I piacevoli film di San Sebastiano

I piacevoli film di San Sebastiano I piacevoli film di San Sebastiano II Festival spagnolo ha dato via libera alle pellicole commerciali, anche se di buona fattura - Il maggior successo di pubblico a v-The italian job», allegra storia di una rapina girata a Torino (Nostro servizio particolare) San Sebastiano, 21 giugno. Fra le varie giurie minori di questo 17" Festival di San Sebastiano ve n'è una che assegnerà il premio « Biglietto di ingresso d'oro. 1969» al film più commerciale presentato. A giudicare dallo svolgimento della rassegna, c'è da pensare che sarà la giuria più impegnata. A tutt'oggi, e a meno di una gradita sorpresa (che potrebbe essere Una lemme douce di Bresson, oppure La macchia rosa di Muzii), non abbiamo visto che pellicole di carattere chiaramente commerciale, anche se alcune di buona od ottima fattura. Può rientrare in questo gruppo L'a¬ mante di Gramigna di Carlo Lizzani presentato ieri notte, e già conosciuto dal pubblico italiano. La storia del bandito siciliano che impugna il fucile per raddrizzare i torti fatti a lui e alla gente del suo paese dal borbonico barone Nardo, ha ottenuto un vivo successo di pubblico. Pure commerciale il film francese di René Alfio, Pierre et Paul, nonostante certe ambizioni contestatarie del regista che trapelano qua e là. Pierre è un capocantiere che si è fatto da sé: ha soldi in banca, una bella macchina, una giovane amica con cui intende dividere un appartamento nuovo di zecca. Attraverso lo choc che egli riporta dalla improvvisa morte del padre (Paul), Pierre scopre brutalmente che la sua felicità o la sua sicurezza — come egli le aveva chiamate fino allora — sono il sistema in cui si trova intrappolato. Reagisce allora con estrema violenza distruggendo gli oggetti che lo hanno tenuto prigioniero (ad esempio, l'automobile) e prendendo a fucilate dall'alto del suo balcone la gente che si avvia al consueto lavoro. Commerciale anche il film dello jugoslavo Kreso Golik, Due padri e due madri, che narra le piccole e grandi peripezie giornaliere di due famiglie, in ognuna delle quali uno dei genitori è convolato a seconde nozze. In base ad un accordo intervenuto dopo il divorzio dei genitori, il giovane Zoran pranza una volta al mese in casa di sua madre e del nuovo marito di lei, mentre il fratello Giorgio fa altrettanto in casa di suo padre e della di lui moglie. Il film vuol farci capire che anche le soluzioni più « ragionevoli » presentano delle falle quando sono applicate a degli esseri umani: il finale ci mostra la famiglia di Zoran e Giorgio riunita "al gran completo. Il maggior successo di pubblico resta sinora quello del film britannico di Peter Collinson The italian job. Il regista aveva vinto l'anno scor¬ so la conchiglia d'oro di San Sebastiano per il Long day's dying. La nuova pellicola, guata a Torino, narra le esilaranti fasi di un geniale furto organizzato da una banda di gangster inglesi alla Fiat, pochi minuti dopo l'arrivo all'aeroporto di Caselle di un carico d'oro per quattro milioni di dollari con cui la Cina comunista intende pagare un contratto firmato con la società italiana II ritmo dell'azione è indiavolato e le « gags » si susseguono una all'altra: torse la più inaspettata è quella di Immaginare che la mafia operi anche in Piemonte. Massimo Olmi

Persone citate: Bresson, Carlo Lizzani, Massimo Olmi, Muzii, Peter Collinson, René Alfio

Luoghi citati: Cina, Piemonte, Torino