Il primo "Faust" di Goethe apre la stagione a Vicenza

Il primo "Faust" di Goethe apre la stagione a Vicenza Le recite classiche all'Olimpico Il primo "Faust" di Goethe apre la stagione a Vicenza Il dramma, mai rappresentato nella nostra lingua, ha il fascino delle opere giovanili: contiene tutti gli spunti della grande tragedia su cui lo scrittore lavorò poi tutta la vita - Interpreti Sbragia, Garrani e Valentina Fortunato; regìa di Puecher (Dal nostro inviato speciale) Vicenza, 4 settembre. Si ricomincia con la prosa, la stagione s'annuncia tra incertezze e incognite: si fanno progetti e già si disfano, divampano improvvisi entusiasmi, riaffiorano antiche svogliatezze. Ancorata saldamente ai classici, Vicenza non sembra partecipare alle inquietudini della vigilia, i suoi spettacoli settembrini al Teatro Olimpico, giunti ormai al loro ventiquattresimo ciclo, non lasciano molto margine a clamorose sorprese. Goethe, Molière (Giorgio Dandin), Gozzi (Re Cervo) sono i nomi in cartellone, il quale concede uno spiraglio alla curiosità soltanto con I nobili ragusei, commedia cinquecentesca del prete dalmata Mann Drzic, di cui lo Stabile di Trieste presenterà la prima versione italiana dell'originale in croato. Ad essere giusti neppure l'avvìo è stato del tutto consuetudinario. Si è cominciato con Goethe, è vero, addirittura con Faust, ma non nella sua monumentale compiutezza. Si è infatti preferita quella primitiva e un po' misteriosa stesura che si suole denominare Ur Faust e che, oltre, a tutto, non risulta che sia mai stata rappresentata nella nostra lingua. Misteriosa poiché è un testo ritrovato per caso verso la fine del secolo scorso e che il giovanissimo Goethe scrisse dal 1773 al 1775, portò con sé a Weimar, recitò alla corte e agli amici e più tardi diede alle fiamme senza sapere che una certa signorina Luisa von Gechausen, dama del duca Carlo Augusto, ne aveva conservato una copia. Non è qui il caso di discutere fino a che punto sia fedele la trascrizione della zelante damigella (ma il Frammento pubblicato nel 1790 non è molto dissimile dall'Ur Faust); resta il fatto che, sebbene si tratti di un primo abbozzo della grande tragedia alla quale Goethe lavorò per tutta la vita, racchiude in boccio il Faust pubblicato nel 1808, cioè1 raft^rrMhparre di un'opera che sarà conclusa soltanto alla morte del poeta, nel 1832, e che in esso almeno un personaggio, Margherita, già trova una sua autonoma e compiuta espressione. Sono una ventina di scene, talune brevissime, anche di poche battute, ma' nelle quali gli episodi essenziali del ,Primo Faust, sino alla morte di Margherita, ci sono tutti, o quasi tutti. Nonostante le lacune — tra l'altro, il prologo nel teatro e in cielo, la notte di Valpurga, l'intermezzo di Oberon e di Tania e persino, stranamente, il patto tra Faust e Mefistofele — l'Ur Faust ha il fascino delle opere giovanili buttate giù d'impeto e con altrettanto impeto lasciate momentaneamente da parte (e dire che sin dal 1774 un amico di Goethe annunciava: « Faust, è quasi terminato! »), eppure già perfette nella loro struttura ellittica. Ma proprio questa sua concisione un po' oscura, oggi che il teatro sembra prediligere il frammento e l'ambiguità, spiega la scelta del teatro da parte degli « Associati », una coraggiosa compagnia che quest'estate ha già presentato un interessante Don Carlos schilleriano e alla quale rimprovereremo di definirsi burocraticamente « organismo di produzione teatrale », ma non la serietà e l'impegno di cui dà prova con i suoi allestimenti. E' certo che Goethe, oltre a conoscere qualcuno dei misteriosi rimaneggiamenti del cosiddetto Faustbuch del 1587, dove fu consegnata per la prima volta alla stampa la tradizione manoscritta della leggenda faustiana, ebbe occasione di assistere alle rappresentazioni di marionette che, sulla scorta della tragedia di Marlowe, condivano in salsa edificante la storia del Dottor Faust e del suo contratto con il diavolo. Il regista Virginio Puecher ne ha tenuto conto e, risolvendo senza risolverlo il problema di armonizzare con l'architettura palladiana la cornice scenica da lui stesso ideata ha collocato il suo spettaco lo su una piattaforma in parte girevole, con ghirlande di lumi appesi o allineati alla ribalta, quasi una via di mezzo tra la baracca dei burattini e un teatrino di corte: Weimar, si suppone, come suggeriscono i costumi di Ebe Colciaghi che si richiamano in qualche modo a quelli dei tempi di GoetheAnche l'interpretazione ha un'impostazione deliberatamente marionettistica, almeno nel confronto Faust-Mefistofele, dove l'uno fa da specchio all'altro, dando vita quasi ad un unico personaggio bifronte, con uno scambio di elementi razionali e irrazionali che ha sapore di modernità, salvo poi a prevalere il romanticismo dello « Sturm und Drang », il che per l'Ur Faust è storicamente esatto, quando deve essere rappresentata la passione amorosa che condurrà Margherita alla morte e alla dannazione. Manca qui infatti la battuta risolutiva «E' salva!» che si trova nel Faust, né Giorgio Zampa si è attentato di aggiungerla in una traduzióne (in versi rimati quasi a rifarsi anch'essa ad un « Puppenspiel ») che, tranne pochi tagli come quello di una rapidissima scena con il fratello di Margherita, appare condotta con scrupolo. La sola innovazione, dei resto ragionevole, è oltre ad un prologo — ancora i burattini, appunto —, l'inserimento della scena del patto. Costretti a cantare i Lieder musicati nell'immediato dopoguerra da Paul Dessau per una messinscena diretta da Brecht, che ebbe poche repliche per l'opposizione, pare, delle autorità di Berlino Est, gli attori fanno quello che possono (ma Eligio irato sfodera una robusta voce di basso nella canzone del topo» prendendosi naturalmente la rivincita con la recitazione: Giancarlo Sbragia è un Faust yeemente ma anche un po' malinconico, Ivo Garrani mefistofeleggia senza prevaricazioni, Valentina'Fortunato aggira con la soavità lo scoglio dell'estrema giovinezza di Margherita, Edda Valente è una gagliarda comare Marta. Tutti assai applauditi, con i loro compagni, al termine di uno spettacolo che sarà replicato sino all'8 settembre, per essere poi portato, in « tournée » per l'Italia. Alberto Blandi

Luoghi citati: Berlino Est, Italia, Trieste, Vicenza, Weimar