Scirè: non sono lo «zio» pagato con 350 mila lire la settimana di Guido Guidi

Scirè: non sono lo «zio» pagato con 350 mila lire la settimana L'istruttoria per lo scandalo delle bische a Roma Scirè: non sono lo «zio» pagato con 350 mila lire la settimana Secondo la lettera anonima (pare inviata dai biscazzieri o da un commissario che perdette 50 milioni e.voleva la restituzione del denaro), lo «zio» sarebbe stato il vice-questore: con questo nomignolo egli avrebbe avvertito i tenutari della casa da gioco sulle ispezioni della polizia (Nostro servizio particolare) Roma, 6 giugno. Nessuno parla e quelli che sono disposti a dire qualcosa, negano. La verità sull'« affare » delle bische e sulla eventuale protezione che possono avere avuto nell'ambiente della polizia sembra essere nascosta dietro un muro diffìcilmente superabile. A sette giorni dall'inizio delle indagini, il Sostituto Procuratore della Repubblica ed il giudice istruttore se ne stanno rendendo conto a loro spese. Nicola Scirè sostiene di avere compiuto soltanto una delicata, ma normale operazione di polizia e di essersi limitato a tenere in vita la casa da gioco di via Flaminia Vecchia, perché non lo interessavano tanto i giocatori d'azzardo che la frequentavano, quanto i delinquenti che con il pretesto di proteggerla la ricattavano. E, comunque, compensi dai biscazzieri non ne ha mai chiesti o avuti. Maria Pia Naccarato, « la contessa », sulla quale l'accusa faceva tanto affidamento, ha respinto il ruolo di « corruttrice » attribuitole dalla Procura della Repubblica e si è allineata sulla medesima posizione di Nicola Sciré Ma in sostanza da quali elementi risulta che il dott. Scirè settimanalmente sino al 25 marzo 1969 ha incassato 350 mila lire dai biscazzieri attraverso Maria Pia Naccarato? Nessun elemento concreto, ad eccezione della indicazione fornita dalla lettera anonima, ha detto il procuratore della Repubblica prof. Giuseppe Velotti. E la lettera anonima, nella quale sono riferiti però episodi il cui controllo ha dato risultati positivi, sarebbe stata scritta (almeno questo è il sospetto) o dai biscazzieri contro i quali Nicola Scirè stava conducendo l'inchiesta o addirittura dal commissario che nella casa da gioco ha lasciato 50. milioni ed ha avuto un grosso litigio sia perché pretendeva la restituzione del danaro sia perché pretendeva in esclusi¬ va la « fidanzata » di uno degli organizzatori. Questa mattina, il giudice istruttore dott. Alibrandi ha informato il difensore del dott. Scirè avv. Armando Co-sta che non depositerà in Cancelleria gli interrogatori del vice- questore entro i cinque giorni previsti dalla legge giustificando questa sua decisione con il timore che, altrimenti, le prove potrebbero essere « inquinate » rendendo noti i chiarimenti forniti dall'imputato. « Questo vuol dire — ha replicato l'avv. Costa — che, secondo lei, il difensore, e cioè io, mi servirei di questi interrogatori per inquinare le prove? » il giudice istruttore non ha replicato. L'avv. Armando Costa, in serata, è tornato polemicamente sull'argomento prendendo il pretesto dalla notizia pubblicata da un quotidiano secondo il quale la guardia di Finanza avrebbe accertato, comunicandolo al giudice istruttore, che Nicola Scirè sìa pur sotto nomi di favore, sarebbe proprietario di alcuni appartamenti e di una villetta a Santa Marinella per un valore complessivo di 100 milioni. « Smentisco recisamente la fondatezza di tale accertamento e rendo noto che la famiglia del dott. Scirè — ha replicato l'avv. Costa — abita in un appartamento di 4 stanze con un affitto di 55 mila lire mensili ed è in attesa da anni dell'assegnazione di un appartamento in una cooperativa tra funzionari dello Stato. La moglie del dott. Scirè è insegnante e percepisce quindi uno stipendio. La madre gode di una pensione di 20 mila e 685 lire e viene aiutata dal figlio ». Il silenzio assoluto che circonda l'indagine favorisce una ridda dì voci. Si dice, ad esempio, ohe il piantone del dott. Scirè, l'agente di p.s., Giacomo Maggi è stato arrestato in seguito alla intercettazione di una telefonata fatta dalla signora Maria Pia Naccarato la quale parlando con lui avrebbe fatto riferimento ad alcuni « li- bri » da consegnare al vice questore. Secondo l'accusa, questi « libri » sarebbero i denari e cioè il prezzo della corruzione. La signora e l'agente sostengono invece che i « libri » attesi dal dott. Scirè erano i nomi dei taglieggiatori che rappresentavano il fine ultimo della operazione per cui la bisca di via Flaminia Vecchia veniva controllata senza bloccarne l'attività. A proposito di pseudonimi o nomi falsi Scirè ha negato di essere lo « zio » che riceveva dalle bische 350 mila lire la settimana. Si dice che il funzionario di polizia avesse avvertito da tempo l'ufficio istruzione dell'indagine, ma il magistrato al quale si era rivolto per chiedere ed ottenere il controllo dei telefoni della bisca non era quello che ha poi emesso il mandato di cattura. Poi vi sono le voci che vengono subito smentite. Si è detto che nella vicenda fosse implicato anche un magistrato: la procura della Repubblica lo ha escluso ufficialmente. Domani, un giornale dovrebbe pubblicare la notizia che il dott. Scirè avrebbe tenuto al corrente dell'operazione il capo della polizia. Il prefetto Angelo Vicari ha comunicato che si tratta di una notizia assolutamente inesatta anche perché « il capo della squadra mobile riferisce sulla sua attività al suo questore e non al capo della polizia ». Guido Guidi

Luoghi citati: Roma, Santa Marinella