Industrie per il Sud di Arturo Barone

Industrie per il Sud ANALISI Industrie per il Sud (Per quanto massicci, non bastano gl'investimenti delle partecipazioni statali) (Dal nostro inviato speciale) Bari, 11 settembre. Per quanto massicci, gli investimenti delle partecipazioni statali non bastano a provocare il « decollo » economico del Mezzogiorno. Occorre, perciò, anche un forte impegno del capitale privato. A quasi vent'anni dalla istituzione della Cassa del Mezzogiorno, il distacco fra Nord e Sud è praticamente immutato. Il Mezzogiorno ha fatto nel frattempo grandi progressi, maggiori di quanti ne avesse compiuti dall'Unità in poi, ma il suo peso nella produzione e nel reddito nazionale continua ad essere di gran lunga inferiore al suo peso demografico. Il terzo abbondante della popolazione italiana deve accontentarsi del quarto del reddito complessivo. Questo squilibrio rispecchia tutta una serie di condizioni d'inferiorità, non solo economiche, ma anche sociali. La stessa agricoltura, che ancora conserva una importanza notevolissima nell'economia delle regioni meridionali ed insulari, presenta troppo spesso caratteristiche di arretratezza colturale ed organizzativa, che la rendono più vulnerabile alle vicende meteorologiche e alle speculazioni commerciali. La classe dirigente dell'Italia repubblicana ha avuto il grande merito di affrontare, in questo dopoguerra, il problema del Mezzogiorno nell'intento — anzitutto civile — di realizzare quell'unificazione del Paese che dopo novant'anni era ancora un fatto prevalentemente territoriale, Era una impresa ciclopica, che richiedeva una quantità di capitali e di tecnici di gran lunga superiore a quelle che erano, allora, le disponibilità del paese. - Questa scarsità di mezzi, e: la mancanza di esperienza in fatto di aree depresse, ' imposero un approccio piut" tosto empirico e dispersivo. In un primo tempo, si pose l'accento su interventi di tipo tradizionale (bonifiche, opere pubbliche, abitazioni, ecc.), sperando che ciò bastasse a creare l'ambiente adatto agli insediamenti industriali privati. Essendo questa speranza andata delusa, si passò ad un secondo tempo caratterizzato dall'intervento delle imprese a partecipazione statale nel settore delle industrie di base (siderurgia, petrolchimica) e dalla incentivazione indiscriminata delle altre attività industriali. Anche stavolta si dovettero lamentare molti insuccessi: i grandi stabilimenti di Taranto e di Gela rimasero isolati (vere « cattedrali nel deserto »), mentre l'eccessiva dispersione degli investimenti minori (in base al funesto slogan « ogni campanile la sua ciminiera ») provocava un inutile spreco di capitali pubblici e privati. Siamo ora al « terzo tem- po », quello in cui si dovrà tener conto degli errori del passato, sviluppando le in: dustrie manifatturiere che non siano « doppioni » di quelle del Nord e siano inoltre inserite in « blocchi d'investimento », la cui economicità venga assicurata preventivamente dalla compresenza nell'area di industrializzazione d'imprese fornitrici e d'imprese acquirenti. In questa nuova fase, le partecipazioni statali sono chiamate a maggiori impegni, specie nei settori a più alto assorbimento di manodopera come quello metalmeccanico (i 264 miliardi, investiti ' globalmente nel 1968, saliranno a 393 nel 1969 e 533 nel 1970). Ma se si vuole davvero stringere i tempi del «decollo» del Sud, anche questo non basterà. Grandi industrie private hanno già iniziato a costruire stabilimenti nel Sud ed hanno annunciato nuovi massicci investimenti. Ma è necessario che nel processo di industrializzazione del Mezzogiorno intervengano altre imprese, grandi e meno grandi. Proprio questo è lo scopo della « contrattazione programmata ». Arturo Barone Roma, 11 settèmbre — Gli aspetSt giuridici del trapianto di organi umani saranno discussi dal VII congresso annuale dell'Association Internationale Jeunes avocata, A.i.J.a., che si svòlgerà a Beirut dal 21 al 30 settembre. (Ag. Italia)

Luoghi citati: Bari, Beirut, Gela, Italia, Roma, Taranto