Padova e Venezia in lotta per quattro nuove Facoltà di Gigi Ghirotti

Padova e Venezia in lotta per quattro nuove Facoltà Entrambe vogliono avere la supremazia culturale Padova e Venezia in lotta per quattro nuove Facoltà La città lagunare vuole istituire Lettere, Scienze, Ingegneria e Chimica - I patavini sostengono che il progetto non tiene conto della programmazione economica, delle future Regioni, delle grandi spese - Inoltre gli studenti veneti preferiscono Padova più famosa e meno scomoda (Dal nostro inviato speciale) Padova, 2 giugno. Nei prossimi giorni l'Università di Padova attraverso il rettore, prof. Enrico Opocher, farà conoscere le ragioni della propria viva opposizione ad un progetto che è stato illustrato dal rettore di Ca' Foscari di Venezia al ministro della Pubblica Istruzione, Ferrari-Aggradi. Si tratta del progetto di istituire a Venezia quattro nuove facoltà: una di Lettere, una di Scienze, una d'Ingegneria speciale, una — infine — di Chimica industriale. Quest'ultima non nel centro storico, ma a Marghera, cioè nel vortice medesimo dei fumi prodotti dagli stabilimenti chimici e petrolchimici installati in quella zona. Tale progetto — ha promesso il ministro — sarà portato all'esame del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione nella seduta del 9 giugno. Con tutti i discorsi che si sono ascoltati sin qui su Venezia « isola degli studi», «novella Atene», eccetera, soltanto adesso l'antico Ateneo patavino ha cominciato a preoccuparsi. E la ragione, per banale che possa sembrare, è abbastanza chiara: Ano a un anno fa, ministro della Pubblica Istruzione era un padovano, l'on. Gui, che ha secondato la vocazione della propria città a rimanere la « capitale didattica » della regione. Adesso, il motivo anagrafico si è spostato su Venezia. I! ministro Ferrari-Aggradi, veneziano per voti se non per nascita, ha promesso il suo vivo interessamento al progetto delle quattro nuove facoltà, destinate — nel pensiero del prof. Siciliano — a confortare la solitudine di Venezia nelle sue stagioni «morte » e a soddisfare il suo bisogno di crearsi una popolazione di « élite ». L'Università di Padova, timorosa di non farsi scappare di mano l'antica egemonia culturale, ha riunito il proprio Senato accademico, al quale il rettore prof. Opocher ha illustrato i termini del problema ottenendo l'assenso ad un'energica azione per bloccare l'iniziativa dei veneziani. Quali sono le ragioni dell'opposizione patavina? In breve: in clima di programmazione economica, in vista dell'ordinamento regionale, alla vigilia della riforma universitaria, Venezia ripropone un discorso che non tiene conto delle grandi spese e dell'enorme dispendio di energie che costerebbe l'impianto di quattro nuove facoltà. Due delle quali — si osserva — sarebbero identiche a quelle esistenti a trenta chilometri di distanza, cioè a Padova. Osservano le autorità accademiche patavine che le nuove facoltà veneziane non avrebbero né il pregio di decongestionare Padova, né quello di aumentare l'interesse degli studenti veneti della terraferma per Venezia; essi, in¬ fatti, continuerebbero, come hanno fatto per molti secoli, a servirsi della vecchia Università di Padova, più famosa e meno scomoda. Ma se poi si dovesse arrivare allo sdoppiamento di alcune facoltà troppo affollate di Padova, meglio, allora, consultarsi con le autorità che predispongono la programmazione economica regionale: dove sorgeranno le nuove autostrade? In quali aree sono previsti gli insediamenti industriali futuri nella cui orbita talune facoltà tecnologiche dovrebbero essere dislocate? Se infine si contentasse Venezia, come si po¬ trebbe arrestare la modificazione delle iniziative universitarie? Molte città Invocano il privilegio di poter dar vita ad una facoltà: Belluno da tempo desidera una facoltà di Lettere; Treviso vorrebbe il Magistero, e Vicenza, forte dell'autorità di Andrea Palladio e di Mariano Rumor, non ha perduto le speranze d'avere una facoltà di Architettura. L'unica città che fin qui l'ha spuntata è Verona che istituisce a proprie spese « distaccamenti » di Economia e Commercio, di Magistero e (imminente) di Medicina (ultimo biennio). Ma Verona, chiariscono le autorità accademiche di Padova, ha le sue buone ragioni, perché serve un'area vastissima (il Trentino-Alto Adige, 11 Garda, 11 Mantovano), perché si è pagata le sue iniziative, e perché, infine, le ha poste sotto il patrocinio e la tutela dell'Università di Padova. L'importante, secondo il Senato accademico patavino, è che le iniziative non crescano disordinatamente, ma siano razionalmente disciplinate da un Ateneo ricco di tradizione e di esperienza, capace di porsi al servizio dell'armonico sviluppo della Regione. Gigi Ghirotti

Persone citate: Andrea Palladio, Enrico Opocher, Foscari, Gui, Mantovano, Mariano Rumor