Felice: «Almeno io ho provato ma gli altri non si muovono»

Felice: «Almeno io ho provato ma gli altri non si muovono» Felice: «Almeno io ho provato ma gli altri non si muovono» CampiteUo Matese, lunedì mattina. La prima tappa appenninica del Giro d'Italia va divisa in due fasi: la prima, di 240 chilometri, praticamente fine a se stessa ed animata soltanto dalla coraggiosa fuga solitaria del ventiquattrenne neo-professionista Piero Tamiazzo, mentre gli assi imponevano al gruppo un'andatura turistica; la seconda, sui quattordici chilometri di salita che conducono al traguardo a quota 1429 di Campitello Matese, che ha visto crollare il sogno di gloria della « matricola » della Max Meyer, portando alla ribalta, per la seconda vittoria nella sua carriera, l'anziano gregario della Sanson, Carlo Chiappano. Il ventottenne ciclista dì Varzi era riuscito ad evadere dal plotone, insieme al compagno di squadra Franco Mori, a Ugo Colombo, Renato Rota, Reybroeck, Dalla Bona, Gualazzini e lotti, quando il vantaggio del fuggitivo Tamiazzo, che aveva raggiunto una punta massima di 13'20", si era già più che dimezzato sotto i morsi della fatica. La pattuglia guidata da Chiappano e Colombo ha rapidamente ridotto ai minimi termini il ritardo dal battistrada finché, ai piedi della salita di Campitello. proprio Chiappano ha lasciato ì compagni di avventura, raggiuntando l'ormai rassegnato Tamiazzo (rimasto inutilmente in fuga per quasi 170 chilometri) per proseguire solo sulle rampe della salita. Solo Colombo è riuscito a reagire all'improvviso attacco di Chiappano, a raggiungerlo per proseguire insieme una fuga che portava insieme alla ribalta i due più noti «gregari» del ciclismo italiano. Il «luogotenente» di Motta, libero quest'anno da eccessivi impegni di gregariato per il forfait del suo «ca¬ pitano » e lo scudiero di Bitossi e Zilioli si sono impegnati in una lunga volata sul rettilineo che divide in due l'altipiano di Campitello Matese: Chiappano l'ha spuntata con relativa facilità. Indietro, intanto, la pattuglia degli immediati inseguitori, dopo aver « ingoiato » e distanziato il povero Tamiazzo, andava sfaldandosi, mentre Silvano Schiavon, capitano ad interim di Chiappano, piantava il gruppo di Gimondi e della maglia rosa Merckx e, insieme a Panizza, rimontava l'uno, dopo l'altro quan¬ ti erano davanti a lui, conquistando il terzo posto. La coppia Schiavon-Panizza, con un ritardo di l'13" sul vincitore, era seguita sul traguardo da Guido Neri ad l'28" e dopo altri dieci secondi, da Michele Dancelli. Merckx, Gimondi, Zilioli, Bitossi e Maser sono giunti insieme nell'ordine, distanziati di l'51" da Chiappano. Solo Gimondi aveva cercato a più riprese di sorprendere la sorveglianza di Merckx, ma il belga era sempre stato pronto alla risposta. Dopo il traguardo, Gimon- dì ha onestamente riconosciuto l'inutilità dei suoi attacchi a Merckx, pur rammaricandosi di non aver trovato imitatori: « Ho attaccato tre o quattro volte — ha detto Felice — ma l'unico risultato è stato quello di ritrovarci nei soliti quattro o cinque. Merckx era sempre lì, non cedeva di un metro, anzi andava in testa ad imporre un ritmo che impediva gli scatti. Io ho almeno provato, ma gli altri? Se sono dei campioni, perché non provano anche loro? ». Adorni e Zilioli dal canto loro hanno ammesso di non aver avuto una giornata positiva e di essersi dovuti accontentare di rimanere nella scia della Maglia rosa: «Mi spiace per le accuse di Gimondi — ha detto il campione del mondo — ma oggi proprio non mi sentivo di fare di più ». Gianni Pignata

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