I colonnelli si ritirano?

I colonnelli si ritirano? ANALISI I colonnelli si ritirano? (Nel Ghana i militari hanno ceduto il potere ai civili dopo tre anni di dittatura) Dovunque assumono il potere, i militari si affrettano a proclamare che non desiderano mantenerlo e che la loro unica preoccupazione è di restituirlo ai civili « appena possibile ». Lo hanno promesso i marescialli brasiliani, poi i colonnelli greci. Ma nessun popolo si è mai illuso di fronte all'impegno; né si è mai dato il caso — in Europa, in Asia o in America — di un pacifico ritorno alla democrazia dopo un colpo di Stato militare. Tanto più sorprendente è dunque l'esempio che ci viene da un paese dell'Africa nera — il Ghana — dove, dopo dieci anni di potere personale (Kwame Nkrumah) e tre di dittatura dell'esercito, i cittadini sono potuti andare alle urne per eleggere liberamente un governo parlamentare. Nel 1966 i colonnelli ghanesi del Consiglio nazionale di Liberazione cacciavano dal paese il dott. Nkrumab — il « redentore », come amava definirsi — al quale rimproveravano « il suo socialismo utopistico, i sogni di grandezza e l'eccessivo autoritarismo »; e, potremmo aggiungere, la troppa fretta di arricchire. Oggi, compiuta la loro «missione normalizzatrice della vita nazionale », i militari si ritirano lasciando al libero gioco dei partiti l'esercizio del potere. Le elezioni a suffragio universale si sono svolte alla fine di agosto in una atmosfera appassionata, ma senza urti violenti. Circa un milione di elettori iscritti (su una popolazione di 6 milioni e mezzo di abitanti, secondo il censimento del 1960), dovevano designare centoquaranta deputati al Parlamento di Accra. Erano in lizza parecchi gruppi politici. Ma due spiccavano sopra tutti: l'Alleanza liberale di Komla Gbedemah, che fu ministro delle Finanze di Nkrumah primardi rompere con il dittatore; ed il Partito del progresso, guidato da Kofi Busia, un professore di sociologia, avversario del « redentore » fin da prima che il Ghana ottenesse l'indipendenza. Ha vinto largamente Busia, che formerà entro il 30 settembre il primo governo civile dopo tre anni di amministrazione militare. Se « passano la mano », i colonnelli ghanesi lo fanno tuttavia con prudenza. Il Partito della Convenzione del popolo, che fu fondato da Nkrumah, non è stato ammesso alle elezioni; ed i poteri presidenziali, del resto assai limitati, per decisione dell'Assemblea Costituente , saranno esercitati «per un periodo indefinito » da un triumvirato comprendente i capi più auto revoli del Consiglio nazionale di Liberazione. « Queste precauzioni si possono capire — ha scritto Le Monde, — ma autorizzano a dubitare che t militari ghanesi si rassegnerebbero a veder rimessi in discussione da un governo civile gli orientamenti politici ed economici che essi hanno imposto al paese... Si aspettano piuttosto dai nuovi eletti dal popolo che continuino l'esperimento di liberismo negli scambi e di cooperazione con l'Occidente iniziato dopo la fine del regime di Nkrumah». La restaurazione è naturalmente possibile. Ma è pur sempre notevole che i militari abbiano ceduto liberamente il potere, ripudiando il detto del Primo ministro irakeno Abu Zuhair Tahir Yahya: « Sono venuto su un carro armato e soltanto un carro armato potrà scacciarmi ». Alfonso Di Nola OUAGADOUGOU

Persone citate: Alfonso Di Nola, Busia, Kofi Busia, Kwame Nkrumah, Zuhair Tahir Yahya

Luoghi citati: Accra, Africa, America, Asia, Europa, Ghana, Ouagadougou