Solo le tribù del deserto resistono in Libia di Giorgio Fattori

Solo le tribù del deserto resistono in Libia Solo le tribù del deserto resistono in Libia I beduini restano fedeli a re Idris - Ma è difficile che possano dar vita alla guerriglia - Il nuovo governo controlla saldamente le città - I capi della Giunta militare per ora rimangono nell'ombra (Dal nostro inviato speciale) Tunisi, 5 settembre, il cinque giorni dal colpo di Stato la Giunta dei colonnelli che controlla la Libia resta avvolta :l mistero. Da oggi conosciamo appena un secondo nome: quello del maggiore Omar Chamah. incaricato da radio Tripoli di prendere subito il comando di Brega, la zona del grande porto petrolifero della Sirte. Continua il silenzio sui dirigenti supremi, e ad una ad una altre nazioni (oggi Cuba, Mauritania, Bulgaria e Libano) fanno atto ufficiale dì riconoscimento di una Giunta militare senza connotati, di cui solo si sa, da brevi messaggi e ordinanze, l'orientamer. 'o nazionalistico e panarabo. A Tunisi osservano che la sola ragione plausibile di un così lungo segreto deve essere qualche incertezza della situazione interna. Gli ufficiali si terrebbero pronti a tornare nella clandestinità (almeno i capi che non si sono esposti), se il «putsch» minacciasse di incepparsi. Le notizie di oggi provano che 1 ribelli controllano saldamente i grandi centri, compreso Bengasi dove si è avuta una manifestazione popolare d'appoggio al governo. I comunicati della Giunta invitano operai deUe fabbriche, fornai, negozianti, a tornare al lavoro, nelle ore del pomeriggio in cui il co¬ prifuoco è sospeso. Sugli scontri a fuoco nella Cirenaica del Sud, con le tribù fedeli al re, la radio tace e non è possibile valutare se si tratta dell'inizio di una guerriglia del deserto o dì episodi isolati. In Egitto dirìgenti governativi hanno detto che il colpo di Stato ha rappresentato per loro una assoluta sorpresa. Il giornale Al Ahram (il cui direttore è a Tripoli, arrivato con il solo aereo autorizzato finora ad atterrare in Libia) rivela che gli ufficiali repubblicani avevano rinviato quest'anno due volte il putsch, per attendere le circostanze più favorevoli, e che in un'ora e mezzo si sono impadroniti di Tripoli, Bengasi e Tobruk. Ma chi sono questi ufficiali non si dice, e forse davvero neppure gli egiziani lo sanno con esattezza. A Ben Ghardan, posto di frontiera con la Tunisia, i soldati bengasini hanno fatto entrare altre famiglie libiche, che bivaccavano in attesa, e anche camion carichi di carbone e laterizi. Viaggiatori e automezzi vengono ammassati in campi di raccolta a quaranta chilometri dal confine, e nessuno ancora è autorizzato a circolare in Libia. La sorveglianza rimane rigidissima e il blocco per gli stranieri assoluto. Notizie disparate si alternano: si parla di una imminente riapertura dell'aeroporto di Trìpoli, altri dicono che l'isolamento continuerà a lungo. In realtà nessuno sa niente: le poche notizie arrivano dalla voce bassa e monotona dello speaker della radio rivoluzionaria, e sono in gran parte appelli alla calma e disposizioni per l'ordine pubblico nel paese. L'ambasciatore italiano a Tripoli si è messo oggi brevemente in contatto telefonico con quello di Tunisi, confermando che la comunità italiana non ìia subito alcun danno. Anche dall'ambasciata inglese arrivano notizie che il colpo di Stato non ha provocato incidenti con gli stranieri. Autoblindo dell'esercito pattugliano sempre le città e sparano a vista su chi infran¬ ge le regole del coprifuoco. La notizia, lanciata da radio Tripoli e dal Cairo, che re Idris aveva chiesto l'intervento militare britannico, in base ad una clausola segreta del trattato anglo-libico firmato nel 1953, non ha provocato reazioni nella popolazione. Il Foreign Office ha smentito, definendolo « rocambolesco», il preteso piano segreto di invadere la Libia e oggi comunque radio Tripoli non ne parla più. All'alba le prime petroliere hanno lasciato i porti della Cirenaica ed è un segno che i militari hanno raggiunto uno degli obbiettivi più importanti: non ingolfare la produzione e l'esportazione del petrolio, fattori che possono influenzare l'atteggia¬ mento politico di molte nazioni verso il governo dei ribelli. E' interessante notare che il Libano è stato il primo degli Stati arabi moderati a riconoscere la sovranità della Giunta rivoluzionaria, mentre l'estremista Algeria, a parte qualche caloroso messaggio dei giornali, non si è ancora decisa al passo. Il colonnello Boumedìenne, in viaggio per Addis Abeba, fa stasera tappa al Cairo, dove lo aspettano Nasser e il presidente della Siria, Atassi, per parlare della Libia. Doveva esserci anche il vicepresidente dell'Irate, generale Ammach, ma ha rinunciato per andare a Tripoli a felicitarsi con i rivoluzionari. Giorgio Fattori

Persone citate: Ben Ghardan, Brega, Nasser, Omar Chamah