Un «eroe» dell' intelligenza spiega un oscuro omicidio

Un «eroe» dell' intelligenza spiega un oscuro omicidio Un «eroe» dell' intelligenza spiega un oscuro omicidio Protagonista di Verbale d'amore, nuovo romanzo di Alcide Paolini, è un uomo malato, che vive to una camera milanese e racconta in prima persona un'avventura fuori dall'ordinario per diverse ragioni. Egli, infatti, ha il dono — o la maledizione — di consumare la propria esistenza alternando due opposte prospettive: una diretta e una indiretta. Nel primo caso intreccia gesti, passioni, logoranti frenesie, con le altre figure della vicenda. Nel secondo, scivolando come invisibile fantasma dalle proprie membra, osserva i fatti dall'alto, aggrappato al lampadario della stanza-prigione in cui è relegato. Non meno irreale, poi, l'eco della vita che viene da fuori e incornicia l'avventura di neghittose disperazioni. Perché fuori c'è la guerra. Una guerra, vorremmo dire, ridotta all'osso di un indecifrabile cataclisma. Di qui, a leggere to fretta, il pericolo di vedere del romanzo solo l'aspetto più vistoso. Quello, cioè, di una allegoria del nostro tempo: indubbiamente suggestiva, ma, per chi abbia un po' di esperienza, troppo vicina agli echi di certa narrativa « esistenzialistica » e di certe opere del miglior Kafka. ; Tuttavia, per nostra fortuna e merito del Paolini, non è così. A riscattare l'apologo e a ravvivare quella che altrimenti resterebbe un'arida elegia del male di vivere, qui c'è l'incontenibile vocazione del buon narratore: ricco di idee fin che si vuole, ma noni schiavo di ideologie e giustamente sensibile al gusto dell'invenzione. Ecco, allora, il senso vero del romanzo* Ecco, più precisamente, Questo eroe dell'ambiguità^ intellettuale acquistare umanissima con¬ cretezza sullo sfondo di una trama poliziesca. E le avvisaglie, con aristocratica sottigliezza già compaiono alle prime pagine. Addirittura dal titolo: Verbale d'amore. Il lungo discorso autobiografico, appunto, altro non è che una confessione « verbalizzata » in tribunale; col protagonista che accumula immagini su immagini e delira, fino ad ammettere la sua colpevolezza in un misterioso omicidio. Né vorremmo sciupare la sorpresa del lettore rivelandogli l'arcano. Basterà, per documentare la finezza ossessiva di queste pagine, ci- tare dal principio quanto l'uomo dice di sé e della sua compagna di erotiche, amarissime frenesie: « Ci sorrìdiamo carichi entrambi della stessa inquietudine e di inconfessati orrori sino a desiderare di farla finita »; e, dall'ultimo capitolo, questa confessione che ha il peso di un motto per tutto il libro: « Anche il male mi tenta, ha un sapore sempre diverso e ti mette addosso una specie di fierezza ». Ferdinando Giannessi ALCIDE PAOLINI: Verbale d'amore - Ed. Mondadori, pagine 187, L. 2000. '

Persone citate: Alcide Paolini, Ferdinando Giannessi, Kafka, Paolini