Ragazza stordita a colpi di pietra violentata e uccisa in una roggia

Ragazza stordita a colpi di pietra violentata e uccisa in una roggia L'orribile delitto presso Dalmine in provincia di Bergamo Ragazza stordita a colpi di pietra violentata e uccisa in una roggia Arrestato un giovane: avrebbe parzialmente ammesso di essere l'assassino - E' un minorato psichico che lavora come muratore; le sue dichiarazioni sono al vaglio degli inquirenti - La vittima, quindici anni, prima di essere gettata in acqua sarebbe stata strangolata - L'agguato su una strada mentre la fanciulla tornava dal lavoro in bicicletta (Dal nostro corrispondente) Bergamo, 15 settembre. Una bella quindicenne è stata aggredita da un giovane mentre nella tarda mattinata di oggi stava facendo ritorno a casa dal lavoro: stordita a colpi di pietra, è stata violentata e quindi uccisa. L'assassino ha stretto con forza selvaggia alla gola la ragazza, quindi si è disfatto del cadavere gettandolo in una roggia. Non è stato ancora stabilito se la giovane erta ancora in vita quando è finita in acqua. . La vittima si chiamava Marilena Mottini ed abitava in una cascina situata alla estrema periferia di Dalmine, un grosso centro industriale a una decina di chilometri da Bergamo. Il delitto è stato compiuto verso le 12,30 a poche centinaia di metri dalla cascina stessa. Un giovane di Dalmine, Giovanni Lazzari, di 19 anni, minorato psichico, è stato arrestato quale presunto assassino. Il ragazzo ha parzialmente ammesso le proprie responsabilità, ma date le sue condizioni, gli inquirenti vogliono rendersi conto di Quanto egli afferma. A smascherare il presunto colpevole è stato il titolare dell'impresa presso la quale il giovane lavorava come muratore. Lo ha visto bagnato e spaurito: insospettitosi, ha denunciato il fattQ ai carabinieri. Dopo il primo interrogatorio, il Lazzari è scoppiato in lacrime. Avrebbe ammesso di avere colpito la ragazza, ma? subito dopo avrebbe ritrattato. Comunque è stato arrestato. Anche un altro giovane di Dalmine, Francesco Mora, operaio, è stato fermato, ma poi rilasciato. In un confronto con alcune persóne che avevano detto di avere scorto il presunto assassino - sul luogo del delitto, il giovane era stato riconosciuto. La parziale confessione del Lazzari lo ha però scagionato. La vittima era occupata da circa due mesi come operaia in uno stabilimento situato nel vicino paese di Madone e per i suoi spostamenti si serviva della bicicletta. Verso le 12,30 di. oggi stava appunto tornando dal lavoro, come tutti i giorni, ed era or- mai quasi arrivata a casa quando è stata aggredita. Con tutta probabilità l'assassino le ha teso un agguato: sapeva l'ora del passaggio della ragazza e forse la conosceva di vista. Tra l'altro la giovane nelle scorse settimane aveva detto ai suoi familiari di essere stata molestata per due volte da uno sconosciuto. Si pensa che l'autore di quelle molestie e l'omicida possano essere la stessa persona. Stamane le insistenze dell'uomo devono essere state pesanti, Marilena ha cercato di fuggire, ma l'aggressore era deciso a tutto. Come si è accertato, egli, che era giunto sul posto in bicicletta, dopo averla buttata a terra l'ha ripetutamente colpita al capo con una pietra e quindi l'ha trascinata in un vicino boschetto sulle sponde della roggia Brembilla. Il bruto ha strappato i vestiti ed ha abusato della ragazza; quindi l'ha stretta alla gola e infine l'ha scaraventata nella roggia, in un punto in cui l'acqua è alta circa 60 cm. Mentre risaliva la strada, l'assassino è stato visto da un passante, Severino Brugali, un operaio della zona. Quest'ultimo stava avviandosi verso casa e ha notato lo sconosciuto perché, come ha poi riferito, aveva i pantaloni completamente bagnati; segno che anche lui era scesa o più probabilmente era caduto nella roggia. L'aggressore dimostrava 20 anni, era alto circa un metro e 70, aveva i capelli biondo castano. Indossava un paio di pantaloni blu da tuta e un maglione scuro. Il Brugali ha dichiarato di averlo visto smarrito e gli ha chiesto dove stesse andando. Il giovane ha risposto che si recava da un cognato e si è allontanato a piedi, dileguandosi rapidamente. La descrizione risponde alla caratteristiche del Lazzari, che probabilmente verrà messo a confronto con il teste. Nel frattempo, una zia del¬ la ragazza, Teresina Maffloletti, mentre percorreva la strada di Madone ha visto a terra la bicicletta di Marilena ed accana quella dello sconosciuto. Si è subito preoccupata. Per prima cosa ha sgonfiato le gomme della bicicletta dell'uomo per impedirgli la fuga e quindi ha dato l'allarme a casa. La famiglia Mottini è particolarmente numerosa. Marilena viveva con il papà, Severo, di 49 anni, agricoltore; la mamma, Virginia Vergani, quarantunenne; i fratelli Giuseppe, di 18 anni, Giovanna di 11 e Gabriella di 4 anni; i nonni paterni, gli zii Luigi Mattini e Teresina Maffioletti e quattro cugini. Nella zona si è iniziata una battuta con l'intervento anche di un vigile urbano, chiamato dagli stessi familiari della ragazza. Poiché Marilena aveva riferito di essere stata molestata, si pensava che la ragazza fosse stata avvicinata da qualche malintenzionato e le ricerche si estendevano a tutto il boschetto. Poco dopo le 13, il cadavere di Marilena veniva trovato nella roggia e si scopriva cosi l'orribile delitto. Sul posto sono subito accorsi ì carabinieri della stazione di Dalmine, nonché quelli della tenenza di Zogno e del gruppo di Bergamo ed è stata perlustrata una vasta zona, ma senza esito. La salma di Marilena è stata pietosamente composta nella cella mortuaria del cimitero del luogo in attesa dell'esame necroscopico, u. g. Mil Mii Marilena Mottini, anni Dalmine. I genitori affranti dal dolore. Tra loro la sorellina di Marilena

Luoghi citati: Bergamo, Madone, Zogno