«Joanna»: avventure di una ragazza ribelle
«Joanna»: avventure di una ragazza ribelle SULLO SCHERMO «Joanna»: avventure di una ragazza ribelle In « Plagio » l'amore di tre giovani sullo sfondo delle agitazioni studentesche - « Anch'io sono una donna » (Romano) - Genevieve Waite, una nuova attrice, e Michael Sarne, un giovane regista, si presentano al pubblico con Joanna, panavision inglese a colori. L'esordiente diva è assai brava e spiritosa nel disegnare il tipetto d'una diciassettenne, provinciale e borghese, figlia di un magistrato che lascia la comoda villa paterna per trasferirsi a Londra, ambiziosa di viverci a modo suo, ribelle alla severa educazione ricevuta. Nella capitale britannica, Joanna passa da un pittore avanguardista a un giovane lord, e varca pure la barriera razziale per inserire nella mutevole collezione dei suoi amori un aitante negro. Ma non è fortunata: prima muore il nobile di leucemia, poi il negro è arrestato per rissa. Ella rientrerà nel suo , tranquillo posto di campagna incinta di un bimbo color caffelatte. Il film non è narrato in tono patetico e lacrimoso, perché anche nell'avversa sorte l'immatura Joanna è una di quelle donne che mai dimostrano di possedere l'esatta coscienza di quello che fanno e delle traversie cui vanno incontro. Sarne, facendone la protagonista del suo racconto (ne è anche soggettista e scensggiatore) ha cercato soprattutto di sottolineare i lati ameni e imprevedibili del suo carattere. Ne ha fatto così una specie di folletto cui tutto è lecito. Il risultato è un'opera un poco artificiosa e velleitaria, piuttosto amara nel fondo, brillante quanto svagata in superficie. Lo scompenso è attenuato da una stesura narrativa che sollecita qui e là formule d'avanguardia cercando e trovando un'estrosa « impaginazione » degli avvenimenti. Insomma se il regista la dà, come si dice, a bere, sa farlo con brio, assimilando con disinvoltura idee, spunti, trovatine di quel cinema « beat » che negli studi londinesi riceve da tempo vitto e alloggio. Attorno alla protagonista (opportunamente caratterizzata, nel doppiato, da una voce « svampita » che ricorda quella di Sandra Milo) si comportano a dovere Christian Doermer, Donald Sutherland e l'ottima coppia negra formata da Calvin Lockart* e "Gienha Fòrster-Jqnés. (Ideal) - Appiccicata senza ragione sullo sfondo delle agitazioni studentesche, la storia di Plagio si regge a stento. Un ragazzo e una ragazza, innamorati senza complessi, conoscono casualmente un altro giovane, ricco e buono, che diventa loro amico e rompe il cerchio della sua soUtudine. I tre sembrano inseparabili, fino a quando l'assenza del fidanzato in carica rivela una bruciante passione negli altri due. Non si tratta però del solito triangolo, perché la donna ama il primo e il secondo arrivato con eguale trasporto. I due rivali si adattano a questa situazione; sennonché, all'improvviso, il secondo muore in un incidente stradale. Suicidio? Disgrazia? Sergio Capogna, che all'esordio si era cimentato con Un eroe del nostro tempo tratto da Pratolini, stavolta ha fatto I tutto da solo. Non manca di finezza nel tratteggiare il nascere di un'amicizia, crolla nell'insistita descrizione degli amori a tre. Scarso aiuto riceve da Mita Medici e Alain Noury, gli amanti, e qualcosa di più da Raymond Lovelock. (Nazionale) — Nel film a colori Anch'io sono una donna l'attrice scandinava Gio Petre, dalla maschera intensa, ha un compito piuttosto ingrato: quello di dover sopportare a lungo, come amante, un viscido individuo che la fa passare attraverso tribolazioni inaudite. E' un intellettualoide affetto da degenerazione sessuale e da ambi¬ zioni nietzchiane di volontà di potenza che, alla fine, spiegano la sua nostalgia per il nazismo, di cui tiene in casa i simboli e i ritratti dei nefandi capi. vice
Luoghi citati: Londra
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