Posta Nord Sud

Posta Nord Sud Lettere di immigrati Posta Nord Sud Una fidanzata scrive alla madre a Sassari: «Abbiamo deciso di sposarci, lavoriamo, ma non si trova un alloggio» - Un operaio della Fiat all'amica di Nule - Un'invalida a Castronuovo - Da Andrano e da Wohlen ai figli lontani - Da Oria: «La speranza è nel mio cuore» Continuiamo la pubblicazione delle lettere dirette agli immigrati e alle loro famiglie. La rubrica è aperta a tutti 1 problemi, In particolare a quelli che di rado vengono affrontati pubblicamente. Speriamo, insieme, di trovare la soluzione e di aiutare coloro che, per ragioni di lavoro, sono costretti a vivere lontano dai loro cari. Una bambinaia di ventanni, prossima alle nozze, scrive alla madre che abita a Mores (Sassari) per confidarle le sue preoccupazioni. A Torino si sposano soltanto i piemontesi? Cara mamma, siamo disperati. Come sai, avevamo deciso di sposarci a metà giugno, ma ancora non riusciamo a trovare casa. Quando andiamo a cercare, i padroni per prima cosa ci chiedono se siamo impiegati e se siamo piemontesi. Quando rispondiamo che Enrico è decoratore e che siamo sardi, cambiano atteggiamento, ci dicono che non possono affittare l'alloggio e ci chiudono la porta in faccia. Pensiamo che andando avanti così si potranno sposare soltanto i piemontesi e noi, che pure abitiamo e lavoriamo da tanti anni a Torino, dovremo ^rassegnarci ad aspettare un miracolo. Sai, cara mamma, che tra un mese scadono i documenti e se non riusciamo a trovare casa, saremo costretti a rifarli di nuovo. Io ed Enrico stiamo bene, a parte questa grossa preoccupazione. Spero che anche tu stia in buona salute e ti scriverò appena possibile. Cari saluti e baci, Rita. Rita Calvia: vent'annì, capelli castani raccolti a coda di cavc'lo, occhi neri, mobilissimi. E' nata a Mores, in provincia di Sassari: poche case raggruppate vicino alla chiesa, strade polverose, un sole accecante nel cielo sempre azzurro. Uliveti tutto intorno: uomini che si alzano all'alba per andare al lavoro nei campi, il volto ricoperto da una fitta ragnatela di rughe. A vent'annì sono' già'vecchi', sgobbano dalla mattina alla sera per un tozzo di pane e un piatto di minestra. Quando va bene: Un'annata cattiva, un temporale improvviso, il vento, la siccità e tutto è compromesso. Si ricomincia daccapo. I fratelli di Rita, stanchi di' quella vita, sono venuti a Torino in cerca di lavoro. Uno è andato in Svizzera. Sei anni fa è venuta anche lei. Ragazza timida, un po' impacciata, spaurita nella grande città. Ha trovato lavoro come bambinaia. «Adoro i bimbi », dice sorridendo. Da sei anni lavora presso la stessa famiglia. « Una ragazza preziosa », dicono di lei. A Torino ha conosciuto un ragazzo, Enrico Paterna, di Cagliari. Un altro sardo, solo nella grande città. Si sono fidanzati. Ora vogliono sposarsi. I documenti sono pronti, i mobili prenotati. Rita ha preparato il corredo, sacrificando le ore dì riposo per cucirlo. Ogni domenica lei e il fidanzato vanno in giro a cercare alloggio, seguendo gli annunci del giornale. Passano da un quartiere all'altro, parlano con molte persone. Ma non trovano. Perché non sono piemontesi? Una madre dalla Calabria Giuseppa Ritorto scrive da San Nicola di Ardore (Reggio Calabria) al figlio Francesco che lavora a Torino. Caro figlio, ho appreso tramite La Stampa le tue notizie ed ho piacere che tu stia bene e che ti sia trovato una occupazione. Ti prego, scrivimi presto, di nuovo tramite La Stampa: io aspetto di giorno In giorno con molta ansia. Di salute sto discretamente bene. Tutte le sere mi reco nella chiesetta parrocchiale di San Nicola in omaggio alla Beatissima Vergine, alla quale affido la custodia dei miei figli lontani. Ti invio la mia benedizione e i saluti affettuosi dei tuoi fratelli e nipoti. Tua madre. Il nuovo ambiente non l'ha trasformato Vent'annì, operaio alla Fiat, chitarrista dilettante, scrive all'amica Salvatorica, che abita a Nule (Sassari). Salvatorica cara, eccomi di nuovo a te, con la presente, per continuare le nostre chiacchierate consuete da che mi trovo qui, a Chieri, nella Comunità Sarda, per i motivi che tu ben conosci. Sto bene, mi auguro altrettanto di te e dei tuoi. Il lavoro va avanti con mia soddisfazione, sono contento e non ho di che lamentarmi. Ho già imparato a fare retto uso del tempo libero: strimpello sulla chitarra, frequento qualche serata danzante; cerco, in una parola, di rivivere quei momenti che abbiamo vissuto assieme, naturalmente con altre ragazze, mantenendo però quel clima di sana relazione e di pura amicizia che mi hanno sempre caratterizzato quando ero al paese. Da quanto ti scrivo capirai che il nuovo ambiente non mi ha trasformato, se mai mi plasma in tutto ciò che è esteriorità, senza peraltro intaccare rriinimamente il mio carattere. Ti lascio, attendo la tua risposta mentre invio a te e ai tuoi un caloroso saluto. Tuo Gianfranco. Alla cognata vittima di un infortunio Un operato siciliano, immigrato 14 anni fa, scrive alla cognata che abita a Castronuovo (Palermo). Carissima Benedetta, ho ricevuto la tua lettera e mi ha fatto molto dispiacere apprendere che sei ancora ingessata alla gamba e ne avrai sino alla fine di giugno. Immagino le tue sofferenze e 11 grave disagio che questo ti provoca, in riferimento anche alle tue condizioni economiche. Io In questo momento mi sto dando da fare e spero di riuscire a farti ottenere la pensione artigiana, che da tanto tempo aspetti. A questo proposito ti prego di non dare credito o importanza a nessuno: quelli che ti chiedono del soldi promettendoti la pensione sono, a mio avviso, del truffatori. Rispondi a tutti che a Torino tuo cognato sta facendo le pratiche necessarie e che non hai bisogno di nessuno. A quel signore che ti ha proposto di fare a metà della pensione se riesce a fartela avere in meno di due settimane, digli che si provi a fare la stessa proposta a me. Ti parlo per esperienza, perché ho un'età che mi consente di conoscere la gente e le abitudini. Ti scrivo questa lettera tramite La Stampa: te la leggerai sul giornale. E' un servizio che fanno per chi abita lontano dal propri parenti. Con l'augurio che questa lettera ti porti un po' di gioia, ti saluto caramente a nome ; di noi tutti. Fatti coraggio, tutto' si aggiusterà. Tuo cognato Luigi. Un augurio per gli studi Alla studentessa Elena De Siena che si prepara a sostenere gli esami a Torino rispondono i ge¬ nitori, la madre da Andrano (Lecce), il padre da Wohlen (Svizzera), dove lavora. Mia cara Elena, con viva sorpresa ho letto su La Stampa la tua cara lettera. Sono rimasta commossa per 11 tuo pensiero tanto affettuoso e ringrazio La Stampa che mi ha dato questa gioia, a me ed al caro papà che si sacrifica per la famiglia in Svizzera, tanto lontano da noi. Ho piacere che tu faccia gli esami a Torino. Sono certa che la suora direttrice del collegio sa consigliarti con lo stesso amore che potrei avere io e che a fine anno scolastico tu mi darai quella soddisfazione che ti chiedo in cambio di tutti 1 sacrifici che noi facciamo. Ringrazia a nome mio e di papà la suora direttrice e tutte le professoresse che sanno con tanta bravura guidarti e sostituiscono noi genitori nel prepararti la strada giusta della vita. Vorrei che questa mia corrispondenza giungesse anche a tuo fratello Rosario, presso l'Istituto tecnico parificato Maflei, in piazza San Carlo 182, Torino, e servisse di incitamento a fare bene negli studi, come ha sempre fatto sinora. Sono certa che tutti e due, con un pizzico anche di fortuna, supererete quest'anno scolastico. A tutti e due un bacione forte forte; non fatemi stare In ansia e ricordatevi che sono sempre la vostra cara mamma che non vede l'ora di abbracciarvi. Un bacio anche da zia Lucia che in questo momento sta leggendo soddisfatta la tua letterina sul giornale. Bacioni tua madre. «Il mio forte è lavorare ma non scrivere» Carissima Elena, ho letto la tua lettera pubblicata da La Stampa e puoi immaginare se mi ha fatto piacere. Tu sai che 11 mio forte è di lavorare ma non di scrivere e ti dico che 11 mio lavoro qui a Wohlen è piuttosto duro. Fra l'altro faccio anche del turni di notte. Non ti preoccupare di quelli che tu chiami 1 nostri sacrifici. Quello che importa è che 1 tuoi studi a Torino vadano bene e vogliamo sperare che presto potrai passare gli esami con 1 risultati che certamente meriti. Sei una brava figliola e tanto lo quanto la mamma ad Andrano e gli altri familiari Ada, Donatella, Luigi, Lina e Flavio, tutti quanti vorremmo averti vicino, ma le necessità della vita purtroppo non lo permettono. Stai sicura che faremo molta attenzione anche alla nonna. Qui In Svizzera mi trovo bene e guadagno discretamente. Questo mi permette di fare anche qualche risparmio. Io abito, come sai, presso un connazionale. Renato Lughl, che è molto gentile con me come anche sua moglie. Salutami caramente anche Rosario. Non so dirti quante volte mi sono letto e riletto il numero de La Stampa in cui è stata pubblicata la tua lettera e non ti nascondo che l'ho fatto con le lacrime agii occhi. Di nuovo tanti abbracci a tutti e bacioni dal tuo papà. «Attendo un miracolo» Da Oria (Brindisi) Marcello Scazzerì risponde alla sorella sposata a Torino. Cara sorella Maria, abbiamo letto la tua lettera pubblicata su La Stampa. Ti ringraziamo e ti assicuriamo che stiamo tutti bene. Ti preghiamo di ringraziare anche La Stampa che ha ospitato la tua lettera ed 1 torinesi che ti ospitano. Comprendo le Impossibilità di poterci riunire, ma questa speranza sarà sempre nel mio e nel nostro cuore. Chissà che un giorno il cuore di Torino non faccia 11 miracolo. Ti abbraccio anche a nome di tutti i nostri fratelli e papà. Tuo Marcello.

Persone citate: Carissima Elena, Castronuovo, Elena De Siena, Renato Lughl, Rita Calvia