Soltanto i gol tengono svegli di Giovanni Arpino

Soltanto i gol tengono svegli IN CAMPO Soltanto i gol tengono svegli I quattro gol dì Rivera a Broscia fanno discutere come la resurrezione di un Lazzaro calcistico. L'ex bambino d'oro non aveva mai segnato tanto, quasi irridendo l'avversario, addirittura facendo a meno dei compagni di gioco. Il calcio, si sa, ha bisogno di gol, i tifosi re sono addirittura affamati, anche se notevoli incontri possono chiudersi con un logico risultato di parità e a reti inviolate. Non siamo mai stati antidifensivisti, determinate caratteristiche del nostro calcio ci hanno portato a una più giusta valutazione del gioco in contropiede, grazie al quale un'Inter ha conquistato fior di coppe, un Milan arroccato secondo la Maginot del suo espertissimo allenatore ha saputo rimediare a vari acciacchi. Però i gol ci vogliono, sono i gol a contraddistinguere una festa. Il football è nato per spingere un pallone in fondo a una rete. Ora questa sembra una stagione che, almeno secondo certi annunci, si presenta disposta a fornire gol, quindi soddisfazioni, anche se polemiche. Purché allenatori e attacchi delle squadre maggiori abbiano un poco più di slancio, di sagacità manovriera, di fiducia in sé stessi. La Fiorentina dello scorso anno segnò pochissimo e vinse uno scudetto. Con gli stessi gol, forse quest'anno non riuscirebbe a ripe-, tere l'impresa. Gli attacchi di varie squadre italiane si sor i rafforzati: e questa è una forza che è ora di impiegare, non spingendo in avanti una o due punte ma organizzando un « pieno impiego » della prima linea. La stessa severità arbitrale, invocata e ora in azione, consentirà di reprimere gli eccessi difensivi, quegli interventi « omicidi » che annullano o intimoriscono o danneggiano un Riva, un Mazzola, un Vieri, un Anastasi, un Chiarugi. Non si chiede alle varie squadre di ottenere punteggi tennistici, sarebbe illogico: dal Brasile all'Inghilterra, tutti hanno imparato a difendersi, coprirsi le spalle, rompere ai limiti dell'area di rigore il gioco avversario prima ancora di predisporsi all'offensiva. Chiediamo soltanto che un gioco come il football non ristagni per ore nella zona del centrocampo, che si allarghi secondo le consuetudini, che impieghi nella manovra d'attacco il numero di uomini necessari. Il lentissimo De Sisti esaminato a Firenze contro gli svedesi dell'Oester, avrà distribuito ai suoi compagni di attacco non più di sei sette palle sfruttabili. Di qui viene facile all'osservatore superficiale criticare le punte viola, siano Amarildo o Ma raschi o lo stesso Chiarugi, un'ala che non sa o non vuole passare il pallone, ma almeno lo sfrutta pericolosamente sino in fondo, e segna. Ora, davanti agli svedesi, organizzati ma poveri come tecnica, una squadra campione deve far vedere di più, a costo di rischiare. E' un discorso, è un esempio, che valgono per tutti: il campionato lo si gioca su due piani ben distinti, squadre di prestigio che dettano legge e squadre minori che devono arrangiarsi per non perdere. Tocca alle prime imporre o almeno tentare d'imporre i propri schemi. Di partite dopolavoristiche è pieno il mondo, le nostre periferie cittadine ne ospitano migliaia a ogni fine settimana. Lo spettacolo ha le sue leggi, più severe e diverse: e lo spettatore paga per essere trascinato in un divertimento totale, che significa gol Auguriamoci tutti che la giornata di Rivera sia ripetibile a ogni livello, altrimenti il football rischia di ridursi alle solite partite balneari tra scapoli e sposati Giovanni Arpino

Persone citate: Anastasi, Chiarugi, De Sisti, Oester, Rivera, Vieri

Luoghi citati: Brasile, Firenze, Inghilterra