Volontè ritorna al cinema in un film "contro il sistema,, di Liliana Madeo

Volontè ritorna al cinema in un film "contro il sistema,, Sta girando un "giallo,, con Florinda Bolkan Volontè ritorna al cinema in un film "contro il sistema,, « Non ho tradito i compagni » dice l'attore che l'anno scorso abbandonò il lavoro per darsi alla politica (Nostro servìzio particolare) Roma, 8 settembre. « Voglio vivere politicamente la mia esperienza di attore. Gli obbiettivi e i metodi di questo discorso politico vanno scelti strada facendo » così esordisce Gian Maria Volontè, l'attore che un anno fa diede un calcio ai milioni che i. nostri produttori gli offrivano dopo il successo dei suoi ultimi film. Alla vigilia del primo «ciak» piantò in asso il regista Patroni Griffi e il suo Metti, una sera a cena. Proclamò a gran voce che « fare l'attore così significa ridursi ad un robot, farsi usare dal potere ». Ebbe guai contrattuali. Scese nelle piazze a mimare, fra la gente che affollava le strade per gli acquisti di Natale, i problemi degli operai licenziati da una fabbrica romana. Si unì al lavoro dei gruppi più attivi nel Movimento studentesco. Ogni volta che c'era una manifestazione, imo sciopero, un'assemblea di borgata, c'era lui, circondato da una piccola corte di fedelissimi. Non volle più parlare coi giornalisti. Con la regìa di Godard ha girato anche un misterioso western, Il vento dell'Est. Ma questo sembrava più un gesto isolato, quasi un film per « gioco », che il sintomo di una reale intenzione dì riprendere il suo posto nel cinema. Troppo clamoroso era stato il suo « addio » per far pensare ad un ripensamento imminente. E il suo comportamento lo confermava. Ora è tornato sul set di un film prodotto da una grossa Casa cinematografica italiana. Ha al suo fianco una diva, Florinda Bolkan. E* diretto da un regista professionista, Elio Petri. Tutto azzimato, col cappello stirato per esigenze di copione, camicia bianca e cravatta, lo incontriamo sul set di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Siamo in una casa soffocata dalle piante rampicanti, dai lumi « liberty », dai pesanti tendaggi floreali. In un grande letto dalle lenzuola nere, con le-mani rigate di-liquido rosso che sembra sangue, da alcuni giorni agonizza davanti alla macchina da presa Florinda Bolkan. Volontè le passa davanti senza degnarla di uno sguardo. «Il film — egli dice — ha l'andamento di un giallo. Racconta come un uomo uccide la sua amante in un modo così perfetto che nulla potrebbe mai tradirlo. Uccidendo, egli, che è un commissario dì polizia, vuole soprattutto misurare il suo potere, esercitare un'autorità che sa incontrastata, verificare fino a che punto è immune da sospetti o critiche. Anche fisicamente, è un personaggio che mi ripugna. Non ha nessuna dimensione affettiva o umana che lo renda simpatico. E' la sintesi delle facce più volgari ed abiette che il potere può assumere là dove i cittadini non hanno chiara coscienza critica dei loro diritti ». Il ruolo lo stimola. Il contenuto del film lo interessa. Ma questo suo rientro nei ranghi non è un passo indietro rispetto alle polemiche dell'anno scorso? «No — rispónde deciso — ogni azione politica passa attraverso momenti diversi. L'anno scorso ho raggiunto un obbiettivo considerevole, facendo un dìscorso economico, denunciando la strumentalizzazione dell'attore, la manipolazione che il cinema subisce nelle fasi di produzione, distribuzione e noleggio. Poi c'è stato il discorso sindacale, poi quello della possibile alternativa al cinema e al teatro industriali. Oggi mi ripresento con un film che ha un contenuto validissimo. Domani saranno ancora altri gesti, altre scelte da fare ». Ma lottare contro il sistema dall'interno, servendosi dei suoi strumenti (e godendo dei vantaggi economici che esso offre) non è più difficile e rischioso? « Si tratta di operazioni lente — risponde Volontè. — Si tratta anzitutto di far prendere coscienza a tutti coloro che operano nell'ambito della cultura, del¬ la loro funzione e della loro necessaria autonomia. Il mio gesto dell'anno scorso, da solo, non significa niente. Non è un'azione individuale che può modificare qualcosa nella nostra società ». Liliana Madeo »

Persone citate: Elio Petri, Florinda Bolkan, Gian Maria Volontè, Godard, Patroni Griffi, Volontè

Luoghi citati: Indagine, Roma