Stockhausen col martello di Massimo Mila

Stockhausen col martello Al Festival musicale di Venezia Stockhausen col martello Una composizione del maestro tedesco che ha suonato usando arnesi da falegname (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 12 settembre. Il nome di Stockhausen aveva richiamato un folto pubblico ieri sera alla Fenice, per il concerto che il compositore tedesco — uno dei protagonisti della musica post-seriale — vi teneva insieme con i suoi collaboratori ormai abituali: Harald Bojé all'electronium, Johannes Fritsch alla viola, Alfred Alings e Rolf Gehlhaar al tamtam e ai microfoni, più il « Free Music Group» di Parigi che comprende: il pianista e compositore Carlos Roqué Alsina, Jean-Francois Jenny-Clark al contrabbasso, Jean-Pierre Drouet alla percussione, il compositore Vinko Globokar al trombone e Michel Portai al clarinetto e saxofono. Dato il tipo di musica che Stockhausen pratica attualmente, l'apporto di questi strumentisti è superiore a quello di una normale esecuzione. Dopo avere praticato tra i primi la musica elettronica nello studio di Colonia, e dopo avere fissato con lavori fondamentali le tappe dell'evoluzione musicale dopo la dodecafonia, Stockhausen si è fissato da qualche tempo in un tipo di produzione che scavalca ogni nozione tradizionale della musica e si pone come un modo di operare direttamente nei suoni. Suoni prodotti dai detti strumentisti, per lo più, e talvolta col concorso di altri elettronicamente generati, ma convogliati per mezzo di microfoni a contatto verso un banco di missaggio, dove il compositore stesso, di solito, li amalgama, li manipola e li equilibra per mezzo di filtri e regolatore, producendo seduta stante la composizione col materiale che quelli gli inviano. Non è chiaro in che misura questo materiale inviato dagli strumentisti sia prescritto attraverso la notazione, in che myvJja^sia improvvisato, di Jok ro iniziativa o su'sollecitazione dei segnali che il compositore stesso emette con fischietti, trombette, campanelli e piccoli flauti acutissimi. Di questo tipo di lavori Stockhausen ebbe a idearne quindici nel corso d'una intensissima settimana del maggio scorso. (Non si capisce se la coincidenza con gli avvenimenti studenteschi francesi sia casuale, volutamente suggerita, oppure volutamente e polemicamente taciuta). Ne nacque un ciclo « aus den sieben Tagen » (dai sette giorni), al quale il compositore attinge a piene mani, tutte le volte che c'è da offrire qualche prima esecuzione ad un festival. In quella presentata ieri sera, Intensitaet, il compositore non sedeva ai filtri e regolatori, bensì accanto agli esecutori, a un deschetto da falegname, ed intento a piallare e martellare, simile ora a mastro Geppetto, ora a Beckmesser. Forse la mancanza di questo elemento decisivo, che è l'elaborazione estemporanea degli elementi sonori, fece sì che questo nuovo pezzo deludesse alquanto le aspettative: è una metodica elencazione di elementi sonori puntiformi, che' potrebbe andare avanti all'infinito; ci si aspetta sempre che a un certo punto essi si rapprendano tra loro e diano luogo a una fiammata di improvvisazione collettiva (vera o preordinata, poco importerebbe), ma questo non avviene mai. Ciò avviene invece, e spesso, nel secondo pezzo della serata, Selz die Segei zitr Sonne (Alza le vele verso il sole), dove il compositore regola l'insieme dei suoni, e talvolta si direbbe che li susciti, lanciando ai suoi collaboratori segnali per mezzo d'una chincaglieria di strumentini squillanti e tintinnanti. I suoni dapprima isolati dagli esecutori reagiscono l'uno sull'altro, e si avvi luppano in folate improvvise c in intricate matasse sonore, poi disciolte in un lungo, memorabile passo, di discesa verso il pianissimo di punti e di sonorità filiformi, dove vibra tutto un incanto di sentimento della natura (valore al quale l'italiano medio è, com'è noto, assolutamente refrattario). Ma il pubblico ormai aveva perso la pazienza, e questa se¬ quenza bellissima andò distrutta dalla gazzarra, vivacemente capeggiata dall'amico e collega Alfredo Parente. Alla fine, come al solito, sala divisa in due partiti, altrettanto accaniti nella disapprovazione e nell'applauso. Massimo Mila Londra. Ursula Andress al « party » di presentazione del suo prossimo film « Un perfetto venerdì ». Sarà la storia di una originale rapina. Il «ciak» sarà dato lunedì (A. P.)

Luoghi citati: Colonia, Londra, Parigi, Venezia