Giovinezza fascista

Giovinezza fascista LE «PRIME» SULLO SCHERMO Giovinezza fascista Nel film di Rossi una ricostruzione degli anni '30 con la crisi ideale di tre universitari (Astor) — Ritorna il passato fascista nel film di Franco Rossi Giovinezza giovinezza, suggerito più che derivato dal romanzo di Luigi Preti. E' un film dove il bianco e nero assume i giusti trai, severi e malinconici, nel desiderio di restituire il clima di quegli « anni imperiali » (dal 1936 al '40) apparentemente fulgidi e in realtà così aridi, intimamente. Franco Rossi è stato, insieme, discreto ed esatto nell'evocazione controllata d'un tempo e di un'atmosfera che non sono pochi a ricordare. Nel film il ricordo e intriso di tenerezza quando i giovani personaggi danno fervore ai loro sentimenti. E l'evocazione ripudia le deformazioni polemiche nel registrare uno degli aspetti, in un certo senso, segreti del tempo: quello che denunciava la crisi latente del fascismo, manifestata dal regime attraverso l'insofferenza per il ragionamento critico concreto, la persecuzione e la condanna di quanti non condividevano le ideologie del partito unico. Tutto questo fa da sfondo ai casi di tre giovani uniti, nella Ferrara del 1936, da saldi vincoli d'amicizia, anche se di condizione diversa. Mariuccia e Giordano, sorella e fratello, agiati, con il padre gerarca e grosso commerciante; Giulio di modesta estrazione, con un genitore antifascista clandestino. Tra Giulio e Mariuccia fiorisce un tenue idillio, intanto che Giordano, insofferente della propria posizione privilegiata, sente un progressivo rancore verso il regime esemplificato dal solenne papà in orbace ed è portato a schierarsi con coloro che stanno sull'altra riva. Gli anni trascorrono, si giunge alla guerra; Giulio e Mariuccia non si Rivedranno perché lei sposerà un pilota; Giordano, che non fa mistero della sua opposizione, sarà processato e condannato, e quando uscirà di carcere espatrierà in Dalmazia per associarsi a quei partigiani. Giulio, nonostante Mariuccia sia presto vedova, si sente, come prima, escluso da lei e partirà per il fronte. I tre inseparabili non si ritroveranno più. L'ultima parte, quella del definitivo incontro nella vecchia villa nel Delta, è d'una tristezza struggente per il modo come vi è espressa la disperata ricerca d'un tempo perduto. Altrove il racconto si fa più fragile, frantumato, in qualche punto opaco. E' il difetto che incrina, qui e là anche l'evocazione, afferrabile in pieno da chi ha vissuto quegli anni in cui molte coscienze furono mortificate, ma non sempre accessibile a chi ne abbia una conoscenza solo indiretta, non vissuta. L'interpretazione dei giovani, tutta in chiave intimistica, è efficace: bravi nell'ordine Katia Moguy, Alain Noury e Roberto Lande. vice

Persone citate: Alain Noury, Franco Rossi, Luigi Preti, Roberto Lande, Rossi

Luoghi citati: Dalmazia, Ferrara