno una volta di più ridimensionati da Moser? Il quale, anziano d'età e di carriera, è il corridore oggi più in forma, e rappresenta, con tutto il rispetto che si merita, l'espressione più chiara di un ciclismo che — chissà perché — sembra aver rinunciato ad ogni ambizione. E poi, nel corto periodo di vacanza, dovranno far tutti un esame di coscienza, a cominciare proprio dai dirigenti carichi di maggiori responsabilità, ai quali si chiede il buonsenso di un calendario meno pesante. Inutile imbastire un programma che si apre a febbraio e che si chiude a novembre e pretendere che gli atleti — specie gli atleti di rango — siano eternamente in forma. I ciclisti, specie i campioni, per forza sono obbligati ad operare delle scelte, a scartare subito troppe gare dal loro « carnet », a puntare la preparazione su un determinato, ristretto periodo dell'anno. E capita allora quanto è successo a Gimondi che si è riservato per Giro d'Italia e Tour e che poi, nella realtà, ha vinto un Giro rimpicciolito dalle vicende dell'antidoping ed ha fallito il Tour, senza mai trovare, nelle altre corse, il guizzo autentico del fuoriclasse. Un numero eccessivo di competizioni si sminuisce così d'interesse con i fuoriclasse che trovano comodo ripetere anche senza ragione il ritornello dell'impossibilità d'un eterno impegno. Sono di molti, le colpe dell'attuale situazione. E gli atleti, per quanto più da vicino li riguarda, pensino alla mediocrità delle loro prestazioni, una mediocrità che si ripete nel tempo, di volta in volta rimandando l'exploit alla corsa del giorno dopo. In tal modo, quando si chiudono i conti, su un piatto della bilancia ci sono i trionfi in serie di Merckx e sull'altro ci sono soltanto chiacchiere e promesse mai tradotte in realtà. Gigi Boccacini 4 Vittorio Adorni non parteciperà domenica prossima né al Giro dell'Appennino né alla ParigiTours, a causa del perdurare di una noiosa infiammazione intestinale. Se si ristabilirà in tempo, il ccajpione d'Italia sarà Invece in gara il 4 ottobre nel Giro dell'Emilia
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