Balletto classico e moderno a Vienna con le più celebri compagnie del mondo

Balletto classico e moderno a Vienna con le più celebri compagnie del mondo Tutto dedicato alla danza l'importante Festival austriaco Balletto classico e moderno a Vienna con le più celebri compagnie del mondo Il contrasto tra i ballerini tradizionali del « Nederland's » e quelli a piedi nudi del «Nikolais» (Nostro servizio particolare) Vienna, 5 giugno. Il Festival di Vienna, la più lunga e importante rassegna internazionale a carattere monografico, è quest'anno tutto dedicato al balletto: ulteriore conferma del nuovo interesse per la danza, in tutto il mondo. Se gli organizzatori del Festival viennese, giunto alla diciannovesima edizione, hanno fatto questa scelta, sapevano d'avere almeno tre buoni motivi. Il primo è il ritorno delle platee a questo genere dì spettacolo. Il secondo è la molteplicità dei linguaggi usati dalla danza per esprimersi: e che consente un'occasione di stimolanti confronti. Il terzo è la possibilità di appagare i gusti più diversi, in un'epoca in cui la vista sembra avere il predominio tra i cinque sensi. Undici le compagnie partecipanti al Festival: il Nederland's Dance Theatre; il Balletto dell'Opera di Vienna; il Balletto del Theater an der Wien (sede di tutti gli spettacoli di danza) integrato dalla presenza del grande coreografo e ballerino danese F. Flindt; la statunitense Nikolais; la sovietica del Kirov; la britannica «Rambert»; e le compagnie dell'Opera di Berlino Ovest, dell'Opera di Bucarest, della Volksoper di Vienna, del City Center di New York (per la prima volta in Europa), dell'Opera di Praga. Il Nederland's Dance Thea tre (se si eccettua il brano Cacciatori mitici, visto l'anno scorso in Italia nell'esemplare versione della compagnia israeliana « Bathseva » al Maggio Fiorentino, con l'identiqa coreografia di Tetley) si è limitato a ripetere il programma svolto anni fa a Spoleto, confermando l'in terno conflitto tra la danza classica e quella moderna. Da un lato i suoi ballerini non posseggono doti tecniche tali da suscitare i consensi dei seguaci della tradizione, sia pure, rinsanguata da un'inventiva neoclassica alla Balanchine ('Recital per violoncello e otto danzatori^. Dall'altro (proprio I cacciatori mitici,/ non hanno ancora una fede abbastanza salda in quello che fanno per impiegare a dovere la sintassi e la grammatica della danza moderna. Devono quindi, con la guida di maestri di vaglia, o impadronirsi completamente del linguaggio classico dal quale sono partiti o passare alla danza moderna, abbandonando le scarpe da ballo e tornando ai piedi nudi, come i loro colleghi della compagnia Nikolais. Il complesso americano noto in Italia fin dal 1962, e atteso in luglio a Torino e al Festival di Nervi, ha riscosso qui un notevole successo: non solo presso il pubblico, notoriamente prodigo di applausi, ma anche presso gli specialisti. Fenomeno consolante, dato il conservatorismo locale, appena temperato dall'internazionalità della manifestazione, e la violenza degli argomenti, trattati con l'ausilio della musica elettronica Benché Nikolais rifiuti di fornire il minimo accenno alla trama dei suoi balletti, le sue idee sono note. Egli concepisce la danza (« modem dance » nel suo caso, ovvero la forma d'espressione più avanzata) come un « teatro in movimento » i cui interpreti, fasciati, percossi o cancellati da un complesso sistema di luci, sono parte degli avvenimenti, senza mai poterli in qualche modo governare. Così « Tent » (« La tenda ») che vedremo presto in Italia, è la storia dell'umanità creatrice della bomba atomica dalla quale viene poi interamente estinta e « To wer » (« La torre ») è la co- struzione e la caduta, in chiave grottesca, di una torre di Babele dei. giorni nostri. L'eccezionale bravura di tutti i danzatori, a cominciare da Murray Louis e Carolyn Carson, riesce a far accettare temi tanto gravi e spinge il pubblico a discussioni non inutili. Di fronte a questo spettacolo si perdona anche l'unico errore commesso da Nikolais: quello dì rappresentare solo cinque quadri di « Imago », che ha trionfato dappertutto nel 1968, e non il balletto completo, danneggiando la diffusione di certe sue idee alle quali il coreografo annette tanta impor tanza. Attilio Baldi