Woolfe nel primo giro della 24 ore esce di curva a Le Mans e si uccide

Woolfe nel primo giro della 24 ore esce di curva a Le Mans e si uccide Tragedia dopo tre minuti di gara nel circuito francese Woolfe nel primo giro della 24 ore esce di curva a Le Mans e si uccide , Il pilota inglese (sposato da un anno, proprietario di un'industria e di un garage) morto nell'urto contro un terrapieno - La sua Porsche disintegrata - Un pezzo del serbatoio finisce contro la Ferrari di Amon che s'incendia - Il neozelandese si" ritira - Elford al comando dopo 8 ore (Dal nostro inviato speciale) Le Mans, 14 giugno. Neanche tre minuti di gara, e sulla « 24 ore » di Le Mans si è abbattuta una nuova tragedia. Un pilota inglese, John Woolfe, di 37 anni, che guidava la prima Porsche « 917 » consegnata ad un cliente, è uscito di pista alla curva di Maison Bianche prima del rettilineo delle tribune, rimanendo ucciso sul colpo. Chris Amon, che lo seguiva a meno di cento metri di distanza, è finito con la sua Ferrari su un serbatoio in fiamme perso dalla Porsche, lo ha trascinato per qualche decina di metri con il fuoco che si propagava alla vettura, finché è riuscito a fermarsi ai bordi della carreggiata e a gettarsi fuori, illeso, dall'abitacolo. È' stato un momento di estrema drammaticità. Al via, dato alle 14 in punto (ore 15 italiane) da Bernard Consten, presidente della Federazione francese dello sport automobilistico, quarantacinque vetture si erano lanciate in una confusa paurosa cavalcata. In testa la Porsche « 917 » di Stommelen e le « 908 » di Elford e di Stiffert, poi tutte le altre, fra cui le due Ferrari di Rodriguez-Plper e di Amon-Schetty, attardate da una cattiva partenza. A Rodriguez si era spento il motore, Amon aveva perso istanti preziosi nel serrare le cinture di sicurezza e la porta. Un giro, Stommelen, Elford, Siffert, Mitter, Herrmann passavano sul traguardo, una lunga sfilata di bianche Porsche, quindi la Lola di Bonnier. Dalla tribuna e dai boxes ci si sporgeva verso destra, verso la variante Ford e la curva di Maison Bianche, che si intravedeva sullo sfondo, fra gli alberi, spiando l'arrivo degli altri, soprattutto delle Ferrari. E si scorgeva, invece, un gran polverone alzarsi verso il cielo, poi sbucare come una macchia rossa, avvolta in una corona di fiamme. Woolfe era finito contro un terrapieno, la macchia rossa era la Ferrari di Amen. Pompieri, medici, commissari di servizio scattavano dai posti di controllo ai lati della pista, in un agitare di bandiere gialle di pericolo, fra un immenso nuvolone nero. La. corsa rallentava il suo ritmo per molti secondi, indi riprendeva. La Ferrari di Rodriguez sfilava infine sul traguardo (e già alle spalle irrompevano le Porsche di Stommelen e compagni, che avevano guadagnato quasi un giro), mancava purtroppo la vettura di Amon. Era il neozelandese a tranquillizzare il clan della Ferrari. Veniva a piedi ai boxes, raccontava con appena un tremito nella voce: «Uscendo da Maison Bianche ho visto la Porsche di Woolfe sbandare e picchiare contro il terrapieno di sinistra disintegrandosi. Ho sentito la mia Ferrari sussultare, raccattare qualcosa sulla strada, le fiamme alzarsi sui fianchi e sulla coda. Ho frenato disperatamente, mi sono portato sul bordo esterno della strada sganciandomi le cinghie. Ho ancora chiuso il contatto e messo- in azione l'estintore automatico prima di spalancare la porta e di rotolarmi fuori ». I pompieri ricoprivano la vettura di schiuma,.impedendo che prendesse fuoco completamente. Veniva scoperto il serbatoio in plastica, annerito e squarciato, causa dell'eliminazione di Amon. Purtroppo, per Woolfe ogni soccorso era inutile. Un elicottero ne trasportava il corpo all'ospedale, ma.il pilota era già morto, lacerato fra i rottami della sua macchina. Per un raggio di 200 mestri si scorgevano soltanto pezzi di metallo, lamiere contorte: il motore e una parte della carrozzeria eFano a si¬ nistra, una ruota lontano, sul margine opposto della carreggiata. T Woolfe non era molto noto in Europa. Sposato da un anno, proprietario di un'indù-, stria di carni in scatola e di un garage a Londra, correva per puro divertimento. Dopo avere guidato alcune Lola 5 litri, aveva voluto quest'anno acquistare la nuova Porsche « 917 » di 4500 ce ed utilizzarla per la prima volta proprio nella « 24 Ore » di Le Mans. Il suo abituale secondo pilota Martland si era rifiutato di guidare una macchina « troppo veloce » e Woolfe si era quindi associato a Linge. E' necessario, a questo punto, fare una breve considerazione. Com'è i possibile che si permetta ad un pilota di capacità limitate di guidare una vettura difficile e pericolosa qual è la «917»? Difficile e pericolosa non lo diciamo noi, ma,l'hanno.,chiaramente, affermato gli stessi «professionisti» della ^Porsche, Siffert in primo luogo. Malgrado gli alettoni, la « 917 » ha bisogno di ima mano pratica e sicura, assai sensibile, per essere dominata. E qui a Le Mans i due esemplari iscritti sono stati assegnati a due^coppie. sicure come Elford-Attwood e Stommelen-Ahrens. Però, per i regolamenti internazionali, basta avere 21 milioni di lire da spendere e una licenza per comprare un « mostro » di 520 cavalli che l'essere prodotto in 25 esemplari e messo in vendita liberamente non trasforma certo in una utilitaria. Sui regolamenti ci sarebbe molto da discutere, e sul come vengono interpretati o applicati. Oggi, prima del via, è arrivato a Le Mans, al direttore sportivo della Ferrari, Franco Gozzi, un telex proveniente da Maranello. Lo riportiamo. Esso afferma: «Siamo d'accordo di non presentare reclamo per alettoni, comunica però chiaramente che se la commissione sportiva internazionale non otterrà il rispetto ai suoi deliberata fin da oggi, renderemo edotta l'opinione pubblica delle ragioni che ci indurranno a cessare l'attività agonistica legiferata e amministrata ancora una volta con disprezzo e parzialità nei confronti piccoli costruttori. Firmato: Ferrari ». Il telex si riferisce alla questione alettoni e al « sì » dato alle « 917 ». La reazione di Ferrari è ferma è validissima. Il commento di ' Charles Deutsch, direttore di corsa della « 24 ore », è stato il seguente: «E' giusto, ma dite a Ferrari che se la commissione sportiva internazionale non avesse deciso di ammettere le Porsche, l'Automobile Club dell'Ovest era fermamente intenzionato ad accettare comunque le vetture tedesche ». In ogni caso, oggi una « 917 » è uscita di pista, e malgrado le barriere di sicurezza un altro pilota è morto. Sul piano della corsa, meno importante di fronte a una vita umana ma da non dimenticare, la Ferrari con l'inci dente ad Amon ha visto d'un colpo dimezzare le sue possibilità in questa competizione all'insegna della rivincita. Nel tardo pomeriggio, il rullo compressore Porsche era in azione sulla pista di Le Mans, ma con meno baldanza di altre volte. Siffert e Redman erano eliminati dopo tre ore di gara per ìa rottura del cambio 1 della loro « 908 » spider, mentre la Porsche di 4500 ce di Stommelen viaggiava in ritardo, lasciando dietro di sé una scia azzurrina. In testa, però, tre Porsche, la « 917 » di Elford, che sembrava non accusare le noie della .compagna, e le « 908 » di Schutz-Mitter ed Herrmann-Larrousse. Dietro, incalzava la Matra di Beltoise-Courage. Dopo otto ore di gara, un terzo di corsa, la situazione in vetta alla « 24 Ore » non era sostanzialmente mutata. Ancora al comando tre Porsche, Elford primo alla elevata media oraria di chilometri 219,789, Schutz secondo e Kaushen terzo. Nella notte, con il circuito trasformato in una fantasmagoria di luci colorate, la lotta si sviluppava soprattutto fra le Porsche e le Matra. Per la Ferrari poche speranze, an¬ che se Rodriguez e Piper riuscivano a portarsi al nono posto, guadagnando alcune posizioni. Michele Fenu Sfreccia la Porsche guidata da Stommelen, a sinistra, sul luogo del tragico incidente alla « 24 ore » di Le Mans (Tel.)

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