I sindacati di Savona chiedono un nuovo impulso all'ltalsider

I sindacati di Savona chiedono un nuovo impulso all'ltalsider I sindacati di Savona chiedono un nuovo impulso all'ltalsider Lo stabilimento occupa 1125 lavoratori, ma i dirigenti hanno dichiarato che non intendono assumere impegni dopo il 1972 (Dal nostro corrispondente) Savona, 29 maggio. Per il rilancio dell'industria savonese le segreterie delle tre organizzazioni sindacali, Cgil, Cisl e Uil, hanno elaborato un documento sulla situazione attuale da sottoporre all'esame ed all'approvazione dell'assemblea dei lavoratori. Nel documento si invita la società Italsider, il ministero delle Partecipazioni Statali ed il governo a prendere in considerazione gli orientamenti, indicati attraverso una nuova politica di investimenti, per il potenziamento dello stabilimento savonese affinché possa garantire più alti livelli occupazionali e un nuovo sviluppo produttivo. L'iniziativa è stata presa perché i sindacati sono vivamente preoccupati per le dichiarazioni fatte dai massimi dirigenti dell'Italsider in merito allo stabilimento di Savona, secondo cui la direzione generale dell'azienda non intende assumere impegni dopo il 1972 in quanto lo stesso stabilimento rappresenta per la società un « costo sociale » che evidentemente non potrà essere continuamente pagato. I sindacati respingono que¬ sta affermazione ed insistono perché allo stabilimento di Savona sia riservata una funzione precisa e il ministero delle Partecipazioni Statali ed il governo adottino in Liguria un'avanzata politica di investimenti finanziari iniziando- dal potenziamento dell'Italsider savonese. Negli anni 1950-51 quando fu realizzato lo smantellamento dei reparti acciaieria e laminatoi della fabbrica, con conseguente graduale licenziamento di circa tremila lavoratori, erano stati assunti precisi impegni da parte della società di riportare l'organico a 1600 dipendenti, ma questo impegno fino a questo momento non è stato mantenuto. Attualmente infatti lo stabilimento Italsider di Savona occupa 1125 lavoratori. Con la crisi del 1967 le nuove scelte portarono alla smobilitazione dello stabilimento Ilva-Meccanica di Vado Ligure. dell'Ilva-Bates di Savona, della fonderia Balbontin, delle smalterie di Vado Ligure. Nonostante oggi vi siano leggeri sintomi di ripresa per i Cantieri Navali di Pietra Ligure, della Mammut (ex Servettaz-Basevi di Savona) e del Cotonificio Li¬ gure di Varazze, che hanno ripreso l'attività con organici dimezzati, il numero dei disoccupati del settore industriale è ancora molto alto e nuove preoccupazioni si profilano all'orizzonte per la sorte della Brown-Boveri e dell'Ape di Vado e per la Magrini-Scarpa e Magnano di Savona. Durante la crisi, nel giro di pochi mesi 2500 operai rimasero senza lavoro. Di fronte ad una così grave situazione era stato inoltre promesso un adeguato investimento da parte del ministero delle Partecipazioni Statali ma nulla ancora è stato fatto. In questi ultimi anni il commercio e l'economia savonesi hanno perduto un monte-salari valutabile ad oltre due miliardi l'anno. Nel loro documento le organizzazioni sindacali prospettano l'urgenza di rilanciare l'industria savonese ed indicano come base di ripresa una conferenza regionale tra governo, ministero delle Partecipazioni Statali, sindacati ed enti interessati allo scopo di completare l'esame di tutte le situazioni di crisi, concordare piani d'intervento e stabilire infine i tempi dei necessari finanziamenti, m. fi.

Persone citate: Balbontin, Bates, Boveri, Brown, Magrini