La salute non conta? di Giulio Mazzocchi

La salute non conta? AJNALISI La salute non conta? (Dal 1962 si attende la riforma dell'Istituto della Sanità, che dovrebbe controllare medici e alimenti dietetici) Giovedì il dott. Giorgio Cortellessa, segretario nazionale dell'unica associazione italiana dei ricercatori, ha lanciato un nuovo pubblico appello al Parlamento perché approvi la legge di riforma dell'Istituto Superiore di Sanità. E' un argomento di cui si parla dal 1962, quando ci si accorse che in Italia v'erano più specialità medicinali che in ogni altro Paese, molte delle quali «inesistenti », « sofisticate », di dubbia efficacia o di provato pericolo. Un pullulare di truffe in commercio, oltreché di veri attentati alla salute. Una nuova ondata di preoccupazione si abbatté sul pubblico quando il centrosinistra dichiarò indifferibile la guerra a ogni sofisticazione, ma confessò di non avere a disposizione le « armi » tecniche. A chi spettava il compito di dire che cosa fosse lecito mettere in commercio nel settore medicinale, controllare i prodotti dietetici sempre più numerosi? Il ministero del-, la Sanità affermava d'essere un organo puramente amministrativo: ai pareri e ai controlli doveva badare l'Istituto Superiore della Sanità, organo tecnicoscientifico. La polemica sui compiti (e sulle carenze) dell'Istituto diventò più aspra quando il magistrato citò in giudizio i massimi dirigenti, per uno scandalo di natura amministrativa. In quell'occasione si venne a sapere che c'erano numerosi problemi da risolvere: scientifici, organizzativi, economici e sindacali. Allora fu costituita una commissione governativa per elaborare una legge di riforma. La legge venne presentata dal ministro Marietti4 al gotertìo nell'ottobre -1965. Ma il ministro della Pubblica Istruzione obiettò che non era stato interpellato per la parte di sua competenza, cosi il ministro degli Esteri e quello del Tesoro. Allora si convenne di nominare una nuova commissione, perché presentasse un altro progetto. I lavori portarono via un anno. Poi finalmente la riforma fu approvata dal governo e trasmessa al Parlamento. Ma oramai si era alla fine della legislatura, le Camere si trovavano oberate da troppe leggi urgenti (e presentate prima). Mancò il tempo perché fosse presa in esame. Formato il nuovo Parlamento, dopo le elezioni del maggio 1968, il governo Leone ripresentò tale e quale la proposta di Mariotti. Nel gennaio di quest'anno in un'intervista col ministro della Sanità Ripamonti (il quarto responsabile del settore, nei sei anni di centrosinistra) fu chiesto quale « mistero » fosse all'origine dell'apparente disinteresse della commissione Sanità della Camera nei confronti della legge di riforma dell'Istituto, non ancora presa in esame. Rispose il ministro: «Le riforme, ai sa, non sono gradite a tutti». Aggiunse: «Intendo sollecitare l'esame della legge perché ritengo necessario rilanciare l'Istituto». Sono passati altri 150 giorni, ma in Parlamento non s'è discusso neppure un articolo della legge. Dal « mistero » siamo quindi allo « scandalo ». La riforma non costerà, allo Stato una lira (le maggiori spese saranno coperte da tariffe nuove, adeguate ai tempi e alla maggiore complessità, per l'analisi di tutta la produzione privata al servizio dell'igiene e della salute. Per l'industria potrà essere un onere di circa un miliardo, su una produzione che ne vale centinaia). La riforma non soltanto è indispensabile, ma urgente. Perché tanto ritardo? Da dove provengono gl'insidiosi ostacoli? A chi non è gradita? Unica ipotesi possibile è che non si voglia un serio controllo sui prodotti che ci sono venduti per curarci. Può il Parlamento soggiacere a tali interessi? Può lasciar nell'opinione pubblica un simile dubbio? Giulio Mazzocchi

Persone citate: Giorgio Cortellessa, Mariotti, Ripamonti

Luoghi citati: Italia