Ancora sul progetto di legge per la protezione delle acque

Ancora sul progetto di legge per la protezione delle acque Ancora sul progetto di legge per la protezione delle acque Un testo approvato integralmente dal governo e alcuni emendamenti che la Camera dovrebbe prendere in esame - Aspetti organizzativi, consorzi di depurazione, classificazione scarichi Già più volte ci siamo occupati della caotica situazione legislativa vigente in Italia in materia di protezione delle acque contro l'inquinamento, ed abbiamo segnalato le gravi pecche contenute nel nuovo disegno di legge. Poiché era nostro desiderio fare opera di critica costruttiva, abbiamo anche suggerito di apportare al progetto legisldtivo alcune sostanziali modifiche che, sulla base di una vasta esperienza internazionale ritenevamo utili. Apprendiamo ora che il Consiglio dei ministri, nella seduta del 30 aprile scorso, ha approvato integralmente il disegno di legge. Poiché però l'approvazione definitiva dovrà venire dalle Camere, riteniaìno nostro dovere tornare sull'argomento, e mettere in guardia i parlamentari contro le gravi conseguetize che deriverebbero al già compromesso patrimonio idrico nazionale, se le norme proposte venissero accolte senza apportarvi gli opportuni emendamenti. Riassumeremo qui brevemente i punti principali. 1) Aspetti organizzativi. Il disegno di legge propone una struttura burocratica eccessiva, che poggia su una base tecnica decisamente insufficiente. Esso infatti prevede la costituzione di un comitato, presieduto dal ministro dei Lavori Pubblici, il quale impartisce direttive alle sovrintendenze di bacino, le quali impartiscono direttive ad un consiglio di bacino, il quale impartisce direttive ad una giunta di bacino « per compiere gli atti necessari al raggiungimento dei fini della legge ». In totale, sono ben quattro organismi (composti in maggioranza di burocrati e con una sparuta minoranza di tecnici) che impartiscono direttive. Ma gli « atti necessari » chi li compie? Il Laboratorio chimico provinciale, ossia un organo indubbiamente benemerito, ma già oberato da altri importanti compiti, ed inoltre sprovvisto di competenza specifica nel¬ la tecnologia del risanamento delle acque inquinate. Il rimedio più semplice, e più collaudato nella pratica internazionale, consiste nella costituzione, di un unico organismo di bacino, a somiglianza dei « River Boards ». inglesi, con giurisdizione su tutte le acque superficiali e sotterranee nel territorio corrispondente al bacino idrografico, e dotato di un proprio istituto d'analisi, ricerca e progettazione. 2) Consorzi di depurazione. Il disegno di legge prevede la costituzione di consorzi anche obbligatori, tra le imprese privale e gli enti pubblici che effettuano scarichi in acque pubbliche, con lo scopo di costruire e gestire impianti di depurazione dei liquami misti. Come si finanziano questi consorzi? Con i contributi degli enti che concorrono all'inquinamento e di quelli che si avvantaggiano della sua eliminazione. Un tale principio giuridico è inaccettabile, perché porrebbe sullo stesso piano il colpevole e la vittima del sopruso, costituito dal « reato di inquinamento ». Occorre pertanto rendere obbligatori in ogni caso i consorzi di depurazione, farne pagare le spese ai soli inquinatori, e porli a tutti gli effetti sotto la giurisdizione dell'organismo unico di bacino. 3) Classificazione delle acque secondo l'uso prevalente. Secondo le intenzioni dei legislatori, si vorrebbero suddividere i corsi d'acqua in quattro o più categorie: fiumi per approvvigionamento potabile; per scopi piscicoli ed agricoli; per uso industriale; per scarico di acque di rifiuto. Ci vuol poco a capire che, con un simile criterio, un fiume assegnato alla quarta categoria sarebbe condannato a restare per sempre una fogna a cielo aperto; e che uno assegnato alla terza sarebbe sulla buona strada per divenirlo. Del resto, perché proprio noi, ultimi venuti nel campo della legislazione in materia di acque, dovremmo adottare senz'altro questo provvedimento, quando le nazioni più industrializzate e progredite, dopo lunghe discussioni, hanno deciso di accantonarlo? Soltanto nel Belgio è stata approvata la classificazione, ma in tre sole classi; e per di più, finora nessun fiume è ancora stato assegnato alla terza classe (corsi d'acqua per usi industriali; si noti: per usi, non per scarichi). 4) Norme di accettabilità degli scarichi. Ciò che è urgente (e il disegno di legge non vi accenna neppure) è stabilire norme di accettabilità generali, a validità nazionale, per gli scarichi in acque pubbliche, a somiglianza degli Standards della « Royal Commission » inglese. - 5) Regolamento di esecuzione. Una legge eminentemente tecnica come questa non deve essere inviata all'approvazione delle Camere, se non sia già stato approntato un regolamento di esecuzione semplice ed efficiente; altrimenti accadrà come per la legge antismog, la quale, a due anni dalla promulgazione, rimane inoperante perché non è ancora staio approvato il regolamento di esecuzione. Infine, sentiamo il dovere di rivolgere alle autorità responsabili due vive raccomandazioni. Prima: per le leggi, tecniche si interpellino i tecnici; e non solo quelli ritenuti più accomodanti e conformisti. Seconda: si agisca subito. Giovanni Bianucci

Persone citate: Giovanni Bianucci

Luoghi citati: Belgio, Italia