Venezia tra cultura e industria

Venezia tra cultura e industria TAVOLA ROTONDA DE "LA STAMPA» A CA' FOSCARI Venezia tra cultura e industria Il naufragio del *centro storico" può essere scongiurato: i tecnici hanno i mezzi per risolvere il problema - Lo sviluppo economico della terraferma dovrà essere disciplinato con rigore - E' indispensabile evitare l'inquinamento dell'aria e dell'acqua - Ma per resuscitare la città occorre farne il centro direzionale al servizio della regione e ridarle funzioni, traffici e istituti internazionali Si preparano grandi decisioni per Venezia, la sua Laguna, la sua appendice industriale di terraferma, Marghera. C'è posto per tutt'e tre, nel futuro? E' giustificato l'allarme ricorrente per la sicurezza della città storica? Quali « regole del gioco» dovrà rispettare l'industria se vorrà insediarsi nello specchio della Laguna, scenario 'che molti — in Italia e nel mondo — considerano bene intangibile? E quali altre regole dovrà rispettare, quali mete perseguire Venezia se vorrà davvero tornare ad inserirsi nel grande flusso dell'economia i di domani? La Stampa ha voluto ascoltare un gruppo di voci altamente qualificate per comporre un quadro di questa complessa e, sotto un certo aspetto,' drammatica situazione. Presso l'Istituto dì geografia economica di Ca' Foscari, il nostro giornale ha riunito domenica scorsa: l'avv. Giangiacomo Pancino, presidente del consorzio per la Terza zona industriale di Marghera, la contessa Teresa Foscolo-Foscari, della giunta esecutiva di «Italia Nostra», il prof. Gìanpietro Pappi, commissario del laboratorio del Centro Nazionale delle Ricerche di Venezia per lo studio della dinamica delle ' grandi masse, il prof. Sandro Bettagno, storico dell'arte, il segretario regionale della Cgìl, Guido Capuzzo, il commercialista dott. Domenico Chiesa, già promotore dell'associazione « Venezia viva», il prof. Calogero Muscarà, docente di geografia economica di Ca' Foscari, e infine, con funzioni di moderatore, il prof. Fendano Benvenuti, docente di Diritto amministrativo a Ca' Foscari, presidente dell'Istituto federale delle Casse di Risparmio. Alla «tavola rotonda» erano anche presenti il prof. Luigi Candida, direttore dell'Istituto di geografia di Ca' Foscari, e' l'ing. Ennio Gallo, per «Italia Nostra». Per La Stampa, assistevano il vice direttore Giovanni Giovannini, l'inviato speciale Gigi Ghirottì, il corrispondente da Venezia, Gianni Ghirardini. Nello Garrone ha curato il servìzio stenografico. Il punto sugli studi Benvenuti — La discussione apertasi in Questi ultimi giorni a Venezia è giunta veramente ad un punto cruciale. La «tavola rotonda» odierna riunisce persone di ambienti che hanno piena conoscenza dei problemi, ma solo parziale, da un punto di vista determinato. Abbiamo invece veramente bisogno di sentire tutti i punti di vista. Vi sono tre dimensioni nel problema di Venezia: fisica, culturale, economica. Seguendo Quest'ordine di idee, dò la parola al prof. Puppi del C.N.R. A che punto sono gli studi sulla Laguna? Puppi — Secondo me ci sono tre problemi fondamentali da risolvere: uno è Quello della conoscenza dei movimenti del suolo, un secondo è Quello del moto delle acque, in corrispondenza di questo sistema che ha certe immissioni ed emissioni soggette all' escursione periodica di altezza; il terzo problema è quello degU inquinamenti delle acquo e dell'atmosfera. Il laboratorio del C.N.R. si occupa proprio di fare questi tre modelli matematici, che non sono, come normalmente si pensa, semplici scritture di equazioni — il che è forse un centesimo del lavoro d'un modello matematico — ma un complesso di raccolta di dati dettagliati. Questo laboratorio sarà efficiente fra qualche mese. Penso che l'intesa, i chiarimenti con il Comitato ministeriale per la sai-, vaguardia di Venezia, il cosiddetto « Gomitatone », siano stati sufficienti. Da entrambe le parti è stata riconosciuta la necessità di un'istituzione permanente che faccia questo tipo di sintesi e soprattutto rappresenti il luogo dove si conserva in modo razionale l'informazione. Senza di ciò si rischia di non avere il quadro completo su cui operare, e soprattutto di non poter poi seguire 1 provvedimenti che si prenderanno. Una situazione come quella della Laguna non si risolve con un provvedimento solo, ma seguendola nel tempo con continuità e dosando gli strumenti di in tervento continuo, con un quadro della situazione il più completo possibile. Siccome l'accento è stato posto sulle relazioni fra la situazione singolare di Venezia e il tessuto urbano economico e culturale del suo hinterland, piuttosto ampio, debbo dire, come mia affermazione personale, che ci sono nella scienza e nella tecnica moderna, tutti i mez¬ zi per affrontare il problema e risòlverlo. * Pancino — Oggi il problema scientifico della sopravvivenza della Laguna viene .trasferito, volontariamente o involontariamente, come mezzo di pressione per valutazioni di carattere umanistlco-estetico. Dobbiamo ' dire che, in sede rigorosamente scientifica, nessuno ha denunciato come allarmanti o possibile fonte di gravi pericoli per la sopravvivenza fisica della città le iniziative che sono state prese. Certo, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, nel suo quadro, ha espresso preoccupazioni scientifiche di conservazione della natura in generale. Ma queste preoccupazioni non hanno, io credo, un peso tale da poter pregiudicare la marcia fatale della civiltà moderna verso l'utilizzazione a vantaggio dell'uomo delle disponibilità del territorio. Cifra di élite? Considerare isolatamente il problema della sopravvivenza, della custodia, della salvaguardia della Laguna nella sua integrità, sarebbe una scelta assolutamente gratuita. A me sembra assolutamente antistorico voler relegare o congelare il centro storico e la Laguna a una determinata tipologia collocata nella nostra epoca piena di contrasti. Città e Laguna fino all'epoca della decadenza, furono da Venezia considerate come strumento del proprio potere economico e come mezzi di sopravvivenza fisica, di difesa militare,, di efficienza economica. Soltanto nel Settecento e, poi, sotto la « felix Austria » mette radici nella letteratura turistico i romantica l'immagine di Venezia come città delle gondole, dei colombi, delle cartoline. Chiesa — Vorrei approfondire un punto: Venezia non può assolutamente rinunciare alla funzione di capoluogo della regione veneta. E' una funzione culturale, non solo amministrativa, ed ha un carattere determinante che supera qualsiasi altra considerazione. In che modo il centro storico di Venezia può diventare il centro di questo capoluogo di regione? Se non risolveremo questo punto. non servirebbe a niente avere fatto di Mestre una grande città e avere creato a Marghera altre vaste distese industriali. Il problema di Venezia è di essere abitata da un'elite, perché la sua struttura urbana richiede abitanti qualificati. Se arriveremo a creare un nucleo urbano per cui Venezia costituisca in un certo senso quello che è il protoplasma, il nucleo della celllula, allora sì avremo risolto il problema. Bettagno — Non sono Interamente d'accordo. Per me il problema sta un po' più a monte. Perché Venezia possa sopravvivere come capitale di regione, come centro propulsore anche di iniziative industriali, occorre che la città sia abitata più intensamente e da tutte le classi sociali, non solo da un'elite. Sappiamo che c'è da lavorare per cinquant'anni per restaurare questa città. Certo, il muratore non andrà a vivere in un grande palazzo. Ma bisogna che viva a Venezia. E qui c'è un problema forse più grave di quello dei monumenti: quello della piccola edilizia. Noi sappiamo cosa succede per il calo della popolazione di certe zone. Basta vedere sul Canal Grande, nella chiesa di San Stae: è una chiesa chiusa pochi anni fa perché la parrocchia si è spopolata. Siccome si sono rotti i vetri e le inferriate, la chiesa è piena di colombi. E' una specie di enorme pollaio, con degli stupendi quadri di Tiepolo, del Piazzetta, eccetera! Io dico che prima di tutto bisogna salvare questo patrimonio. Non, naturalmente, per fare di Venezia una città-museo, ma perché va' guardata, studiata, e tramandata nelle condizioni in cui è stata ricevuta. Purtroppo, solo la miseria e l'abban¬ dono hanno permesso che si tramandassero certi monumenti rappresentativi d'un determinato tipo di cultura e di civiltà. Se Venezia è arrivata a noi, è perché c'è stata una grande miseria morale e materiale. Altrimenti ci vuole una coscienza, una responsabilità che non s'è mai finora manifestata nella sto-' ria. Io mi auguro che si ma-1 nifesti oggi. Teresa Foscari — Voglio solo dare una piccolissima risposta all'avv. Pancino, che ha parlato del Settecento come di un secolo ozioso e'decadente. Il Settecento ha fatto i Murazzi nella Laguna di Venezia, quel Murazzi che per tanti anni non hanno per¬ duto una pietra e che sono stati sconvolti dall'alluvione del 1966. Per quel che riguarda « Italia Nostra », Venezia è stata sempre considerata come un miracolo dell'uomo e della natura, ed importante non perché bella, ma perché rappresenta la storia. E' necessario porre il vincolo paesistico e storico- monumentale alla città e alla sua Laguna, affinché si possa, guardare globalmente a questo problema. Solo una pianificazione in campo nazionale può assumere la storia, perché l'uomo economico, quando intraprende qualcosa, fa i conti del reddito economico, personale, che è un'altra-cosa ancora. Lo scenario fastoso di Venezia per la cui salvaguardia si ò mosso II mondo della cultura e della scienza. Sullo sfondo, a sinistra, Marghera Prof. Feliciano Benvenuti ZONE INDUSTRIALI 0 12 3 4- La città lagunare con II canale del petrolio da Malamocco a Marghera e le zone Industriali in corso di realizzazione