Perché la moda del turpiloquio? di Remo Cantoni

Perché la moda del turpiloquio? Perché la moda del turpiloquio? Si rimane spesso sconcertati nell'ascoltare il frasario picaresco e l'eloquio lubrico che caratterizzano non solo le nuo■"c generazioni, ma anche gli interlocutori meno gióvani, maschi c femmine, soprattutto in alcuni ambienti benestanti. Le interdizioni linguistiche, le censure riguardanti alcune locuzioni scurrili, gli eufemismi, le reticenze e i pudori vittoriani nel parlare, sembrano fenomeni di altri tempi, relitti arcaici in via di estinzione, Impera il parlare sboccato e neo-boccaccesco, l'espressione virulenta e spregiudicata che sfiora, e spesso raggiunge in modo corrivo, il turpiloquio. Non vi sono più argomenti o parole « tabù », circonlocuzioni pudiche, metafore caute, terminologie velate o timidamente allusive. Come un torrente fangoso il linguaggio tra scina nel suo limo i termini che menzionano le funzioni escretorie, quelle genitali e il comportamento fisiologico dell'uomo messosi in completa libertà. A.che è dovuta questa rottu ra di argini nel parlare quotidiano? E' una spia che rivela una vocazione spontanea a liquidare il mondo del pregiudizio, dell'ipocrisia, dell'omissione, del silenzio colpevole? E' il sintomo verbale di una rivoluzione del costume? E' la testimonianza di un diverso e nuovo modo di essere nel mondo? Ognuna di queste domande affronta un problema reale. Ma al di sotto di questi problemi ve un denominatore comune. Questo atteggiamento libertario o libertino, fautore di nuove licenze nel linguaggio, nasce, a mio avviso, come avviene anche nei fenomeni letterari di metamorfosi stilistica, dal piacere della sconsacrazione. E in ogni sconfessione del sacro — si pensi alla bestemmia — permangono vistosi e tenaci i residui dell'universo dissacrato. L'uomo indifferente alla religione non sente alcun bisogno di bestemmiare. L'uomo sessualmente libero, nella mente e nel corpo, non costella il proprio frasario di emblemi erotici e non sventola una bandiera su cui sono impressi gli stemmi araldici del sesso. Dietro ogni provocazione scandalistica c'è, per solito, un problema non risolto, un complesso non superato, la traccia di un incubo non dissipato. Qualche utile insegnamento per comprendere meglio, gli itinerari e le metamorfosi del linguaggio di oggi, ce lo offre la storia letteraria. Nella letteratura occidentale — come faceva notare anni addietro un noto studioso tedesco, Erich Auerbach — la novità del realismo consiste nel passaggio dal senno sublimis, aulico e classicheggiante, al sermo humilis, che riporta nella pagina gli elementi più « creaturali », intimi e pratici della vita quotidiana. Le basi del realismo letterario vanno ricercate nell'immissione di nuovi ceti sociali entro il filone della storia e nell'avvento di un nuovo stile, che abbandona la gravitas dello stile letterario alto, illustre o solenne per affrontare, con un nuovo linguaggio, il brutto, l'indecente, il triviale, la miseria fisica e morale, la volgarità quotidiana. La realistica prosa sostituisce sempre più la idealista poesia e i suoi metri obbligati. La prosa umile mette a nudo ciò che vi è di antieroico nell'uomo, le sue necessità materiali e fisiologiche, gli incidenti anche comici o grotteschi della sua giornata. Lo scrittore realista si congeda dalla sfera austera del sublime e dell'eroico in cui si muoveva la letteratura aristocratica e classicheggiante. Gli eroi di Racine, che son nati e cresciuti negli ambienti altolocati della corte, non buscano mai raffreddori o indigestioni, non conoscono gli avvilenti bisogni corporali. Il bagno di Agamennone, nel sermo sublimis della tragedia di stampo classico, serr ve solo come luogo dove l'eroe viene sgozzato. La storia del realismo è antichissima. Nel mondo antico esso già affiora nei Dialoghi vivaci e scanzonati di Luciano, nell'Asino d'oro, l'avventuroso romanzo di Apuleio, nel dissoluto e mordace Satyricon di Petronio. Nel Medioevo Boccaccio è uno dei grandi padri del realismo. Nel Rinasci¬ embGcclfaucm mento sono realistici gli uomini descritti da Machiavelli e Guicciardini con una crudezza che rasenta il cinismo. Nel romanzo picaresco, i poveri guitd vagabondi e squattrina ti, provenienti dai recessi della società, gli umilissimi antieroi senza illusioni, sempre spinti dal bisogno, sempre costretti a vivere alla giornata tra mille espedienti, sono un popolaresco e animato ritratto di una esistenza sfrontata e senza scrupoli. Il romanzo settecentesco di costume è anch'esso un contributo a una visione disincantata dell'uomo. E' trascorso appena un secolo da quando Les fleurs dtt mal di Baudelaire e Madame Bovary di Flaubert subivano un processo per immoralità E il raffinatissimo e stilizzato Flaubert scrive: « L'ignoble me plait. C'est le sublime d'en bas y. A ogni sua tappa il realismo mette quindi a nudo nuovi aspetti reconditi della vita quotidiana. Il sermo hitmilis, con le sue volgarità, i suoi toni caricaturali o grotteschi, la sua descrizione spesso impudica della umana miseria, rivela insieme nuovi strati sociali e nuove dimensioni, prima occultate, dell'uomo. Non voglio identificare il realismo letterario con la sguaiataggine nei discorsi o sostenere che la moda del turpiloquio abbia un suo salvacondotto sociologico e stilistico. Ma il turpiloquio esiste e dilaga. Occorre comprendere perché analizzare la sua carta di identità. Il neo-picarismo e il neoboccaccesco del linguaggio quotidiano sono, per un verso, fenomeni concomitanti all'irrompere del proletariato e del sottoproletariato sulla scena del mondo. Ma sono anche fenomeni di imprestito o di accatto che le classi benestanti, inclini a ripudiare le proprie antiche tradizioni di decoro e compostezza, contraggono, non senza una dose di cattiva coscienza, con strati sociali ritenuti più vitali. Il borghese indossa, per così dire, panni non silòì/e fotìfa tnabteristicamertte il suo linguaggio. Il turpiloquio è, Infine, una fase tipica di una burrasca libertaria e anarchica, che sta investendo vaste regioni di un mondo ormai renitente alle sue passate convenzioni e spudorato per proposito più che per intima convinzione. Di questa burrasca il linguaggio è solo il barometro. Con tutta la buona volontà di compiere una ricognizione spassionata del fenomeno del turpiloquio, non riesco a compiacermi per l'espressione scurrile. Non è possibile una restaurazione linguistica, perché certi processi storici sono forse irreversibili. Ma al turpiloquio consapevole e neo-conformistico di un giovane borghese in vena di volgarità, preferisco la bestemmia spontanea i un facchino. I! frasario grossolano della gente incolta è più accettabile dei nuovi « stilemi » licenziosi che la gente ricca, e magari colta, ostenta per sembrare libera e spregiudicata. Il linguaggio segue un suo processo fisiologico quando si scrolla di dosso le maschere e la pruderie dell'ipocrisia. Ma il ricorso al turpiloquio è spesso una moda che appaga istinti aggressivi e distrugge solo la buona educazione. Remo Cantoni

Persone citate: Agamennone, Baudelaire, Erich Auerbach, Flaubert, Guicciardini, Machiavelli, Madame Bovary, Racine