L'opposizione extra-sindacale

L'opposizione extra-sindacale Gli scioperi in Germania L'opposizione extra-sindacale (I «gatti selvaggi», figli del « boom », minacciano di soffocarlo) (Dal nostro corrispondente) Bonn, 11 settembre. Scioperi « selvaggi » nelle miniere della Saar e della Ruhr, nelle acciaierie della Westfalia e della Baviera, nei cantieri navali di Klel. Trattative affrettate e affannose tra sindacati e datori di lavoro, per calmare gli scioperanti e non interrompere il ritmo di produzione, e concessioni salariali larghissime alle maestranze (tra il 10 e il 14 per cento). Ciò che non era mai accaduto nel dopoguerra nella Germania del « miracolo economico», citata ovunque ad esempio di disciplina, succede ora — a due settimane e mezzo dalle elezióni politiche — in un clima arroventato. E' difficile tener dietro alla cronaca degli scioperi: per una miniera dove si raggiunge un accordo, ve ne sono tre dove gli operai scendono in piazza con richieste sempre più alte; e così via, negli altri settori industriali. Le richieste non sono da poco: oggi, a Dortmund, 9 mila minatori delle cave Minister Stein, Germania e Zollern hanno chiesto un aumento di 950 lire per turno di lavoro, 24 mila lire mensili di indennità di abitazione e 28 giorni lavorativi di ferie pagate. Gli scioperi « selvaggi », proclamati senza preventive consultazioni con i rappresentanti sindacali, sono un allarme per l'economia. Che cosa succederà — ci si domanda — se domani o la settimana prossima altre categorie, centinaia di migliaia ' o milioni di lavoratori, decidessero di astenersi dal lavoro? In quale misura si rifletterebbero gli aumenti salariali sui costi di produzione, sui consumi e sui prezzi? La situazione sembra senza via di uscita. Lo ha ammesso ieri il' governo, concedendo ai sindacati e ai datori di lavoro completa libertà di trattativa. Lo ha ammésso il segretario di Stato all'Economia, Arndt, il quale ha previsto entro la fine dell'anno aumenti del prezzi del 5 per cento e non ha .escluso un'inflazione. A buoi scappati, o pronti, alia fuga, sìTsfianno cercando. l'é'CàiJSe e le responsabilità,^ Due anni fa — si ricorda — scioperi organizzati erano considerati improbabili, scioperi « selvaggi » assolutamente impossibili. Le maestranze, ancora sotto l'influsso della recessione del 1966, chiedevano timidamente aumenti salariali e temevano per il posto di lavoro. Ora che il «boom» è esploso, che il mercato del lavoro è prosciugato, che vi sono 850 mila posti di lavoro liberi, che gli imprenditori si strappano di mano la manodopera, che le commesse crescono (soprattutto dall'estero, grazie al marco pagato meno del suo valore effettivo) e che l'industria non riesce a tener fede alle consegne e ha paura, i lavoratori hanno il coltello dalla parte del manico. E' colpa del « boom », del surriscaldamento dell'economia tedesca, se si è arrivati al punto in cui si è oggi. Dinanzi ai cancelli delle fabbriche, camioncini con altoparlanti reclutano operai, nelle stazioni ferroviarie mediatori di pochi scrupoli ingaggiano lavoratori stranieri per offrirli quasi come schiavi agli imprenditori; a Monaco vi è un mercato clandestino dove si noleggiano braccia al prezzo di 15 marchi (circa 2300 lire) l'ora. Non vi è pertanto da stupirsi che gli operai rompano i contratti di lavoro, che vengano meno agli impegni sottoscritti dai loro rappresentanti (che seggono nei consìgli di amministrazione, grazie alla cogestione nel settore siderurgico e minerario), che disconoscano i sindacati e scendano in piazza. Come in politica si è formata una opposizione extraparlamentare (Apo) contro la grande coalizione, cosi negli ambienti del lavoro si sta formando una opposizione anti-sindacale (Ago). La situazione è pericolosa per la stabilità della Germania. I politici di Bonn ora si palleggiano le responsabilità. La democrazia cristiana accusa il ministro dell'Economia Schiller, socialdemo" cratico, di aver provocato il «surriscaldamento». Schiller ribatte: « Lo avevo previsto, quando in maggio avevo consigliato di rivalutare il marco. Il focolaio dell'inceri, dio è la esagerata domanda dall'estero ». Una rivalutazione del marco (attesa per metà ottobre) potrebbe forse circoscrivere la fiamma, prima che sia troppo tardi Anche l'odierna decisione della Banca federale dì aumentare il tasso di sconto di un punto (dal 5 al 6 per cento) per rincarare il credito all'industria, viene considerata un palliativo. t. s.

Persone citate: Arndt, Schiller, Stein