I 7 imputati salutano col pugno chiuso e si dicono innocenti: erano là per caso di Gino Mazzoldi

I 7 imputati salutano col pugno chiuso e si dicono innocenti: erano là per caso Il processo a Milano per i disordini dopo Battipaglia I 7 imputati salutano col pugno chiuso e si dicono innocenti: erano là per caso Imponente spiegamento di carabinieri e agenti intorno al Tribunale - La folla di studenti, incitata dai genitori di uno degli accusati, applaude al termine degli interrogatori (Dal nostro corrispondènte) Milano, 12 giugno. In un clima di tensione si è iniziato stamane al Tribunale penale il processo contro i 7 giovani accusati dì violenze durante la manifestazione dell'll aprile scorso per i fatti di Battipaglia. Per fronteggiare eventuali incidenti sin dalle prime luci del giorno il Palazzo di Giustizia era stato circondato da un « cordone » di carabinieri e polizia muniti di idranti. Una grande folla (molti gli studenti e gli operai) ha assistito alla prima udienza del processo. Gli imputati sono entrati nell'aula alle 9. Essi sono Marco Amante, di 29 anni, bresciano, studente del Politecnico; Ernesto Buzzini, 27, operaio, di Stezzano in provincia di Bergamo; Giovanni Nucita, 26, studente; Franco Costa, 25, studente di architettura; Antonio Mola, 19, disoccupato: Barnaba Fornasetti, 19 e Massimo-Hurle, 18 anni, entrambi studenti del liceo artistico di Brera. Solo Ernesto Buzzini ha ammesso in istruttoria di aver gettato sassi in via Albricci: tutti gli altri hanno respinto ogni addebito. Appena agli imputati sono state tolte le manette, qualcuno ha salutato col pugno chiuso gli amici e i parenti tra il pubblico, mentre davanti alla gabbia si schierava un cordone di carabinieri. Il presidente, dott. Salvini, ha letto il capo d'accusa che contempla cinque distinti reati: resistenza aggravata e continuata ad ufficiali, carabinieri, funzionari ed agenti di Pubblica Sicurezza « contro 1 quali lanciavano selci tratte dalla platea stradale e una bottiglia Molotov »; oltraggio continuato ed aggravato per aver apostrofato agenti e carabinieri con parole come « porci, assassini, SS, carne venduta »; blocchi stradali; partecipazione ad una adunanza sediziosa; lesioni personali aggravate nei confronti delle forze dell'ordine. Si è quindi iniziato l'interrogatorio. Marco Amante ha dichiarato: « Quando sono scoppiati i primi disordini, alcuni agenti in borghese mi hanno fermato. Ci deve essere stato un equivoco. Forse mi hanno scambiato per un dimostrante perché avevo un maglione rosso ». Ernesto Buzzini ha detto di essersi unito alla manifestazione perché il cantiere dove lavorava come carpentiere era fermo appunto in seguito all'agitazione per i fatti di Battipaglia. Presidente — In istruttoria lei ha ammesso di avere gettato un sasso in via Albricci. Imputato — Ero eccitato, raccolsi effettivamente un sasso e lo gettai a pochi metri di distanza per un gesto di stizza. In quel momento le forze di polizia erano molto lontane e io non avevo intenzione di colpire nessuno. E' stato poi interrogato lo studente Giovanni Nucita, messinese, harba fluente, capelli lunghi e ricciuti. Sotto la giacca porta una camiciola color crema, sbottonata fino all'ombelico. L'imputato ha esordito con una dichia razione di fede, dicendo che aveva aderito alla manifestazione perché ne condivideva pienamente gli scopi di protesta contro i fatti di Battipaglia « avvenuti per una errata e fallimentare politica economica ». Ha raccontato di essere rimasto sempre in testa al corteo con le autorità, perché aveva anche lui intenzione di parlare. Sciolta la manifestazione, mentre stava andandosene, vide alcuni poliziotti che stavano caricando una ragazza sulla camionetta: intervenne e venne arrestato. La difesa, a questo punto, ha mostrato alla Corte al* cuni giornali con fotografie dell'arresto di Nucita, che confermerebbero anche come l'imputato — contrariamente a quanto dice il capo d'accusa — non facesse parte di un gruppo di estremisti con il cartello «Guardie rosse». Il diciannovenne Fornaset ti, con capelli e. barba « alla Nazareno », ha protestato la propria innocenza. Mola, un disoccupato che si proclama «Hippy», ha detto che non ha scagliato sassi, anche perette appartiene ad un movimento . che « combatte ogni forma di violenza ». Finiti gli interrogatori dal pubblico si è levato un applauso: il via al battimani è stato dato dai genitori del Fornasetti. Il processo prosegue domani mattina. Saranno ascoltati oltre cento testimoni dell'accusa e della difesa. Gino Mazzoldi Milano. I giovani al banco degli imputati: Costa, da sinistra, Hurle, Fornasetti, Mola, Nucita, Buzzini e Amante (Telefoto A.P.)

Luoghi citati: Battipaglia, Bergamo, Milano, Stezzano