Ancora troppi gli agricoltori

Ancora troppi gli agricoltori ANALISI Ancora troppi gli agricoltori (In Italia sono 4 milioni: secondo Mansholt debbono scendere a 2 milioni entro 10 anni) In Europa ogni tre minuti un contadino abbandona i campi. Un esodo così massiccio, che un tempo sarebbe stato combattuto come calamità, oggi è considerato un segno di progresso; secondo Mansholt, dev'essere addirittura incoraggiato. Entro il 1980 gli attuali dieci milioni di agricoltori europei dovranno diventare 5 milioni. Anche la terra coltivata, ha detto 11 vice presidente della Commissione della Cee, è troppa: cinque milioni di ettari entro il 1975 dovrebbero essere trasformati in boschi o parchi naturali* Per chi ha una visione arcadica della vita dei campi o la nostalgia del «ritorno alla terra», è stata una doccia fredda. Mansholt — olandese, 60 anni, socialista, figlio di agricoltori — non si è lasciato fermare dalle critiche: « I contadini hanno diritto di vivere come gli altri; il mio piano ha uno scopo sociale, prima che economico». Per discutere le conseguenze che avrebbe in Italia l'attuazione di questo «programma-terremoto», si sono riuniti nei giorni scorsi a Como economisti e tecnici dell'agricoltura. I lavoratori agricoli in Italia erano 8 milioni e 640 mila nel 1951 (41 per cento del totale delle forze di lavoro), 6 milioni e 250 mila nel 1958 (30 per cento), 5 milioni e 138 mila nel 1963 (25 per cento). Quest'anno, per la prima volta nella storia economica italiana, gli addetti all'agricoltura sono scesi, sia pur di poco, sotto i 4 milioni. Ma non basta: entro il 1980 dovrebbero essere non più di due milioni. I 4 milioni di contadini corrispondono al 21 per cento della popolazione attiva, ma la percentuale con cui essi contribuiscono alla formazione del reddito nazionale è solo del 12,5. Questa situazione si riflette sui redditi e sui consumi nelle campagne. Dalle statistiche della Cee risulta che il 41 per cento delle famiglie operaie e l'82 per cento delle famiglie di impiegati e funzionari hanno un alloggio con bagno o doccia, contro F8 per cento delle famiglie di salariati. II gap economico e. sociale che divide gli agricoltori dalle altre categorie di cittadini si accentua nell'istruzione e nell'impiego del tempo libero. Nel I964-'65 gli iscritti al primo anno di facoltà universitarie provenienti da famiglie agricole erano 7140 su 62.124. Tempo libero: soltanto un agricoltore su trenta va in vacanza. Queste condizioni di vita spiegano il massiccio esodo rurale. Ma perché lo spopolamento delle campagne diventi, come vuole Mansholt, un fenomeno positivo, bisognerebbe che fossero i vecchi ad abbandonare 1 campi, non le giovani leve. Un agricoltore su due, in Europa, ha più di 55 anni. « Dobbiamo incoraggiarli, dice Mansholt, a lasciare il lavoro. In primo luogo offrendo una pensione conveniente ». Quando l'agricoltura europea si sarà liberata degli anziani, dei meno dotati, di coloro che hanno troppo poca terra, si sarà fatto un gran passo avanti e si potrà passare alla seconda fase del piano: l'ampliamento delle aziende agricole. Le dimensioni orientative indicate da Mansholt sono: 80-100 ettari per le grandi colture; da 40 a 60 vacche da latte; da 150 a 200 bovini da carne; almeno 100 mila capi annui per gli allevamenti di polli; 10 mila galline ovaiole; da 450 a 600 suini. Questa riforma costerà cara (2700-2800 miliardi di lire fino al 1980), ma la politica dei prezzi attuata sino ad oggi dalla Cee non costa meno e, soprattutto, non risolve il problema. Per dare all'agricoltura europea una fisionomia moderna occorre prima abbattere le vecchie strutture. Alcide De Gasperi diceva: «Per l'unità dell'Europa è forse piii necessario distruggere che costruire». Livio Burato

Persone citate: Alcide De Gasperi, Livio Burato

Luoghi citati: Como, Europa, Italia