Cosa capita quando due vetture si urtano in pista a 200 km orari

Cosa capita quando due vetture si urtano in pista a 200 km orari Cosa capita quando due vetture si urtano in pista a 200 km orari La minima collisione provoca paurosi cambiamenti di traiettoria o il «testa-coda» - Quasi sempre (come nel caso di Ickx e di Stewart in Canada) alla base vi sono lievi sbagli di valutazione - Sorpassi a 250 l'ora Jackie Ickx e Jackle Stewart si sono « toccati » sabato nel Gran Premio del Canada. La Brabham del belga ha urtato con la ruota anteriore destra la ruota posteriore sinistra della Matra dello scozzese mentre stavano affrontando una curva del circuito di Mosport. Le due vetture hanno compiuto un testa-coda, Ickx è ripartito ed ha vinto, la gara, Stewart, che era in testa, è stato costretto a ritirarsi. E' rimosto, logicamente, amareggiato della vicenda, ma non ha accusato Ickx di scorrettezze. Il neo-campione del mondo sa bene che fatti del genere possono sempre capitare in una competizione. In realtà, accade con una certa frequenza che auto da corsa si urtino. Le piste sono relativamente strette, le velocità elevate, le macchine, numerose: basta poco, un piccolo errore, perché nasca l'incidente. Questo può essére provocato dalla foga o da uno sbaglio di calcolo, qualche volta da una precisa Intenzione di un concorrente. E' successo alla Targa Florio: Vie Elford, per farsi dar strada da te Nanni » Galli, ha colpito con la sua porsche l'Alfa dell'italiano. Manovre del genere si vedono anche nel rallies, sempre, se un pilota cerca di ostacolare un sorpasso. 1 Atteggiamenti del genere comportano pesanti sanzioni da parte dei giudici sportivi e sono indubbiamente pericolosi, perché è impossibile prevedere gli effetti di un urto, in quanto sono troppi i fattori che entrano in gioco. I tecnici sanno benissimo che un urto può essere studiato dal punto di vista teorico solo quando esso è perfettamente elastico (ossia quando non vi è dispersione di energia sotto forma di calore o di deformazione di materiali). Ma questo non è certo il caso di collisione fra veicoli, data la cedibilità dei loro componenti. Per questo le Case costruttrici affiancano alle ricerche dì' laboratorio sulla sicurezza numerosi tests pratici. Le monoposto sono più esposte delle altre vetture agli effetti di un urto. C'è un fuso di lamiera che contiene l'abitacolo del pilota, il motore, l serbatoi, poi quattro ruote esteme alla carrozzeria. Esiste la possibilità dt un agganciamento fra macchine, può capttare che una ruota rompa gli attacchi delle sospensioni o venga a contatto con un elemento aerodinamico (il it baffo » o spoller a lato del muso, come è accaduto a Monza fra Surtees ed Hulme). E' divelle dire se è più pericoloso un impatto che coinvolga le carrozzerie (vantaggio: si ha uno smorzamento dell'energia per deformazione; svantaggio: la lacerazione delle lamiere può ferire il pilota) oppure le ruote (vantaggio: Il guidatore non è immediatamente colpito; svantaggio: conseguenze più gravi, come il possibile capotamento dell'Investitore). Per quanto riguarda le monoposto dt tre litri e le vetture Sport e Sport-Prototipi va sot¬ tolineato un fatto: basta un nulla per causare una deviazione della traiettoria. Vediamo che cosa succede in rettilineo. Le ruote posteriori, con pneumatici a grande sezione e privi della spalla arrotondata (quindi assai diversi da quelli usati sulle auto dt serte), sono motrici e hanno la capacità di tenere il carico laterale. Qualunque spinta esterna si unisce a quella di trazione, fa diminuire l'aderenza trasversale e provoca il testacoda. In curva: il pilota imposta la svolta secondo una certa traiettoria, in cui sfrutta al limite l'aderenza del suo mezzo. La minima variazione (diminuzione dt velocità, aumento della stessa,- tamponamento) -provoca un cambio di traiettoria, che può risolversi in più testa-coda, fino a smaltimento dell'energia d'urto. In questi casi può purtroppo capitare dt tutto. Non è assolutamente possibile prevedere quale sarà il comportamento della vettura o delle vetture coinvolte. A Le Mans, nel 1955, la Mercedes di Levegh piombò a 250 km orari sulla Austin di Macklin, la scaraventò nei boxes, deviò sulla sinistra e fece un pauroso volo esplodendo; nel '61, a Monza, Clark e Von Trips si urtarono, la Ferrari del tedesco fu sospinta fuori pista; sempre a Monza, al via di una gara di Formula 3, la monoposto di un «gentleman » salì su una macchina rimasta ferma, capotando. Le conseguenze sono più o meno gravi a seconda della velocità, dell'angolo di impatto, dell'assetto dei veicoli, delle caratteristiche del tracciato e di molti altri fattori spesso irripetibili. Naturalmente, la velocità elevata, come capita tutti i giorni sulle strade, peggiora gli effetti dell'incidente. In sé, però, non è poi tanto incredibile come sembra il comportamento dei piloti che viaggiano in gruppo ai 250 0 270 l'ora. La velocità è alta ma uniforme, e le velocità relative (quelle cioè che tengono conto del veicolo precedente come punto di riferimento) mutano di poco, magari di 3-4 km orari. Il sorpasso fra due macchine, una a 254 l'ora e l'altra a 250, è come quello fra due pedoni. Ma se al « pedone » dei 200 l'ora trema lievemente la mano e lo sterzo — diretto o pochissimo demoltiplicato — comunica il movimento alle ruote, allora può scoppiare il dramma. E' raro che accada in rettilineo, mentre è frequente in curva, nella lotta a ruota a ruota. In Formula 1 si verifica meno spesso che in F.2 o in F:3, perché 1 piloti si conoscono tutti e sono dei veri professionisti. Ickx ha urtato Stewart? Rientra nelle regole (spiacevoli) del gioco. L'importante è che ai due piloti non sia accaduto nulla. Certo, Ickx avrà imparato qualcosa di più per il prossimo anno. Michele Fenu Monza. Due immagini del recente Gran Premio d'Italia: le vetture appena partite e mentre affrontano la curva « parabolica »; i piloti viaggiano a pochi centimetri l'uno dall'altro, la McLaren di Hulme, al comando del gruppo, ha il «baffo» anteriore destro piegato in seguito all'urto con la Brm di Surtees (Foto da « Auto Italiana »)

Luoghi citati: Canada, Italia, Monza