Foggia, le miniere sotto il grano di Mario Dilio

Foggia, le miniere sotto il grano Il Tavoliere attende il benessere dall' industrializzazione Foggia, le miniere sotto il grano La città, rinata dalle macerie della guerra, ha tutte le possibilità per sviluppare la sua economia, ancora agricola - Il suolo è fertile ma «assetato» - Il sottosuolo nasconde bauxite e metano: le popolazioni della Daunia e del Subappennino chiedono che si sfruttino queste ricchezze per industrializzare la zona Poche, finora, le iniziative imprenditoriali ma già si prepara l'area destinata ai grandi stabilimenti Dopo la « Tavola rotonda » organizzata da La Stampa a Bari e dopo gli articoli sul nuovi insediamenti industriali nel Mezzogiorno e sulla Fiera del Levante, pubblichiamo da oggi una serie di servizi sulle province pugliesi. (Dal nostro inviato speciale) Foggia, 11 settembre. Foggia uscì dalla guerra quasi totalmente distrutta. Nel '46 oltre l'ottanta per cento delle abitazioni era raso al suolo. Nevralgico nodo ferroviario per le comunicazioni tra Nord e Sud e tra l'Adriatico e il Tirreno, venne presa di mira con insistenza esasperante dai bombardieri, che riversarono sulla città dauna migliaia di tonnellate di esplosivo. Le vittime furono ventimila. Dopo 23 anni di intenso lavoro, Foggia si è trasformata in una città moderna e vivace. Ricostruita con razionali criteri urbanistici, si è lanciata sulla via dello sviluppo con puntigliosa volontà. I progressi si registrano anno dopo anno. Nonostante la forte emigrazione degli- anni '50 verso le metropoli del triangolo industriale e verso i Paesi dell'Europa Centrale, la popolazione del capoluogo è passata dai 97.500 abitanti del 1951 ai 138.000 del '68. Per decenni Foggia è stata al centro di un territorio celebrato come « il campo della battaglia del grano ». Erano tempi di autarchia e di nazionalismo, ma erano anche i tempi in cui tutte le famiglie meridionali sì cibavano di farinacei e basta. La carne o i formaggi sulla mensa, diceva Giuseppe Di Vittorio, che a Foggia aveva diretto la Camera del lavoro, e a Lucerà era stato incarcerato per aver diretto gli scioperi dei contadini poveri, si vedevano soltanto in occasione di Natale e Pasqua. Oggi le centinaia di migliaia di ettari del Tavoliere, specialmente lungo la fascia costiera, producono derrate agricole che speditamente raggiungono i mercati del Nord e quelli esteri. Nella meccanizzazione agricola Foggia è una deUe province più dotate: il parco trattoristico rappresenta il 46"z'o di quello della intera Puglia. Anche.il patrimonio zootecnico fa-progressi. Dai 33 mila capi bovini del 1951 sì è passati agli oltre 50 mila del '68. La produzione lor- da, vendibile, dell'agricoltura in provincia di Foggia supera il valore di 80 miliardi di lire l'anno. Il capoluogo trae indubbi vantaggi da questa agricoltura che si evolve. Lo si avverte percorrendo le strade dei nuovi quartieri cittadini, osservando il comportamento spigliato e moderno della gente, dei giovani, delle ragazze. Incontro il giovane sindaco di Foggia, Vittorio Salvatori, nel palazzo comunale, una brutta costruzione di stile fascista. « Foggia — dice — è una città che avverte, in maniera particolare, esigenze di interventi straordinari, che soddisfino i molteplici aneliti di sviluppo. Siamo di fronte ad una crisi di crescita. Ma enumerare i bisogni non è difficile. Stiamo realizzando opere igienico-sanitarie di primaria importanza, quale, ad esempio, la nuova rete - idrica e fognante. Avvertiamo la carenza dell'alimentazione idrica, con particolare riferimento all'irrigazione. Tuttora inappagate le istanze per un concreto sviluppo industriale cittadino. Sul piano della cultura siamo in attesa di veder risolto il problema 'dell'Università foggiana ». In tema di industrializzazione, Foggia e la sua provincia hanno visto ben poco, almeno fino ad oggi. Le ini. ziative, giunte dall'esterno, sono pòchissime: uno stabilimento di prodotti agricoli surgelati, realizzato dalla Efim, la Lanerossi dell'Eni e un impianto petrolchimico dell'Anic in costruzione a Manfredonia. La Daunia è una terra di risorse. Affermano i tecnici che i giacimenti di idrocarburi scoperti in questi anni, ricchi di oltre 40 miliardi di metri cubi di metano, potrebbero, se convenientemente valorizzati in loco, modificare la struttura economica non soltanto della provincia di Foggia, ma dell'intera Puglia e del Molise. Questa la ragione delle frequenti agitazioni della gente del Subappennino, che, qualche mese fa, ha marciato sui pozzi chiedendo nuove fabbriche e lavoro per i disoccupati. « Da anni le nostre lotte — mi dice Pasquale Panico, segretario della Camera del lavoro di Foggia — sono rivolte a sollecitare' la realizzazione delle opere irrigue e la costruzione di industrie che utilizzino il metano e la bauxite del nostro sottosuolo -». Questa storia delle risorse è una ferita aperta; sulla pelle dei foggiani. Da anni assistono allo sfruttamento della miniera di bauxite di San Giovanni Rotondo, sul Gargano; una società italiana estrae il minerale e, dopo averlo trasportato al porto di- Manfredonia, lo imbarca su chiatte che salgono l'Adriatico fino a Porto Marghera; la bauxite è destinata a industrie lombarde, che la trasformano in alluminio. Giuseppe Di Vagno, deputato del psi, afferma che « se sono sorti in Puglia alcuni complessi produttivi di base, la ragione è da ricercarsi nella vicinanza delle fonti dì materia prima, il petrolio del Medio Oriente e i minerali del continente africano ». «Ma a valle di questi colossi — dice Di Vagno — non è nata una costellazione di piccole e medie industrie ma. nifatturiere capaci di assorbire la mano d'opera pugliese. Molte decisioni in questi ultimi anni hanno favorito le regioni settentrionali, anche se è accertato che i nuovi insediamente industriali nelle aree congestionate del Nord determinano il continuo trasferimento di mano d'opera dal Mezzogiorno aggravando i problèmi delle amministrazioni locali settentrionali, che debbono provvedere alla costruzione di nuovi quartieri per gli immigrati ». « Occorre — soggiunge — una legge che dia alle autorità pubbliche il potere di imporre alle industrie una localizzazione rispondente alle esigenze non solo economiche, ma anche sociali di vaste regioni italiane. Uno strumento coattivo al quale né le im¬ prese pubbliche né le private possano sottrarsi. Assistiamo ancora al fenomeno del drenaggio di capitali dal Mezzogiorno verso altre zone del Paese (denunciato da Salvemini e Dorso tanti decenni fa), e ciò è deprecabile, poiché è nota a tutti la drammatica realtà meridionale. Ecco perché si rivela essenziale una nuova polìtica creditizia, con un organismo ad hoc, che ■partecipi al capitale di rischio delle imprese, che installano propri impianti nelle regioni meridionali». Foggia ha tutte le. condizioni ambientali per poter organizzare uno sviluppo organico e razionale della propria economia. Il reddito globale dell'intera provincia supera i 325 miliardi, quello pro-capite raggiunge le 477 mila lire, ed è al secondo posto in Puglia dopo Taranto. Le poche iniziative industriali si sono localizzate lungo la statale 16 che attraversa la pianura del Tavoliere e consente alle industrie di collegarsi agevolmente ai tronchi autostradali, cioè la Foggia-Napoli e la Foggia-Ancona, oltre . che all'asse Foggia-Bari-Brindisi. Tutta la zona irrigabile attorno al capoluogo è già oggi potenzialmente una industria di grande avvenire. L'architetto Carlo Ferrari, che sta lavorando attorno al piano dell'area industriale di Foggia, mi ha chiarito che il nuovo disegno urbanistico ha il suo concetto forza sulla « circonvallazione dell' industria », cioè una visione a più largo raggio della possibilità d'insediamento delle attività produttive; lo scopo è quello di coinvolgere nel processo di sviluppo economico l'intera fascia subappenninica e pedegargamea, in una azione di riequilibrio con il territorio dell'intera provincia. Mario Dilio ■Termoli AUTOSTRADE IN SERVIZIO HBH1 IN COSTRUZIONE 5=2^ IN PROGETTO

Persone citate: Anic, Carlo Ferrari, Di Vagno, Dorso, Gargano, Giuseppe Di Vittorio, Pasquale Panico, Salvemini, Vittorio Salvatori