Dieci anni di manicomio all'autore della strage di S. Ambrogio di Susa

Dieci anni di manicomio all'autore della strage di S. Ambrogio di Susa Nel 1963 uccise l'amante e i due bimbi Dieci anni di manicomio all'autore della strage di S. Ambrogio di Susa L'accusato è un falegname trentacinquenne - Ieri la Corte d'Assise di Torino lo ha dichiarato « non imputabile» per totale infermità di mente - Dovrà essere ricoverato ma difficilmente potrà tornare normale Pino Gulli, il falegname trentacinquenne che il 23 dicembre 1963, a Sant'Ambrogio dì Susa, uccìse l'amante Rita Fino in Clemente, di 26 anni e i due bimbi della donna, Eddie, di 5 anni e Pierangelo, di 3 mesi, è stato dichiarato ieri «non imputabile» dalla Corte d'Assise di Torino, per totale infermità di mente. I giudici, come vuole la legge, ne hanno ordinato il ricovero in manicomio criminale per almeno 10 anni. Da sei anni l'omicida di Sant'Ambrogio passa da un ospedale psichiatrico all'altto e da una perìzia all'altra. In un primo tempo i medici lo ritennero « seminfermo » e per questo fu rinviato a giudizio. Ma ogni volta che il processo si approssimava, Gulli entrava in uno stato di incredibile agitazione, con svenimenti, sudori freddi, incontenibili tremori. Il dibattimento fu più volte sospeso, perché ; l'imputato non era in grado dì assistervi. Finalmente, nel dicembre scorso, Gulli affrontò un altro giudizio ed il presidente della Corte, nel nominare un collegio di periti, pose il quesito decisivo, per stabilire se Gulli fosse già completamente pazzo quando commise il delitto. Il prof. De Caro, direttore iiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii reTmi avvicinarana"cuiià"di degli ospedali psichiatrici di Torino, che rappresentava anche i suoi colleghi, ha così riassunto il caso: «Fin dai primi esami, considerando le particolarità del delitto e la atmosfera nel quale è maturato, ci si era orientati verso ima forma di schizofrenia con manifestazioni deliranti. Tuttavia, anche in base al diario scritto dall'imputato, e in considerazione della gravità della, diagnosi, con relative conseguenze sul piano giudiziario, si diede soprattutto importanza ai caratteri della « psichiatria dell'esistenza», applicabili alle condizioni mentali del soggetto. Fin da allora, inoltre, si segnalò la possibilità di classificare l'episodio nel quadro di un "suicidio collettivo": se Gulli non portò a termine il suo piano, fu perché gli venne meno il più importante anello della catena, l'omicidio del marito di Rita. Comunque, e lo confermano le osservazioni di questi ultimi 3 anni, si è avuto nel Gulli il previsto sviluppo di elementi sicuramente dissociativi e schizofrenici ». Il presidente dott. Luzzatti ha ricordato la tragedia. «Tra Pino Gulli e Rita Clemente divampò una irrefrenabile passione.'La donna, che era sempre stata un'ottima madre di famiglia, perse ogni controllo: si incontrava con l'amante nei prati, nei boschi e lo riceveva anche in casa. In paese cominciarono a circolare le prime "voci" che, finalmente, giunsero all'orecchio del marito. Costui prese un atteggiamento deciso, per far cessare la tresca, ma i due amanti non si piegarono. Pino e Rita decisero che, non potendo vivere insieme, dovevano morire tutti ». Agghiacciante la prima confessione del Gulli ai carabinieri: « Dopo aver bevuto quasi una bottiglia di liquo- Pierangelo e lo strangolai.-Rita aveva nascosto la testa sotto' il cuscino. Andai nell'altra stanza, dove c'era Eddie. La piccina mi salutò con gioia e mi domandò se le avevo portato i " cicles ". Senza una parola uccisi anche lei. Tornai da Rita, che era stesa sul letto. Parlammo ancora un poco, ci facemmo co¬ raggio dicendoci che ci saremmo rivisti nell'aldilà. E alla fine Rita mi diede il permesso di ucciderla. Attesi il marito, che tornava dal lavoro, e mi scagliai su di lui. Ma egli mi sfuggì, saltando dal primo piano ». Ieri Gulli ha parlato molto meno. Ormai sembra un automa, si limita a pochi monosillabi, talvolta rimane del tutto assente. Ma, quando il presidente gli ha chiesto: «Voleva beneoa Rita?», si è preso la testa fra le mani ed è stato scosso da un tremito. ' E' il suo modo di dire sì. La parte, civile, avv. Chiùsano; e Hp-.m. dott. \ Amore hanno accettato senza discutere le conclusioni della superperizia. Anche i difensori, gli avv. Gabrì e Dal Piaz, non sono intervenuti. Era presente il marito dell'uccisa, Sergio Clemente. L'uomo, nel frattempo, si è risposato ed ha una bimba di un anno e mezzo. g. a. * Giuseppe Gulli, l'omicida di Sant'Ambrogio, giudicato totalmente Infermo di mente

Luoghi citati: S. Ambrogio, Susa, Torino