Il giudice corrotto

Il giudice corrotto ANALISI Il giudice corrotto (Perché Abe Fortas, amico di Johnson, è stato costretto a dimettersi dalla Corte Suprema) Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, un giudice della Corte Suprema — Abe Fortas, amico personale dell'ex presidente Johnson — è stato costretto a dimettersi per evitare un'accusa ignominiosa: corruzione. Fortas ha 58 anni ed è figlio di immigrati ungheresi; assomiglia vagamente ad Adlai Stevenson, il rivale di Eisenhower alle elezioni presidenziali. E' uno dei più brillanti giuristi d'America. Ma faceva vita troppo brillante per la carica che occupava: villa nel quartiere residenziale più chic di Washington, Rolls Royce alla porta, viaggi costosissimi e soggiorni in alberghi di lusso. Perfino i vicini si domandavano dove traesse tanto danaro. Finché i giornali rivelarono i suoi rapporti con un finanziere di pochi scrupoli, Louis Wolfson (attualmente in carcere per « manipolazioni illecite di azioni » in è orsa), dal quale riceveva uno stipendio, non si sa bene a quale titolo. Fortas infatti non ha spiegato chiaramente perché accettò quel compenso. Si è limitato a negare di « essersi servito della sua posizione di giudice della Corte Suprema a scopo di lucro personale». Ha detto di avere restituito la somma. Ma non ha potuto resistere alle pressioni perché lasciasse la carica. Alla Camera giaceva una richiesta di indagine urgente sulle sue attività: le dimissioni erano l'unico mezzo per soffocare uno scandalo che forse avrebbe coinvolto ben altri personaggi. La sua fortuna cominciò (ha scritto Li/e) con l'amicizia che qualche anno fa lo legò a Johnson. Il Presidente era affascinato dalla personalità di Fortas, che alla lucida intelligenza univa una sensibilità artistica versatile. Fortas possiede una ricca collezione di quadri, conosce i grandi- pittori moderni, suona il violino come se non avesse mai fatto altro nella vita. In breve divenne uno dei più influenti consiglieri di Johnson. E spesso lo tolse d'imbarazzo, anche quando l'ombra dello scandalo sfiorò la Casa Bianca: come nel 1964, allorché Walter Jenkins, adviser presidenziale, rischiò i rigori della legge. Lo scorso anno, poco prima di lasciare la presidenza, Johnson designò l'amico a succedere come Chief Justìce a Earl Warren, che da tempo chiedeva di andare in pensione per limiti d'età (ha 78 anni). Warren aveva dato alla Corte un forte impulso innovatore: sua è la sentenza che il 17 maggio 1954 pose fine alla segregazione razziale nelle scuole, una decisione storica che fu alla base di tutte le lotte dei negri per i diritti civili. E a lui si deve la tenace azione progressista in difesa del cittadino, nel solco della grande tradizione americana che Tocqueville definì « l'unica esperienza di vera eguaglianza» di fronte alla legge. Alcuni pensarono che sostituirlo con Abe Fortas, il quale usava della sua influenza per favorire gli amici e si faceva pagare quindicimila dollari una conferenza, sarebbe stato un insulto alla giustizia. Un gruppo di giudici insorse e bloccò la nomina. Johnson dovette pregare Earl Warren di rinviare le dimissioni. pai tempi di Roosevelt, passando per Kennedy, una maggioranza di giudici liberali ha dato all'America un nuovo impulso interpretando costantemente « a sinistra» la Costituzione del paese. Ora la Corte Suprema cambia volto. Nixon ha nominato Chief Justice il conservatore Warren Burger. Dopo Earl Warren, altri due giudici progressisti si ritireranno tra breve per ragioni di salute; i liberali saranno in minoranza. Con il processo all'assassino di Martin Luther King — scrive James Reston nel New York Times — lo scandalo Fortas ha aperto ima crisi di sfiducia nella giustizia americana. Il parere è forse troppo severo; ma sembra evidente che la Suprema Corte subirà un'involuzione. Alfonso Di Nola

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