Un danno per gli agricoltori il raccolto record di grano? di Giulio Mazzocchi

Un danno per gli agricoltori il raccolto record di grano? Conferenza del presidente della Conffagricoltura Un danno per gli agricoltori il raccolto record di grano? Il Mec non ha fissato il prezzo d'intervento perché la Francia si oppone - Nei magazzini c'è il grano avanzato gli anni scorsi, manca il posto per buona parte del raccolto 1969 - I contadini dovranno vendere sottocosto agli speculatori (Nostro servizio particolare) Roma, 18 giugno. In assenza di sollecite decisioni delle autorità italiane e comunitarie, il raccolto record di grano minaccia di ritorcersi contro gli agricoltori. Lo ha affermato oggi il trentottenne neo - presidente della Confagricoltura, dott. Diana, all'inizio della conferenza stampa con cui ha presentato il suo programma di lavoro. In Italia il grano si sta già trebbiando (in Puglia si è alla fine): ma non è stato ancora fissato il prezzo comunitario d'intervento. Per la scorsa annata lo si è stabilito solo il mese scorso. Quest'anno, la decisione avrebbe dovuto essere presa oggi, ma la Francia ha chiesto il rinvio a lunedì 30 giugno e non è neppure certo che sarà la volta buona. Continua, dunque, la politica agricola del Mec « alla francese ». Il dott. Diana ha detto che le nostre autorità non possono più consentirlo. I regolamenti coprono sino al 95 per cento dei prodotti agricoli in alcuni Stati e mai meno del 75 per cento, salvo che per le produzioni italiane, coperte solo per la metà. E' infatti ancora da definire il regolamento per il vino (grave e incerta è la questione se sarà o no proibito usare lo zucchero per rinforzare la gradazione alcolica: in Italia lo è, negli altri paesi no), il regolamento per gli ortofrutticoli e quello per il tabacco. Con ciò l'Italia versa al fondo agricolo comunitario più denari di quanti i nostri agricoltori — i meno favoriti — ne ricevano. Ma per il grano esistono anche responsabilità italiane: nei magazzini ve ne sono 15 milioni di quintali, residuati di tre anni. Per la nuova produzione manca quindi, in certe zone, la possibilità fisica di immagazzinarne dell'altro. In Francia si è proceduto, nell'inverno, a denaturare ingenti quantitativi poi usati per gli allevamenti di animali e si è anche proceduto a venderne ai paesi deficitari, sia pure sotto costo. In Italia non s'è fatto nulla per svuotare i magazzini e accogliere il nuovo raccolto: già sulle aie si affacciano gli speculatori che, giocando sull'impossibilità di conferire il prodotto ai consorzi e sulla mancanza d'un nuovo prezzo, incettano sottocosto dai produttori oberati di cambiali. Ha detto Diana: « Parliamo subito del problema, perché sia risolto prima di nuove Battipaglie ». Ma il presidente della Confagricoltura non ha usato, verso il mondo politico, un linguaggio unicamente critico e tanto meno demagogico (fatto abbastanza nuovo, in questo settore). Ha detto che, così come nei sindacati c'è una spinta all'unità, così nel mondo agricolo si deve procedere a intese, almeno economiche, tra le varie categorie: « Dobbiamo agire stando fuori, non solo dalle correnti interne, ma anche da ogni partito. Dobbiamo rappresentare le nostre esigenze all'intero Parlamento ». Giulio Mazzocchi

Luoghi citati: Francia, Italia, Puglia, Roma