Idris ha rinunciato ai trono di Libia ma chiede di poter tornare in patria di Giorgio Fattori

Idris ha rinunciato ai trono di Libia ma chiede di poter tornare in patria Idris ha rinunciato ai trono di Libia ma chiede di poter tornare in patria Patetica lettera a Nasser perché interceda presso il nuovo governo: «Tornerei non come sovrano, ma come capo religioso» Il presidente egiziano assicura che il suo desiderio sarà esaudito - Il «leader» del colpo di Stato sarebbe un ufficiale di 25 anni (Val nostro inviato speciale) Tunisi, 6 settembre. Re Idris, con una lettera al presidente Nasser, gli ha chiesto di intercedere presso la Giunta affinché egli possa tornare in patria, non più sul divano dei re Senussi,- ma come capo religioso della setta musulmana. Nasser, che di giorno in giorno si configura sempre più chiaramente come il padrino elettivo della rivoluzione, ha risposto che il Consiglio dei militari libici è d'accordo e che il desiderio del vecchio re potrà essere esaudito. Dopo giorni di oscura incertezza la situazione sembra avviarsi rapidamente alla normalità con la rinuncia al trono di Idris e il dialogo aperto con gli occidentali, gli ufficiali ribelli appaiono più che mai consolidati al potere. Le notizie che arrivano dalla Cirenaica sono ancora confuse. Continuerebbero gli scontri nel deserto con tribù berbere fedeli alla monarchia, ma nelle città, dove il coprifuoco è stato revocato nelle ore diurne, non si segnalano incidenti. Un gruppo di francesi (tre uomini e due donne giunti oggi in taxi a Tunisi da Tripoli, dopo un viaggio avventuroso) hanno raccontato che all'alba del 1" settembre gruppi di militari irruppero nell'albergo «Libia Palace », dove essi alloggiavano, perquisendo tutte le stanze e arrestando alcuni ufficiali di polizia. Rinchiusi nelle stanze d'albergo, per cinque giorni hanno udito sparatorie isolate nelle vie di Tripoli. « I rivoluzionari — ha detto uno dei francesi — hanno tutti un'aria molto giovane ed efficiente. Ne abbiamo conosciuti alcuni al loro quartier generale della radio: apparivano eccitati ed allegri, sicuri del fatto loro». Sono le prime testimonianze dirette del fulmineo «putsch», mentre frontiere e aeroporti rimangono chiusi, ma ormai potrebbe essere questione di ore. Alcune auto di diplomatici stranieri sono passate al posto di confine tunisino di Ben Ghardan, e tutti i cittadini libici adesso sono autorizzati a rientrare. Dopo un lungo silenzio le ambasciate di Libia cominciano a ricevere istruzioni. Il primo ordine è stato di cancellare i simboli del vecchio regime: i ritratti del re sono stati staccati dalle pare¬ ti. Al consolato di Tunisia si affollano, per ricevere visti d'ingresso, giornalisti e operatori economici stranieri ed anche molti operai tunisini che risiedono per lavoro in Libia. Nel suo patetico messaggio a Nasser, re Idris ha chiesto la liberazione della figlia adottiva Solima, ma radio Tripoli ha smentito che sia mai stata arrestata. Per tutta la giornata la radio del nuovo governo ha trasmesso a regolari intervalli l'annuncio di una «importantissima riunione» della Giunta, riunione che prelude alla composizione del ministero. Si pensa che sarà formato da personalità civili che hanno aderito alla repubblica, con la vigilanza dall'alto e in alcuni posti chiave dei militari. Il numero 1 della rivolta, fedele al suo mistero, si è fatto fotografare di spalle durante il colloquio di tre ore avvenuto l'altro ieri con il giornalista egiziano Mohammed Heikal, direttore dell'ufficioso Al Abram. Sappiamo adesso che il capo del putsch è un uomo di appena 25 anni e che l'età media degli ufficiali del colpo di Stato si aggira fra i venti e i trenta. Non sarebbero dunque colonnelli i protagonisti del colano di Stato, ma soprattutto tenenti e capitani, nella maggioranza ufficiali convinti alla rivoluzione dopo i tumulti nasseriani di due anni fa. Mohammed Heikal si è rifiutato di dare particolari sul misterioso leader intervistato. Ha solo raccontato che, quand'è sceso dall'aereo a Bengasi, il numero 1 era ad attenderlo sorridente, e gli disse: « Lei è fortunato, signore, ad arrivare oggi: la rivoluzione sta trionfando in Libia». E' la prima immagine un po' oleografica della storia della nuova repubblica. Radio Tripoli ha trasmesso oggi il testo d'un lungo e caloroso messaggio dell'Unione Sovietica alla giunta rivoluzionaria. Si accentua la gara di omaggi e rallegramenti alla più grande potenza'economica del Nordafrica, ma è più interessante notare il primo gesto di politica estera del nuovo governo libico: il riconoscimento della Mauritania, ignorata da Idris. Sulla Mauritania si appuntano da tempo le rivendicazioni del Marocco e la mossa dei giovani ufficiali rompe con un documento diplomatico il fronte dei moderati del Maghreb, come del resto previsto. La nuova politica della Libia continua ad essere osservata con cautela dalla stessa Algeria, divisa fra la soddisfazione del crollo monarchico e la delusione di vedere la giunta nell'orbita di Nasser. Sono i primi chiaroscuri d'un complesso assestamento di tutto il Nordafrica. Petrolio, basi militari, Israele e gerarchie del nazionalismo arabo sono i temi aperti: si aspetta che il numero 1 si giri dalla sedia e mostri il suo viso e le sue precise intenzioni. Giorgio Fattori

Persone citate: Ben Ghardan, Mohammed Heikal, Nasser, Re Idris, Solima