E' morto l'attore Bob Taylor stroncato a 57 anni dal cancro

E' morto l'attore Bob Taylor stroncato a 57 anni dal cancro EL «BELLO» DEL CINEMA ROMANTICO DI HOLLYWOOD E' morto l'attore Bob Taylor stroncato a 57 anni dal cancro Nella sua intensa carriera interpretò una sessantina di film - Il clamoroso successo con «Il ponte di Waterloo» accanto a Vivien Leigh - Fu l'idolo delle teen-agers del dopoguerra - Minato dal male, nel settembre scorso gli venne asportato un polmone HOLLYWOOD, lunedì matt. L'attore Robert Taylor è morto ieri poco dopo le 19 (ora italiana) al St. John Hospital di Santa Monica, stroncato da un tumore al polmone. Aveva 57 anni. "La moglie, l'attrice Ursula Thiess, era accanto al marito al momento del trapasso. Robert Taylor era stato più volte ricoverato in ospedale dallo scorso settembre. In ottobre fu operato per l'asportazione del polmone destro. Lunedì le sue condizioni si aggravavano. Bob Taylor tornava così nel suo letto d'ospedale. Robert Taylor, e per i molti amici «Bobai Tanti, soprattutto tante k> piangeranno; e faranno bene, perché un'immagine di bellezza su questa terra è qualcosa di più prezioso che non sì creda. Taylor, il cui vero nome era Spangler Arlington Brough (pochi lo sapevano), nato a Filley, Nebraska, nel 1911, raggiava luce dal volto: come, nell'altro sesso, faceva Greta Garbo; e i due lumi si assommarono nel famoso Camille di George Cukor, ossia Margherita Gauthier (1936). Egli fu l'epigono — ma con una forza e un trionfo che raramente gli epigoni hanno — della tradizione, inaugurata nel cinema hollywoodiano da Rodol-I fo Valentino, dell'attore « bello» in senso assoluto; e come tale, in fatto di popolarità per avvenenza e congiunta strage di « teenagers », si può dire che battesse di qualche punto il suo grande emulo Tyrone Power, cui era superiore appunto in luminosità. La bel.ezza dispone bene gli animi ingenui, ma irrita sempre un poco gli altri, inclini a diffidare (ai contrario dei poeti) dei doni spontanei della natura. Su Taylor attore, che esordì nel 1934 in pellicole di vario genere (.Follie di Broadway, Al di là delle tenebre), ma col ruolo subito azzeccato di « leading man», il «bello» yankee in contrapposizione al « bello » latino, doveva poi sempre gravare il preconcetto che chi era già bello non potesse essere anche bravo; talché « diligente », « corretto », « volonteroso » e simili, furono 1 suoi usuali appellativi critici. E non si dice che fosse mai un grande attore, nel senso rigoroso del termine: fasciato dalla sua luce, come le anime del paradiso dantesco, gli sarebbe stato forse impossibile diventarlo, stornare l'attenzione del pubblico dal fulgore della sua presenza. Ma attore intelligente e probo fu di certo, ombreggiante di umane perplessità la figura precostituita dell'» amante ideale» nella Provinciale (1936), nel Sigillo segreto (1937), nella già ricordata Camille, nell'Americano a Oxford (1938) e, due anni dopo, nel fortunatissimo Ponte di Waterloo (entrambi accanto a Vivien Leigh) ed eseguendo poi con perizia, in concorrenza con Errol Flynn, il passaggio a « bello » atletico, nel « colossale» Quo vadis (1951), nel pittoresco Ivanhoe (1952) e in altri film storici e d'azione. La perseveranza a ben fare (che investiva anche la sua vita privata, si pensi al suo lungo sodalizio con la prima moglie. Barbara Stanwyck, dalla quale peraltro divorziò nel 1958 per sposare Ursula Thiess), finì col premiarlo: ma non più col favore delle folle, che anzi cominciava a ritirarsi da lui e a rivolgersi ai ruvidi, bensì con un certo apprezzamento dei critici, che al comparire delle prime rughe su quel volto d'avorio sì riebbero e incominciarono a notare, secondo giustizia, un nuovo Taylor più «impegnato » sul piano psicologico, sia in una lunga serie di buoni western (tra cui Donne verso l'ignoto di WA Wellman, Cavalca vaquero di R. Thorpe, l'ottimo L'ultima caccia di R. Brooks e The Hangman di Curtiz), yìa tn «pezzi» staccati conu II -orezzo del dovere (1953) ut M. Frank e N. Panama, dedicato al dramma di coscienza dell'ufficiale che sganciò la prima « atomica », Rogne Cop di R. Rowland e Party Girl di N. Ray. Per la televisione fu il protagonista della serie « I detectives», nella quale impersonò un serio e preparato funzionario di polizia. Quanto la sua avvenenza avvizziva e non era più che un ricordo (ma sempre nobilmente impostata sulle antiche linee apollinee), tanto cresceva, o per meglio dire si scorgeva meglio, una sua robustezza artigiana di attore scrupolosamente « professionale». Un incursione nel terreno del vilain, anzi del paranoico addirittura, non diede frutto: anche così mutato egli continuava ad appartenere alle gerarchie angeliche e collegiali, tra le quali un talent scout lo aveva scoperto parecchi anni prima. Immatura la fine dell'uomo, non ancora sulla soglia della vecchiezza; ma non così quella della star. Coi telescopi di un'antica e non ancora spenta predilezione, le giovani ammiratrici lo seguivano in un angolo del firmamento cinematografico, e, per quel che può valere, gli avevano conferito la palma tra gli ex belli hollywoodiani. Rimasto senza successori, erede di una dinastia estinta e postumamente disprezzata (un bello che tira al buono: si può immaginare anacronismo peggiore?). Bob Taylor si avviava a diventare un caratterista e forse una figura presto anonima. Almeno in questo la morte, antica alleata della bellezza, lo ha favorito, risparmiandogli gli ultimi affronti della decadenza. Leo Pestelli Robert Taylor fu l'idolo delle ragazze del dopoguerra

Luoghi citati: Hollywood, Nebraska, Oxford, Panama