Siffert-Redman su Porsche trionfano nella 1000 chilometri del Nuerburgring di Michele Fenu

Siffert-Redman su Porsche trionfano nella 1000 chilometri del Nuerburgring Siffert-Redman su Porsche trionfano nella 1000 chilometri del Nuerburgring Le vetture tedesche hanno conquistato i primi cinque posti in classifica e sono campioni del mondo 1969 - Amon, sulla Ferrari, cede dopo avere realizzato il nuovo record sul giro - Affermazione delle Lancia nella classe 1600 DAL NOSTRO INVIATO Adenau, lunedì mattina. Colia, questa volta, ha battuto Davide. Ieri, nella « 1000 km » del Nuerburgring, nuovo travolgente successo della Porsche che, scesa in pista con sette vetture, ne ha piazzate cinque ai primi cinque posti mentre l'unica Ferrari in gara si è ritirata al 29° dei 44 giri in programma. Con questo trionfo sul circuito di casa, la marca di Stoccarda ha conquistato il campionato mondiale costruttori. Al Nuerburgring, in una giornata dì sole sul rettilineo delle tribune, e di pioggia e grandine nella parte inferiore del circuito di 22 km, hanno vinto i soliti Siffert e Redman, sulla « 908 » di tre litri. Con questa vettura, lo svizzero e l'inglese si erano imposti anche a Brands Hatch. Monza e Spa. Ancora sulle « 908 », sono giunti alle spalle della coppia regina della Porsche i « comprimari » Stommelen-Herrmann, Elford-Ahrens, Lins-Attwood e Von Wendt-Kaushen. Hanno concluso la prova in ritardo soltanto Mitier-Schuetz (Mitter ha danneggiato l'avantreno in una uscita di strada e per riparare la macchina i meccanici hanno impiegato quasi 50 minuti), e Piper-Gardner, sulla nuova «917» di 4500 cmc. La «917» è un « mostro» molto difficile da guidare e, per di più, i due erano alla loro prima esperienza su questo modello. Il pubblico — circa 250 mila persone, una fungaia di tende e di roulottes nei verdissimi prati lungo la pista — ha applaudito con tiepido calore la travolgente affermazione delle sue vetture. Forse, avrebbe voluto più « suspense », un successo più faticato. Siffert, invece, è andato in testa al primo giro, e vi è rima¬ sto sino alla fine. Il duello con la Ferrari « 312 P » di Amon e Rodriguez è durato in pratica dieci passaggi. Amon si è fatto « imbottigliare » al via (dato da Manuel Fanglo) in mezzo alle Porsche, ma alfa terza tornata era alle spalle di Siffert. Lotta sul filo dei secondi, poi Amon ha consegnato la macchina a Rodriguez, dopo dieci giri, con uno svantaggio di appena 15 secondi sulla « 908 » dello svizzero. Battaglia aperta, malgrado l'incalzare delle Porsche, in cinque dietro la Ferrari, ma era soltanto un'illusione. Rodriguez non ha trovato il ritmo, non si sentiva « tranquillo ». Sentiva una vibrazione all'avantreno e gli pareva che in ir enata la macchina avesse un comportamento irregolare. Fatto sta che quando riconsegnava la rossa « 312 P » ad Amon, il distacco era salito a quasi due minuti, e Stommelen ed Elford erano passati al secondo e terzo posto. 1 meccanici scoprivano che la ruota anteriore sinistra presentava i segni di un urto (il cerchione era slabbrato) e veniva fatto notare che al 13° giro il messicano aveva perso di colpo una quarantina di secondi da Redman, subentrato a Siffert alla guida della Porsche numero 1. Rodriguez ha dichiarato dì non aver «toccato » da nessuna parte, forse, diceva, poteva essere stato Amon. E' giusto credere alle parole del pilota, in ogni caso le polemiche sono inutili: quando un corridore sa di essere alle prese con uno squadrone di cinque o sei macchine e sa che il primo errore, il più stupido inconveniente vuol dire perdere la corsa non guida sereno. E può capitare di sbagliare più facilmente. E' inutile, e i fatti lo dimostrano, sperare di imporsi con una sola macchina, pur splendida, quando gli avversari sono tanto numerosi. E' anche una questione dì forza. Comunque, Amon ha tentato una coraggiosa rimonta, riuscendo anche a realizzare il giro più veloce, il 28", in 8'03"3, alla media oraria di km 170,100. Vn primato: quello precedente apparteneva a Siffert (8'33", media 160,200), che l'aveva stabilito lo scorso anno. Ma al passaggio successivo Amon non compariva più sul rettilineo del traguardo. Arrivava la notizia che era bloccato lungo il circuito. Alla Ferrari è stato detto dopo la corsa che il guasto era imputabile all'impianto elettrico. La « 1000 km » a questo punto diventava davvero una parata trionfale della Porsche. Erano sparite anche le Mirage Gulf di Ickx-Oliver (Oliver ha perso una ruota alla curva del Karussel, fermandosi illeso ai bordi della pista) e di Hobbs-Hailwood (rottura del motore BRM 12 cilindri), e la grossa Lola di BonnierMueller (semiasse). Le « 908 » si avviavano al traguardo senza problemi. L'unico è quello degli alettoni. Siffert ha detto: « Uno degli elementi aerodinamici fissi sulla coda è volato via, e ho passato un brutto momento. Credevo di non poter più controllare la vettura ». Come noto, la Csi ha vietato gli alettoni sulle monoposto, ma ha permesso il mantenimento di quelli facenti corpo con la carrozzeria, purché non mobili. E' questo il caso della Porsche, che è stata costretta a modificare le sue « 908 ». « E' stato un pericolo per 1 piloti — ha dichiarato il d. s. Steìnemann —, per questo protestiamo e torse rinunciamo a Le Mans ». Rimane — bisogna riconoscerlo — la splendida realtà sportiva di questa casa relativamente piccola (3000 dipendenti, 14 mila auto vendute nel '68, un fatturato di 46 miliardi), che ha saputo crearsi un ? eparto competizioni davvero formidabile. Alla corsa hanno preso parte anche tre Alfa Romeo 33 di due litri, due Lancia Fulvia 1600 ed un'Abarth 2000. « Nanni » e Giunti, sull'Alfa, si sono ritirati subito per un « fuorigiri » demolitore, Facetti e Schultz, con una bella gara, sono giunti settimi, mentre De Adamlch e Vaccarella non lianno brillato, anche per noie alla cinghia del distributore. Le Fulvia, con Munari-Aaltonen e Maglioli-Plnto, si sono imposte agevolmente nella loro classe ripetendo l'eccellente prestazione della Targa Florio, infine, l'Abarth dì Oertner e Van Lennep sì è dovuta fermare quasi al termine della « 1000 km » per il cedimento del cambio dopo essere stata settima assoluta. Michele Fenu

Luoghi citati: Brands Hatch, Monza, Stoccarda