Tv all'italiana

Tv all'italiana UN "PAMPHLET" DI ARRIGO LEVI Tv all'italiana Difficile l'equilibrio tra informazione e classe politica Chi si attendesse'da Arrigo Levi, in Televisione all'italiana, una cronaca pungente o scandalistica dell'ultima crisi della Rai, rimarrebbe deluso. Egli dedica due capitoli (ed il primo, « La strategia dell'accerchiamento », ha un titolo di trasparente significato polemico) alla gara tra' i partiti — o gli uomini — di governo per il controllo dei servizi radiofonici e televisivi, alla lunga controversia sulle nuove nomine, alla resistenza che un gruppo di valenti giornalisti oppose contro l'« assalto » al telegiornale; e spiega i motivi della sua protesta, dice le sue riserve sulla soluzione data alla crisi. Ma si limita a ricordare fatti già noti, evitando indiscrezioni o fatti personali. Il suo proposito è più valido e più ampio: indicare i maggiori problemi tecnici, culturali e soprattutto politici della televisione to Italia, oggi. Il suo libro agile ed asciutto, scritto di getto. tutto fondato sulla sua esperienza professionale, arricchito da una conoscenza diretta delle tv straniere, è quanto di meglio si possa leggere sull'argomento. Urta prima parte tocca problemi tecnici, ma di immediato interesse per ogni spettatore: che cos'è e come è fatto il «telegiornale all'italiana », le caratteristiche del buon giornalismo televisivo, le sue difficoltà e le sue insidie. Nato con parecchi anni di ritardo, cresciuto in parte su modelli stranieri, il « telegiornale all'italiana» ha tuttavia caratteristiche originali: ha sviluppato sino in fondo le risorse dei collegamenti diretti, ed ha conciliato con risultati molto brillanti le esigenze dello spettacolo e del rigore informativo, della documentazione immediata e del commento. Arrigo Levi, come tutti sanno, ha avuto una parte non piccola' nello sviluppo di questa formula; ed ha curato personalmente alcune trasmissioni esemplari, sulla « guerra dei sei giorni », -sull'assassinio di Robert Kennedy, : sull'invasione della Cecoslovacchia, sulle ultime elezioni americane. Almeno nei servizi giornalistici (telegiornale e attualità), la tv italiana ha raggiunto un alto livello, e ha dimostrato talvolta una spregiudicatezza, una fantasia ed un impegno impensabili fino ad un recente passato. Ma è ancora legata da vincoli, censure, pressioni, timori; soprattutto non è usata come dovrebbe nelle sue illimitate possibilità quale mezzo d'informazione e di educazione, strumento di progresso civile, servizio di importanza primaria in ogni paese moderno. E gli ostacoli sono tutti riconducibili all'insoddisfacente so¬ luzione del rapporti tra televisione e potere politico. Un difetto evidente, ma non 11 peggiore, è l'abuso del teleschermo per l'autopropaganda personale: apparendo troppo spesso « come pesci nell'acquario » in trasmissioni prive di interesse, parlando un oscuro linguaggio per iniziati, i politici stancano lo spettatore ma danneggiano to primo luogo se stessi. Più grave è il peso delle molte censure, politiche, confessionali, persino campanilistiche: uomini e correnti si combattono anche alla tv. Ma è dannoso soprattutto il tentativo dei partiti di « annettersi » quell'arma totale che è la televisione, e di spartirsela per adoperarla come strumento di governo. Nelle società moderne, la tv è il più decisivo dei mass media, la massima fonte del «potere culturale»: è indispensabile assicurarne l'indipendenza e l'imparzialità, « smontando gli apparati di controllo, spalancando le sue finestre sul Paese ». c. cas. ARRIGO LEVI: Televisione alHitallana Ed. Etas Kompass, pagine 172, lire 1400.

Persone citate: Arrigo Levi, Robert Kennedy

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Italia