Come difendere le vigne dai danni della grandine

Come difendere le vigne dai danni della grandine Un convegno a Torino dell'Associazione Piemonte-Italia Come difendere le vigne dai danni della grandine Sistemi attivi (razzi, reti di plastica) e sistema passivo, (assicurazione) hanno pregi e difetti che bisogna valutare di volta in volta - Una commissione per studiare i mezzi più idonei La grandine provoca ogni anno all'agricoltura italiana un danno medio di cento miliardi di lire. La cifra, già di per sé imponente, non raffigura la vera portata della calamità, perché le grandinate si concentrano su poche zone, dove il raccolto va distrutto in percentuali altissime. Su questo problema, che con l'approssimarsi dell'estate diventa attuale soprattutto in Piemonte, l'« Associazione Piemonte Italia » ha svolto ieri a Torino una tavola rotonda, alla quale hanno partecipato studiosi, amministratori di province e comuni, tecnici, assicuratori. Ha aperto i lavori il sen. Giuseppe Pella, presidente dell'« Associazione Piemonte Italia », inquadrando il problema nelle sue linee generali. Poi ha passato la parola al prof. Francesco Saia, docente all'Istituto di Economia e politica agraria dell'Università di Torino, il quale ha ricordato quali sono i tre mezzi di difesa antigrandine: razzi, reti, assicurazione. Sparare alle nubi grandinifere è il sistema più antico, ma le grandi speranze suscitate un tempo dai cannoni antigrandine sembrano ora eccessive. In pochi anni la superficie difesa con questo mezzo è scesa da 600 mila a 200 mila ettari. Le reti di plastica, introdotte di recente, sono efficaci, ma è ancora presto per poter dare un giudizio definitivo. Sembra che il loro costo sia troppo alto. Alcuni viticoltori affermano che le oclture sotto rete subiscono trasformazioni tali da incidere sulla qualità del prodotto. Resta la difesa passiva, ossia l'assicurazione. In Italia il volume dei prodotti agricoli assicurati contro la grandine è modesto: 150 miliardi di lire, pari al 4 per cento del valore totale. La situazione in altri Paesi è ben diversa: in Francia 735 miliardi di lire (320't)), in Germania Occidentale 760 miliardi (60"-o). Secondo il prof. Saia, i motivi di questo divario sono dovuti alle condizioni economiche dei nostri contadini e al loro grado di preparazione, ma soprattutto agli alti premi di assicurazione: il 6 per cento del valore in Italia, contro il 3 in Austria, l'l,36 in Grecia, l'l,22 in Germania, l'I,64 in Francia. Perché l'assicurazione antigrandine costa da noi più che altrove? Secondo il prof. Saia è un giro vizioso; i viticoltori non si assicurano per gli alti premi, le società aumentano le tariffe perché le polizze sono poche (230 mila nel 1960, solo 193 mila nel '65). Il vice presidente dell'Ania (Associazione fra le imprese assicuratrici) ha confermato questo fenomeno, aggiungendo che le polizze sono scese a 149 mila nel '67 e che negli ultimi dieci anni, su un premio medio del 6,94 per cento sono stati pagati risarcimenti del 7,17 per cento: quindi le compagnie hanno lavorato in perdita. Sono seguiti 24 interventi, fra cui quello del dott. Alberto Quaglino, docente all'Istituto di coltivazioni arboree dell'Università di Torino sui « danni della grandine in provincia d'Asti dal '61 al '68». La tavola rotonda si è conclusa con la costituzione di una commissione speciale, presieduta dal sen. Pella, che studierà i vari mezzi per difendere la viticoltura contro i danni della grandine. Livio Burato

Persone citate: Alberto Quaglino, Francesco Saia, Giuseppe Pella, Livio Burato, Pella, Saia