Il sovrano è convinto di tornare

Il sovrano è convinto di tornare Le reazióni nel mondo al "putsch,, di Tripoli Il sovrano è convinto di tornare WASHINGTON: è un affare interno della Libia - MOSCA: cauta attesa degli sviluppi - ROMA: scarse notizie ufficiali, apprensione per la sorte dei 33 mila italiani (Nostro servizio particolare) Ankara, 1 settembre. Re Idris di Libia è stato informato dall'ambasciatore libico ad Ankara, Ahmet El Bishti, del colpo di Stato avvenuto nel suo Paese. «Il re ha capito tutto», ha dichiarato un funzionario dell'ambasciata. Secondo la stessa fonte, la partenza di Idris dalla Turchia avverrà martedì, come era stato deciso prima della presa del potere da parte dei militari. Il segretario privato del re ha definito di «nessuna importanza » il colpo di Stato. Egli è del parere che Idris intende tornare a Tripoli, ma la data del ritorno non è stata ancora decisa. Fonti del niinistero degli Esteri turco affermano, invece, che il monarca, che si trova nella località climatica di Bursa a 200 chilometri a sud di Istanbul, partirà per la Libia stasera o domani. La nave greca «Knossos» sarebbe già partita verso il porto di Mudanya, per prelevarlo. L'ambasciata libica ad Ankara non ha ricevuto né istruzioni né notizie dalla Giunta militare. Non si conosce neppure se vi -siano state vittime tra la popolazione o se vi sia stata resistenza. Il re non ha fatto, quindi, nessun commento. Idris, che ha 79 anni, era giunto in Turchia il 12 agosto scorso, accompagnato dalla consorte regina Fatma e da 33 membri del suo seguito. All'arrivo fu accolto dal presidente Sunai. Secondo notizie inviate qui dall'ambasciata turca, il principe ereditario della Libia, Alhassan Arridaa Assanusi, ha annunciato alla radio di avere rinunciato alla sua successione al trono. Il principe ha dichiarato di avere preso questa decisione liberamente ed ha chiesto alla popolazione di «sostenere la rivoluzione e la Repubblica libica». Il prìncipe ha anche rinunciato alle sue cariche amministrative. Secondo l'ambasciata turca, si sono sentite in città sporadiche raffiche di mitragliatrice. Copyright dl «The Times» e per l'Italia de « La Stampa » Washington, 1 settembre. U dipartimento di Stato americano, nella sua prima dichiarazione ufficiosa sugli avvenimenti libici, ha affermato di considerare il colpo di Stato di Trìpoli una questione interna Ubica ed ba sottolineato che i responsabili hanno, in tutte le loro dichiarazioni fino a questo momento, affermato la loro intenzione di onorare gU impegni assunti dal governo monarchico. (A. P.) Mosca, 1 settembre. La televisione di Mosca ha dato questa sera un cauto benvenuto al colpo dì Stato in Libia. Il commentatore Vladimir Kudryavtsev, dopo aver letto un lungo resoconto su quanto avvenuto in Libia, ha detto che il pieno significato del colpo di Stato non potrà essere colto finché 1 [I lavori nuovi dirigenti non avranno definito la loro poUtica. «Ma — ha aggiunto il commentatore — è già chiaro che il rovesciamento della monarchia è collegato con i bisogni interni del paese, con i problemi politici insoluti, con la povertà della gran maggioranza della popolazione e la insoddisfazione per la politica estera del paese». Tutti i mezzi di informazione sovietici, compresa la Tass, hanno dato notìzia degli avvenimenti libici senza alcun commento. iAnsa-Reuterl Roma, 1 settembre. (2.3.) Sono stati i tecnici della torre deU'aeroporto di Fiumicino i primi a rendersi conto che qualcosa di eccezionale stava accadendo in Libia. Alle 9,35 del mattino, hanno ricevuto un messaggio da Tripoli in cui era annunciata la chiusura del locale aeroporto «fino a nuovo avviso». Tre minuti più tardi, hanno veduto U Caravelle dell'AUtaUa già partito per la capitale Ubica ripresentarsi nel cielo chiedendo di poter riprendere terra. Un aereo da carico che aveva già raggiunto Bengasi lo ha seguito poco dopo. Inutile ogni tentativo di mettersi in comunicazione con la Libia: telefoni, telegrafi, radio e telescriventi non rispondevano, ogni comunicazione risultava interrotta. Il ministero degU Esteri non ha avuto migliore fortuna: per tutto il giorno ha tentato di mettersi in contatto con l'ambasciata di TripoU, ma senza successo. NeUe stesse condizioni si sono trovate le ambasciate arabe a Roma. - Prive di contatti per l'intera giornata sono rimaste anche l'Eni e le altre grandi imprese italiane che hanno in Libia vari lavori in corso. Mancano ovviamente reazioni ufficiali, in attesa di conoscere la nuova situazione a Tripoli. Tuttavia per gU avvenimenti del vicino Paese africano c'è a Roma molta sorpresa e qualche preoccupazione. Tra TripoU e Bengasi vivono stabilmente 33 mila italiani: coloni e proprietari agricoli, operai, professionisti e commercianti. Altre centinaia di operai e tecnici sono sparsi dalla costa al deserto con le numerose società che hanno avuto in appalto dallo Stato Ubico la costruzione di importanti opere pubbliche. Sono italiane le imprese che stanno ampliando i porti di TripoU e Homs, sistemando un campo di sili a Barce e completando l'acquedotto di El Beida. Strade, viadotti e ampi di bonifica agricola vengono attualmente realizza- ti dai nostri connazionali. La Libia è inoltre il nostro maggiore fornitore di petrolio: nel 1968 ne abbiamo importato per 20,5 milioni di tonnellate. GU scambi commerciali sono in continuo aumento: nei primi cinque mesi di quest'anno abbiamo Importato prodotti vari per un totale di 105 miliardi e 613 milioni di lire, contro 46 miliardi e 816 milioni di lire di merce esportata. Un volume d'affari di poco al di sotto di queUo realizzato nell'intero 1967 (144 miliardi di importazioni e 92,5 di esportazioni). à

Persone citate: Ahmet El Bishti, Re Idris, Vladimir Kudryavtsev