Un'inchiesta a Corleone sulla «foiba dei mafiosi»
Un'inchiesta a Corleone sulla «foiba dei mafiosi» Un'inchiesta a Corleone sulla «foiba dei mafiosi» Nella fossa a 1300 metri d'altezza, dopo le indicazioni, di un detenuto, sono stati rinvenuti resti umani - Sarebbero le vittime della lotta fra le cosche del Palermitano (Dal nostro corrispondente) Palermo, 24 maggio. La confessione di un giovane ricoverato nel manicomio criminale di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, ha portato alla macabra scoperta di una foiba, a 1300 m. d'altezza, di cui alcuni mafiosi si sono serviti per gettarvi i corpi delle loro vittime. Vincenzo Streva, il giovane ricoverato, ha voluto liberarsi, dopo quattro anni, del peso che l'opprimeva: si è confessato responsabile della uccisione, avvenuta il 15 fel'Draio '65, di un « collega mafioso ». Ha chiamato in correo tre suoi amici: uno sarebbe morto, l'altro sarebbe Antonino Maiuri, imputato a Bari nel processo contro Liggio, il terzo sarebbe emigrato in Venezuela. Ha detto di aver gettato il corpo dell'ucciso in una fenditura sulla montagna di Roccabusambra, un luogo impervio fra le rocce, vicino a Corleone. Le ossa dell'ucciso sono state effettivamente trovate nel punto dove lo Streva ha condotto carabinieri e agenti. Giunto davanti ad una voragine larga un metro e mezzo e molto profonda — uno squarcio di origine vulcanica — ha detto: «Ecco, questo è il punto. Qui dentro ho gettato, quattro anni fa, il corpo di Vincenzo Sottile ». Il Sottile, che aveva 23 anni, era un seguace del mafioso Navarra; lo Streva, invece, era della banda di Luciano Leggio, chiamato « la primula rossa ». Il Liggio riuscì a rimanere latitante per 16 anni; venne catturato 5 anni fa, a Corleone. Ora, a Roccabusambra, otto vigili del fuoco si sono calati nella foiba, ad una settantina dì metri di profondità. Dopo circa mezz'ora sono risaliti reggendo due sacchi. Dentro vi erano ossa umane (e forse anche dì animali), che saranno analizzate all'Istituto di medicina. L'uccisione di Sottile, ha precisato Streva, avvenne durante la lotta fra il gruppo Liggio e il gruppo Navarra, quest'ultimo formato dalla schiera dei seguaci del medico capomafia, ucciso una decina di anni fa a raffiche di mitra mentre tornava a Corleone in auto. a. r.
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