Mosca teme una svolta nella politica della Francia

Mosca teme una svolta nella politica della Francia L'EUROPEISTA SCHUMANN AGLI ESTERI Mosca teme una svolta nella politica della Francia L'ambasciatore Zorin richiamato per «consultazioni»: aveva assicurato il Cremlino che « nulla sarebbe cambiato » a Parigi dopo il ritiro di De Gaulle (Dal nostro corrispondente) - Parigi, 24 giugno. Convocato dal Cremlino, l'ambasciatore sovietico a Parigi, Valerian Zorin, è partito nel pomeriggio in aereo per Mosca. Vi rimarrà alcuni giorni « per consultazioni ». Non è difficile capire il tema di quelle.' consultazioni: la nomina di Maurice Schumarin al Quai d'Orsay ha vivamente allarmato i dirigenti sovietici, che temono un rovesciamento della politica internazionale della Francia. E' vero che il nuovo ministro degli Esteri ha dichiarato ie- ri che intende « continuare la politica definita dal fondatore della V Repubblica », ma il significato di quella dichiarazione non ha ingannato nessuno: era rivolta, infatti, a tranquillizzare i « duri » del gollismo, che soltanto dopo lunghe-trattative si sono rassegnati a sostituire Michel Debré in quel ministero ed hanno accettato con molta riluttanza il suo trasferimento alla Difesa. «Continuare la politica del generale De Gaulle », d'altronde, è una formula generica, che non impegna a niente di preciso. Non basta, in ogni caso, a far dimenticare che Maurice Schumann, più volte ministro democristiano sotto la IV Repubblica, è sempre stato uno dei più tenaci sostenitori della politica europea e atlantica. La sua presenza al Quai d'Orsay, insieme con quella di altri uomini politici di analoghe tendenze nel nuovo ministero, da Giscard d'Estaing a René Pleven e da Jacques Duhamel a Joseph Fontanet, indicano chiaramente che Georges Pompidou intende rispettare gli impegni che aveva preso in campo internazionale durante la campagna per le elezioni presidenziali. Questa svolta della politica estera francese ha messo in difficoltà l'ambasciatore Zorin, il quale non soltanto non l'aveva prevista, ma aveva dato assicurazioni al Cremlino che niente sarebbe mutato in questo campo. Fidandosi delle dichiarazioni di esponenti gollisti fra i più autorevoli, egU aveva creduto che Michel Debré sarebbe rimasto ministro degli Esteri nel governo Chaban-Delmas e qualcuno gli attribuisce perfino la responsabilità dell'astensione degli elettori comunisti, che contribuì in modo decisivo a portare Pompidou all'Eliseo, s. v.

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