In Bolivia, guerriglia contro la pillola

In Bolivia, guerriglia contro la pillola "SANGUE DI CONDOR"; UN FILM SUDAMERICANO A VENEZIA In Bolivia, guerriglia contro la pillola Rappresentato con grezza autenticità il dramma religioso e sociale di un popolo - "L'avvenimento", opera jugoslava da un racconto di Cechov (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 3 settembre. Slamo agli ultimi film, che, poveretti, rischiano di essere oscurati dall'astro felliniano che sorgerà domani. Salviamo provvisoriamente dall'oblio almeno i due dì oggi. La produzione cinematografica annuale della Bolivia non supera i due lungometraggi. Tanta continenza è stata premiata oggi al Palazzo del Cinema con l'esposizione di Yawar Mallku di¬ retto dal regista boliviano Jorge Sanjines, che ha anche collaborato alla sceneggiatura. Il titolo si può tradurre « Sangue di condor ». Le provvidenze dei nordamericani per il controllo delle nascite in Bolivia e relativa sterilizzazione delle primaiuole o donne di primo parto, ledono la dignità e la suscettibilità di quei buoni indigeni tuttavia fedeli alla causa (che non sanno quanto sia socialmente pericolosa) della fecondità e traen¬ ti oroscopi dalle foglie dì cola. Una comunità, guidata dall'indio Ignacio, si solleva contro tale politica antidemografica che ha portato alla costituzione, nell'ambito della comunità stessa, di un centro antifecondativo. Senza che ci sia detto che cosa ne pensano le donne in proposito, gli uomini sono sdegnatissimi. Se ne impaccia la polizia, molti dei sollevati vengono trucidati e Ignacio resta gravemente ferito. Trasportato dalla moglie Paulina a un ospedale di La Paz, quivi il responso è chiaro: solo una buona quantità di plasma sanguigno può salvargli la vita. Allora il film si trasporta sul fratello del ferito, l'operaio Sixto, che non avendo denari per acquistare il plasma, si mette a cercarlo per amor di Dio, e dopo aver bussato a molte porte non lo trova; sicché il povero Ignacio muore. La storia si conclude con l'immagine dì Sixto, che, indossato 11 co¬ stume della sua comunità, torna dai suoi impugnando il fucile del guerrigliero. Come già si disse del film cubano, anche questo della Bolivia si è fatto valere a Venezia per la sua sia pure grezza autenticità, in grazia della quale gli si condonano ingenuità stilistiche e avventatezze demagogiche. Sulle maschere gravi dei due interpreti principali (che come tutti gli indiani del film non sono attori professionisti) il regista ha efficacemente condensato il dramma religioso e sociale di un popolo che non intende l'etica della pillola, soprattutto quando abbia ragione di ritenerla politicamente interessata. Con maggiori pretensioni artistiche si è poi affacciata la Jugoslavia, presentando un film di Vatroslav Mìmica, proveniente dalla critica letteraria e autore di cinque film oltreché di alcuni saggi di cinema d'animazione. Tali pretensioni si reggono quasi soltanto sulla fonte di Dogadaj (« L'avvenimento »), che è un fosco racconto di Cechov. Un nonno porta il giovane nipote al mercato a vendere un cavallo. All'andata, traversando il vosco, incontrano un lupo; al ritorno, avendo il nonno il portafogli pieno, accadrà loro di peggio. Un reo guardacaccia con un suo complice danno dietro ai due viandanti per rapinarli. Dopo una corsa affannosa il vecchio consegna il denaro al ragazzo e se lo caccia avanti; poi affronta i due malviventi e dopo lunga resistenza soccombe uccìso di coltello. Il ragazzo intanto, vista una casetta nel bosco, vi si ripara, e braccia materne lo circondano. Purtroppo sono quelle della moglie del guardacaccia, che ha ben caro di ricevere in deposito il denaro dell'ingenuo ospite. Sopravvengono i due furfanti e se lo dividono. Ma poi si accorgono di essere stati riconosciuti dal ragazzo e risolvono di eUminarlo. Tirato a sorte, tocca al guardacaccia impugnare la scure e compiere 11 crimine esecrando. Sennonché si fa buio, e nel giaciglio da cui è venuto via il ragazzo, s'era poco prima infilata una bambinuccia, figlia unica del guardacaccia. Insomma, costui infierisce sulla carne sua per isbaglio, e quando la cosa viene in clùaro, come ci rimanga l'assassino, come ci rimanga la sua signora, ve lo potete immaginare. Il piccolo eroe ha tutto il tempo di fuggire a gambe per il bosco invocando il povero nonno che ormai non sente più. Nella prima parte, meno tumultuosa di fatti, il film di Mimica è accettabile, sebbene la poesia di Cechov che il regista ha cercato dì rendere soprattutto nella figura del fanciullo, nella sua nota di tepida e perspicace innocenza, dia per lo più luogo a soluzioni illustrative e scenografiche. Ma nella seconda parte, con quello « spaccato » d'inferno che ricorda Vinterieur dì Sparafucile, il film si allenta e si commercializza alla maledetta, uscendo affatto dalla prospettiva d'una mostra d'arte cinematografica. ' Leo Pestelli (A pag. 7 il servizio di Gigi Ghirotti da Venezia) Venezia. Alla ricerca di « personaggi » fra il pubblico del Festival (Cameraphoto)

Persone citate: Cechov, Gigi Ghirotti, Jorge Sanjines, Leo Pestelli, Yawar

Luoghi citati: Bolivia, Jugoslavia, Venezia