La difesa ed il centrocampo sono la forza dei biancorossi

La difesa ed il centrocampo sono la forza dei biancorossi La difesa ed il centrocampo sono la forza dei biancorossi Con Vincenzo Romagnoli presidente, il Piacenza è riuscito ad ottenere in un paio d'anni un risultato inseguito da tanto tempo, la promozione in Serie B. Nella stagione 1967-68, il Como aveva letteralmente « strappato » il primo posto al rivali emiliani distanziandoli di sette punti nel finale, quando si trattava di dimostrare le doti di fondo. La « lezione » impartita dai lombardi è stata indubbiamente utile. I piacentini corsero ai ripari, provvedendo a ritoccare la formazione e ad ingaggiare un buon tecnico, Molina, già della Solbiatese. Proprio nel confronto diretto con il Como, il Piacenza aveva denunciato un grosso handicap nell'attacco, incapace di concludere ciò che 11 centrocampo, ben impostato da Cattai, Robbiati e Pestrin, era in grado di suggerire. Le « punte », Annibali!, Corbellini, Callégarl mancavano di peso: ottimi palleggiatori, difettavano di decisione nei contrasti, indugiavano troppo col pallone quando invece — è una delle caratteristiche della C — bisognava tirare in porta da tutte le posizioni. Il Piacenza ha infilato la strada giusta acquistando Stevan dal Savona e Mola dal Marzotto, Fracassa dal Venezia: il resto dell'intelaiatura era rimasto quello della precedente stagione (Ferretti; Grechi, Montanari — con l'alternativa di Bozzao — Favari stopper, Bordignon libero). A Robbiati ed a Pestrin si era aggiunto a centrocampo, Zoff lì, che non è fratello del portiere del Napoli, un elemento attivissimo anche se un poco confusionario, in grado di sopperire con la generosità ai vuoti agonistici di Pestrin e di Robbiati. Nasceva cosi il Piacenza della promozione: Ferretti; Grechi, Montanari (Bozzao); Zoff II, Favari, Bordignon; Stevan, Robbiati (Lombardi), Mola, Pestrin, Fracassa, una squadra equilibrata, solida In difesa, pericolosa all'attacco. Con un simile complesso i risultati non potevano mancare. Stevan, un'ala che non sfigurerebbe in Serie A, insieme con Mola, elemento grezzo ma dal tiro fortissimo e dalla volontà inesauribile, incominciavano a segnare grappoli di gol. Nella stagione 67-68, 11 cannoniere /della squadra era stato lo stopper Favari, un capitano stile Anni Trenta, capace di lasciare la sua area e di piazzare la botta decisiva in quella avversaria. ' Nell'annata 68-69, trovati gli at-taccantl veri, il traguardo è par so raggiungibile e lo è stato. Molina ha dovuto badare soltanto a che la squadra — facile agli entusiasmi — non si scoprisse troppo. Attenta in retroguardia, la formazione blancorossa ha affidato a Pestrin e Robbiati i compiti di creare azioni offensive che Stevan, Mola e Fracassa spesso hanno concluso in gol. Il Piacenza ha cosi ripetuto l'impresa del Como distanziando la Triestina, seconda classificata, di sei punti. Mal vittoria è stata cosi meritata, essendo 11 frutto di una netta superiorità tecnicotattica su un gruppo di rivali (Triestina, Treviso, Savona, Udi- inese, Alessandria e Novara) che non sono certo le ultime arrivate nel calcio semiprofessionlstico. Partito volontariamente Molina (il trainer era spaventato dal torneo di Serie B con le sue lunghe trasferte, avendo da curare la panetteria a Solblate), andatosene anche il presidente Romagnoli, che ha lasciato la società finanziariamente sana, il Piacenza ha potuto esordire in B con buoni risultati. La squadra praticamente è quella dello scorso anno, molto affiatata, con pochi assi ma con gente che ha voglia di giocare e di dare molte soddisfazioni ai propri tifosi. Giorgio Gandolfi

Luoghi citati: Alessandria, Novara, Savona, Solblate, Treviso